Esteri

Punto Ucraina: armi e garanzie di sicurezza in vista del negoziato

Senza sostegno finanziario e militare Kiev non avrebbe leva contrattuale, sarebbe un fallimento, ma si inizia a pensare che la Russia possa tenersi Crimea e Donbass

zelensky ucraina-5 © trey musk tramite Canva.com

Gli aiuti a Kiev

La settimana scorsa, senza particolare risonanza mediatica, la Camera dei Deputati ha approvato il decreto legge che proroga fino a fine 2024 l’autorizzazione alla cessione di materiali e mezzi militari all’Ucraina. Il provvedimento ha trovato anche il consenso di parte delle minoranze e segue l’approvazione del Senato dello scorso 18 gennaio.

Quanto precede dimostra una continuità nell’azione del governo italiano e rispecchia la “logica” dell’adesione convinta alla politica “atlantica” che ha, da subito, condannato l’aggressione russa.
L’obiettivo dichiarato dai Paesi Nato era ed è consentire a Kiev di esercitare il diritto di legittima difesa e proteggere la sua popolazione e i suoi territori.

L’Italia, da oramai circa due anni a questa parte, fornisce, oltre a consistenti aiuti economici, materiali e armi sia di tipologia moderna (ad esempio sistemi anticarro e antiaereo) sia non più in uso alle nostre forze armate.

Le parole di Zelensky

L’Ucraina si dichiara ancora risoluta, ma si valuta che non avrebbe i mezzi per ottenere risultati decisivi sul campo di battaglia. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky lo ha detto, a inizio mese, in una intervista rilasciata alla nostra televisione pubblica che “la guerra può arrivare da voi perché abbiamo a che fare con Putin, che quando arriverà nessuno sarà pronto, gli eserciti europei non sono pronti, sarà uno choc, dov’è la garanzia che la Nato reagirà prontamente? Chi ne parla? Nessuno”.

Frasi di comprensibile propaganda tese a sostenere l’azione del presidente, ma che “strategicamente parlando” sono poco credibili analizzando le capacità attuali delle forze armate russe. In tutti i casi sono dichiarazioni che devono far riflettere ed è importante in tal senso quanto ulteriormente dichiarato: “L’Ucraina di oggi è diversa, più vicina all’Europa. Oggi l’Ucraina ha un esercito più forte, è dotata di mezzi occidentali, siamo più esperti. A volte siamo un po’ stanchi, a volte forse arroganti, ma non possiamo concedere alla Russia la possibilità di prevalere”.

Sostegno obbligato

Se fosse implementato un piano sostanzioso di sostegno a partire dall’inizio del 2024, Kiev continua a sostenere che potrebbe avere capacità necessarie per il successo, forse entro la fine dell’anno. Gli analisti più qualificati insistono sulla teoria che non continuare il sostegno all’Ucraina rappresenterebbe un enorme fallimento della politica estera e di difesa Nato e indebolirebbe la leadership occidentale.

Inoltre, nell’auspicata possibilità di convincere Mosca ad attivare in Svizzera una conferenza di pace, Kiev dovrebbe essere in grado di sedersi al tavolo in una posizione di forza o paritaria. Un’Ucraina senza supporto finanziario e militare costante e confermato non avrebbe una buona posizione contrattuale per rivendicare i suoi diritti soprattutto sul piano territoriale (le sarebbe chiesto forse di concedere più di quanto già ceduto).

Mosca deve sapere che in assenza di accordo il conflitto può continuare e il suo esito andrebbe a favore di Kiev, anche se in questo momento gli indicatori lo negano e un piano che sia strutturato su una ripartizione di quanto “controllato” al momento dalle due forze armate sarebbe la “base da cui partire” per accordarsi sul futuro.

Comunque, un percorso per una pace sostenibile in Ucraina è obiettivo d’inizio 2024. Per quanto precede tutti i Paesi membri della Nato devono affrontare la realtà con almeno una certa urgenza.

Negli ultimi incontri in ambito Alleanza c’è stato accordo sulla necessità di rafforzare la deterrenza perché la Russia è impegnata nello scontro finché Putin vive, e Mosca sta facendo tesoro dei suoi fallimenti in Ucraina, anche se potrebbe impiegare dai 3 ai 5 anni per ricostituire le sue forze (ora ha l’economia di guerra per farlo). In altre parole, l’Alleanza ha tutto il tempo per rafforzare realmente i suoi fianchi orientale e settentrionale.

Il dibattito sull’Ucraina verte sul fatto che si è molto preoccupati per ciò che potrebbe accadere in primavera, anche se tutti desidererebbero che gli ucraini vincano e spingano tutte le forze russe fuori dal loro Paese. Tuttavia, nell’ipotesi di un possibile tavolo di trattative, anche se abbiamo dato all’Ucraina la maggior parte di ciò si poteva darle, oggi si deve espandere rapidamente la produzione militare e, in ogni caso, si devono riorganizzare le forze di Kiev.

Garanzie di sicurezza ma non adesione

Inoltre, probabilmente non verrà offerta all’Ucraina l’adesione alla Nato al vertice Nato 75 di Washington 2024, e nemmeno la strada verso l’adesione alla Nato. Sempre probabilmente, alcuni Stati membri offriranno all’Ucraina garanzie di sicurezza bilaterali.

In altre parole, nonostante ciò che gli alleati dicono in pubblico, pur preservando l’indipendenza di ciò che resta dell’Ucraina è, purtroppo, in qualche modo importante iniziare a pensare che la Russia possa tenersi la Crimea e il Donbass (i confini segnati dal congelamento della situazione attuale sul terreno) alla fine dell’ipotizzato tavolo di trattativa, con buona pace di Kiev. Poi si parlerà di ricostruzione… ma questa è un’altra partita… economica!

L’uscita di Zaluzhny

Certamente le ultime decisioni governative giunte dall’interno della stessa Ucraina non fanno intravedere molto di positivo. L’ulteriore recentissimo cambio al vertice delle forze armate difficilmente avrà effetti positivi sul conflitto e anzi può incidere negativamente sul morale delle truppe al fronte.

Forse il presidente ucraino nel contrasto tra i vertici politici e militari che si sarebbe creato in queste settimane, come avvenuto storicamente in altri conflitti, ha preso una decisione quanto meno impulsiva e affrettata che potrebbe ritorcersi negativamente sull’esito, già non positivamente indirizzato, del conflitto.