Stop armi a Israele, da Starmer segnale sbagliato per compiacere l’ala radicale

Gesto simbolico o mutamento strategico? Londra abbandona una politica estera basata su principi, mettendo a rischio anche il rispetto alla base della sua influenza globale

5.3k 0
pro-pal_londra_skynews

Con una mossa inaspettata che ha scatenato una forte reazione da parte del Jewish Leadership Council britannico, il Foreign Secretary del Regno Unito, David Lammy, ha annunciato la sospensione di 30 licenze di esportazione di armi destinate a Israele. Questa decisione, che ha attirato dure critiche da parte del Partito Conservatore e di Reform UK, è stata giustificata da Lammy con preoccupazioni legate all’uso potenziale delle forniture militari britanniche per commettere violazioni del diritto umanitario internazionale nel conflitto in corso a Gaza.

Il segnale politico

Sebbene non si tratti di un embargo completo, la sospensione delle licenze rappresenta un chiaro segnale di mutamento nella tradizionale posizione UK di sostegno incondizionato per Israele, evidenziando un crescente allineamento del Partito Laburista alla sinistra globale terzomondista.

La sospensione è limitata a equipaggiamenti che potrebbero essere utilizzati in operazioni militari a Gaza, inclusi componenti per aerei da caccia e droni. Lammy ha chiarito che la decisione non equivale a una condanna di Israele, ma si tratta piuttosto di una misura precauzionale. Tuttavia, appare evidente che questa scelta abbia una forte valenza politica e un peso diplomatico significativo, arrivando in un momento di accresciuta pressione interna al governo laburista per adottare una posizione più critica verso Israele. L’influenza delle frange più estremiste del partito, così come l’impatto delle campagne internazionali antisioniste, sembrano aver giocato un ruolo cruciale nel determinare questa disastrosa svolta.

Il tempismo della decisione di Lammy è stato particolarmente infelice, arrivando pochi giorni dopo che Hamas ha ucciso sei ostaggi, un evento che ha ulteriormente complicato un già delicato scenario geopolitico. Sospendere le esportazioni in questo contesto rischia di essere percepito come un segnale di debolezza nei confronti del terrorismo, premiando, seppur indirettamente, l’escalation della violenza e minando il sostegno a un alleato chiave in un momento critico.

Danni alla cooperazione

Le conseguenze della nuova postura laburista potrebbero essere gravi, non solo per i rapporti diplomatici UK/Israele, ma anche per l’industria della difesa britannica, che ha storicamente tratto beneficio dallo scambio di tecnologia con Gerusalemme. Se Israele dovesse cercare nuovi fornitori per rimpiazzare gli equipaggiamenti britannici, potrebbero sorgere danni economici e strategici duraturi per l’UK, con potenziali ricadute anche sulla cooperazione tecnologica, fondamentale per la Royal Air Force, e sulla cooperazione tra servizi di intelligence, così necessaria alla sicurezza interna britannica.

In un contesto internazionale sempre più complesso, la sospensione delle licenze di esportazione verso Israele appare come una scommessa rischiosa da parte del governo britannico, una scelta che potrebbe rivelarsi più simbolica che sostanziale. Resta da vedere se Downing Street saprà gestire le ripercussioni di questa decisione o se finirà per scontrarsi con la dura realtà della geopolitica, dove solitamente prevale il pragmatismo rispetto all’ideologia.

Abbandonare una politica estera da sempre basata sui principi per un approccio che appare partigiano potrebbe portare il Partito Laburista – che ha già perso la propria bussola morale – a dilapidare il rispetto internazionale che un tempo sosteneva l’influenza della Gran Bretagna a livello globale.

Seguici sui nostri canali
Exit mobile version