Esteri

Smascherata la bugia del Team Biden: ecco le prove, l’Iran ha aiutato Hamas

Il Wall Street Journal smentisce Blinken e rivela la bancarotta morale del Team Biden. Attacco pianificato da settimane da Iran, Hamas e Hezbollah

Blinken Nbc Il segretario di Stato Usa Antony Blinken alla Nbc

Uno scoop del Wall Street Journal ha piallato l’ennesima – ma non sarà l’ultima – bugia, rivelando la bancarotta morale dell’amministrazione Biden, che sta facendo di tutto per contestualizzare e nascondere dietro una falsa narrazione le sue politiche perverse che hanno seminato il caos, soprattutto in Medio Oriente, incoraggiando i nemici dell’America e allontanando gli alleati storici. Ma lo spin stavolta è debole.

La bugia di Blinken

Le prove della regia iraniana dietro l’attacco di Hamas a Israele sono ovunque, ma con (non) raro sprezzo del ridicolo, ancora ieri il segretario di Stato Antony Blinken affermava, in una intervista alla Nbc, di non avere prove che l’Iran sia dietro l’attacco: “Non abbiamo nulla che ci dimostri che l’Iran sia stato direttamente coinvolto in questo attacco, nella pianificazione o nell’esecuzione, ma è qualcosa che stiamo esaminando con molta attenzione, e dobbiamo vedere dove portano i fatti”. Ma concedeva, bontà sua, che “l’Iran ha una lunga relazione con Hamas, un lungo sostegno“.

Il messaggio che verrà recepito a Teheran da una simile dichiarazione, al di là delle intenzioni, è che Washington non intende ritenere il regime iraniano responsabile. L’intenzione certa, invece, è che negando l’evidenza, Blinken cerca di mettere al riparo l’amministrazione dalle critiche per la sua politica di appeasement con l’Iran – un depistaggio tipo Bengasi. Se infatti Washington accusasse direttamente l’Iran per l’attacco, come logica vorrebbe, metterebbe sotto accusa se stessa.

E per l’amministrazione Biden non si tratta più solo di un attacco contro Israele, ma della perdita di vite americane, esattamente come a Bengasi.

Il coinvolgimento di Teheran

Peccato che ieri sera le prove che Blinken sosteneva di non avere, le aveva e le mostrava il Wall Street Journal: “L’Iran ha aiutato a pianificare l’attacco contro Israele in diverse settimane” e “dato luce verde per l’attacco lunedì scorso in un vertice a Beirut”, scrive il quotidiano citando come fonti esponenti di alto livello di Hamas e Hezbollah.

“Gli ufficiali dell’IRGC (le Guardie della Rivoluzione Islamica, ndr) avevano lavorato con Hamas da agosto per ideare le incursioni aeree, terrestri e marittime. I dettagli dell’operazione sono stati perfezionati durante diversi incontri a Beirut a cui hanno partecipato ufficiali dell’IRGC e rappresentanti di quattro gruppi militanti sostenuti dall’Iran”, tra cui Hamas e Hezbollah.

Il che fa pensare che non sia finita, che gli altri gruppi debbano ancora entrare in azione secondo i piani e i tempi dettati da Teheran. Lo stesso WSJ riporta le parole di Blinken secondo cui il governo Usa non ha prove, ma aggiunge che “un funzionario europeo e un consigliere del governo siriano hanno fornito la stessa versione del coinvolgimento dell’Iran nel periodo precedente all’attacco”.

Dunque, agenti iraniani hanno incontrato e collaborato strettamente con rappresentanti di Hamas e Hezbollah, fornendo loro istruzioni, finanziamenti e armi. E infine, dando l’ordine finale di attacco.

Ma non era necessario aspettare il Wall Street Journal per arrivarci. Dopo l’attacco, Hamas ha pubblicamente ammesso di aver ricevuto sostegno dall’Iran. E ieri, il presidente iraniano Ebrahim Raisi ha parlato con i leader di Hamas e Jihad Islamica, Ismail Haniyeh e Ziyad al-Nakhalah, per complimentarsi e ribadire loro il sostegno di Teheran, aggiungendo un sinistro avvertimento per Israele: “Il regime sionista deve capire che gli equilibri di potere sono cambiati e ora per lui non è vantaggioso iniziare guerre. Il popolo palestinese ha vinto sul campo di battaglia”.

L’annuncio di Khamenei

Un’altra prova? Il giorno successivo dell’ultimo meeting a Beirut in cui è stato deciso il via, quindi martedì scorso, il leader supremo Ali Khamenei annunciava su X che “il regime sionista usurpatore”, definito da Khomeini come un “cancro”, “sarà definitivamente sradicato per mano del popolo palestinese”. Aggiungendo: “Il regime usurpatore sta per finire. Oggi, la gioventù palestinese e il movimento anti-oppressione e anti-occupazione in Palestina sono più energici, più vivi e più preparati che mai negli ultimi 70 o 80 anni. A Dio piacendo, il movimento raggiungerà i suoi obiettivi”.

Con un riferimento esplicito anche all’accordo tra Israele e Arabia Saudita: “I governi che scommettono sulla normalizzazione delle relazioni con il regime sionista perderanno. Come dicono gli europei, stanno scommettendo su un cavallo perdente. Questa è l’esatta posizione della Repubblica Islamica”.

Un comando unificato

“Sappiamo che ci sono stati incontri in Siria e in Libano con altri leader degli eserciti terroristici che circondano Israele, quindi ovviamente è facile capire che abbiano cercato di coordinarsi. I proxies dell’Iran nella nostra regione hanno cercato di coordinarsi il più possibile con l’Iran“, ha detto domenica l’ambasciatore israeliano presso le Nazioni Unite, Gilad Erdan, prima della seduta del Consiglio di Sicurezza a porte chiuse.

A guidare gli sforzi per riunire i rappresentanti dei proxies iraniani sotto un comando unificato è stato Ismail Qaani, il leader della Forza Quds, il braccio militare internazionale dell’IRGC.

Qaani, come riportato dal Wall Street Journal, ha avviato il coordinamento tra le diverse milizie che circondano Israele in aprile, durante un incontro in Libano, dove Hamas ha iniziato a lavorare più strettamente con altri gruppi come Hezbollah per la prima volta. In quel periodo, gruppi palestinesi hanno organizzato una rara serie di attacchi limitati contro Israele dal Libano e da Gaza, sotto la direzione dell’Iran, ha riferito un funzionario iraniano: “È stato un successo strepitoso”.

Gli incontri in Libano

I rappresentanti di questi gruppi, riporta ancora il WSJ, “si sono incontrati con i leader della Forza Quds almeno due volte a settimana in Libano da agosto per discutere dell’attacco di questo fine settimana a Israele e di cosa accadrà dopo”, hanno riferito. Lo stesso Qaani “ha partecipato ad alcuni di questi incontri insieme al leader di Hezbollah Hassan Nasrallah, al leader della Jihad Islamica al-Nakhalah e al capo militare di Hamas Saleh al-Arouri“.

Ad almeno due incontri ha partecipato anche il ministro degli esteri iraniano Hossein Amir-Abdollahian. Di uno di questi incontri, il primo settembre a Beirut, ha parlato persino l’agenzia iraniana Tasnim News, definendolo “un incontro prolungato”: “Entrambe le parti hanno posto l’accento sulla necessità di liberare la Palestina dall’occupazione israeliana”.

Dunque, la pretesa del segretario di Stato Blinken di non avere ancora prove del ruolo iraniano è ridicola. Ammesso che questi elementi non fossero sufficienti a concludere prima che i contatti tra l’Iran e i suoi proxies erano finalizzati alla pianificazione di un attacco, tuttavia lo sono oggi.

L’11 Settembre di Israele

Se l’attacco di sabato è stato per Israele un 11 Settembre, come abbiamo letto e sentito da molte parti, negare che dietro ci sia l’Iran sarebbe come negare che dietro l’11 Settembre degli Stati Uniti ci fossero al Qaeda e l’Afghanistan. E perché Israele e l’Occidente non chiedono al Qatar di consegnare la leadership di Hamas, come gli Stati Uniti intimarono giustamente ai Talebani di consegnargli Osama bin Laden?

I miliardi a Teheran

Nella stessa intervista alla Nbc, Blinken risponde anche alle accuse all’amministrazione Usa di aver scongelato 6 miliardi di fondi iraniani sotto sanzioni, con argomenti però poco convincenti. Sostiene che per la legge quei fondi sarebbero stati comunque utilizzabili da Teheran per scopi umanitari, quindi non cambia nulla dove si trovino. E che comunque il Dipartimento del Tesoro mantiene il controllo sul loro corretto impiego. Ma questo è un insulto alla nostra intelligenza. Primo, se non cambia nulla dove si trovano, perché gli iraniani ci hanno tenuto così tanto a farli trasferire dalla Corea del Sud al Qatar? Lo stesso Qatar che ospita da anni la leadership di Hamas.

Secondo, come abbiamo osservato ieri, anche ammesso che l’utilizzo di questi 6 miliardi sia vincolato, 6 miliardi di dollari di nuovi fondi stanziati per cibo e medicine equivalgono a 6 miliardi di dollari di fondi già esistenti che possono essere liberati e spostati su altre voci di bilancio. E Blinken riconosce che “l’Iran, purtroppo, ha sempre utilizzato e concentrato i suoi fondi sul sostegno al terrorismo, sul sostegno a gruppi come Hamas“.