I metodi di Vladimir Putin fanno ormai scuola in tutto il mondo. Il dittatore marxista Nicolàs Maduro ha infatti indetto un referendum, che si è tenuto nella giornata di ieri, per annettere al Venezuela la parte più ricca dello Stato confinante della Guyana, ex colonia britannica, che ottenne l’indipendenza dal Regno Unito nel 1966.
Il motivo è presto detto. La regione della Guyana che ha scatenato l’appetito di Maduro, l’Essequibo, è ricchissima di materie prime, e in particolare di petrolio. I numerosi giacimenti offshore hanno consentito al governo di Georgetown, capitale del Paese, di ottenere una spettacolare crescita economica. Tanto da diventare, dal 2019, la nazione con la maggiore crescita al mondo.
Un Donbass in Sud America
La porzione di territorio oggetto delle mire di Maduro misura circa 160.000 km quadrati sui complessivi 215.000 della Guyana. Copiando la strategia adottata da Putin nel Donbass, Maduro (che dello zar moscovita è amico e sodale) ha chiesto ai cittadini venezuelani (ma non a quelli della regione contesa) se sono favorevoli a concedere la cittadinanza di Caracas ai 125 mila abitanti della regione, che dovrebbe d’ora in poi diventare la provincia venezuelana della “Guyana Esequiba”.
Visti i metodi dittatoriali dello stesso Maduro, è facile prevedere che i venezuelani voteranno in massa per il “sì”, infischiandosene dell’opinione di coloro che verranno annessi, volenti o nolenti. Il referendum ha tuttavia destato la preoccupazione di numerosi Stati sudamericani, e in particolare del Brasile di Lula, pure lui amico di Maduro. Temono, questi Stati, la creazione di una sorta di “Donbass caraibico” alle loro porte.
Il governo di Georgetown ha chiesto aiuto alla Corte internazionale di giustizia per bloccare il referendum fasullo, senza tuttavia ottenere risultati concreti. La Guyana (con le nazioni vicine) teme che il prossimo passo sia l’invasione armata del proprio territorio, ovvero qualcosa di simile alla celebre “operazione militare speciale” con cui Putin ha cercato di mascherare l’invasione dell’Ucraina.
Gli alleati di Maduro
Si noti che Maduro può contare non solo sull’appoggio russo, ma anche su quello della Cina di Xi Jinping e dell’alleata Cuba. Si tratta ora di capire se basteranno a garantire il successo dell’annessione. A preoccuparsi dovrebbe essere soprattutto l’amministrazione Biden, che rischia di assistere all’espansione territoriale ed economica di un nemico giurato degli Stati Uniti.
In ogni caso, come dicevo poc’anzi, anche questo episodio conferma la strategia putiniana di creare difficoltà all’Occidente in ogni parte del mondo. C’è infatti lo zampino dello zar in numerosi golpe militari recenti in Africa, dove la Russia continua a usare i mercenari della Wagner, per esempio nel Sudan che è in pieno caos. Senza scordare le forniture di aerei da guerra avanzati russi all’Iran degli ayatollah.