Esteri

Terrorismo islamico in crescita, Europa ancora sotto tiro

Intervista a Stefano Piazza: decine di migliaia gli estremisti islamici pronti a colpire, bisogna smettere di legittimare l’islam politico

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Il punto sulla guerra in Ucraina, le possibilità di controffensiva da parte di Kiev, ma soprattutto i rischi della proliferazione del terrorismo islamico, gli argomenti Stefano Piazza, analista ed esperto di terrorismo, collaboratore de La Verità e Panorama.

Riconquista difficile

TOMMASO ALESSANDRO DE FILIPPO: In che modo valuta l’attuale andamento del conflitto in Ucraina? Ritiene che Kiev possa riconquistare i territori persi nei mesi passati? 

STEFANO PIAZZA: L’attuale ritmo operativo russo non è notevolmente diverso da quello che era durante la pausa operativa ufficialmente dichiarata tra il 7 luglio e il 16 luglio. Le forze russe hanno continuato a condurre attacchi minori per tutto questo periodo a nord-ovest di Slovyansk e intorno alle aree di Siversk e Bakhmut senza conquistare nuovi territori.

Dal 16 luglio 2022, le truppe russe hanno continuato gli attacchi locali a est di Siversk, nonché a est e a sud di Bakhmut, ma non hanno ottenuto grandi risultati in queste aree almeno fino al 21 luglio. Il raggruppamento russo a nord-ovest di Slovyansk ha infatti condotto meno attacchi di terra lungo il confine tra Kharkiv e Oblast’ di Donetsk rispetto alla pausa operativa ufficiale.

Riconquistare i territori persi nei mesi passati? Non credo, in ogni caso dipenderà molto dalle armi che gli ucraini riceveranno e dalle progressive difficoltà che i russi incontreranno nei prossimi mesi.

TADF: Pensa vi sia stato un ritardo significativo nell’invio d’armamenti da parte dell’Occidente?

SP: Non credo ci siano stati ritardi, in tutti i Paesi democratici ci sono volute risoluzioni e lunghi dibattiti prima dell’invio delle armi e tutto questo comporta tempo. Non credo si potesse fare di più. Forse siamo mancati prima dell’invasione

La proliferazione del terrorismo islamico

TADF: Il vertice Nato di Madrid ha trattato anche di lotta al terrorismo islamico. Da esperto del settore, quali soluzioni riterrebbe utili per fronteggiare questa sfida globale? 

SP: Se guardiamo a quello che succede ogni giorno in Africa, nel Sahel, in Siria, in Iraq, nel Sud-Est asiatico oppure in Afghanistan tornato ad essere un “narco-terror-state”, possiamo osservare che il fenomeno è in continua crescita e nessuno è in grado di opporsi.

Per questo possiamo ipotizzare che presto uno Stato come il Mali, il Burkina Faso oppure l’area di Cabo Delgado (Mozambico) che è ricchissima di risorse naturali, potrebbero diventare il luogo dove far sorgere il Califfato 2.0. Aggiungo che in tutte queste aree come altrove lo Stato islamico e al-Qaeda sono in competizione per la supremazia.

Non sono ottimista per quanto riguarda l’Africa e la mia sensazione è che alcuni Paesi come il Mali siano ormai “persi” ed è un vero disastro.

Europa ancora sotto tiro

E l’Europa? Da tempo l’Isis non mette a segno un attacco spettacolare ma i tentativi sono continui e qui dobbiamo ringraziare coloro che vegliano sulla nostra sicurezza ma non possiamo certo abbassare la guardia. Prima o poi realizzeranno il colpo grosso e la propaganda sempre più martellante, ci indica che questo lo vogliono con tutte le loro forze.

In Europa vivono decine di migliaia gli estremisti islamici pronti a colpire così come non si contano più le moschee e le associazioni dove i predicatori itineranti spargono i semi del male ma di questo si preferisce non parlare. Attenzione perché in alcuni Paesi europei si sono ricreate le stesse dinamiche del passato e tutto questo ci deve preoccupare.

Il problema è l’islam politico

TADF: Quali soluzioni?

SP: Prima di tutto bisogna smettere di legittimare l’islam politico ovvero la Fratellanza musulmana abilissima a penetrare nelle istituzioni politiche anche a livello europeo al punto che la Commissione europea finanzia decine di progetti ad esempio contro “l’islamofobia” (che non esiste se non nella narrativa dei Fratelli).

La Fratellanza musulmana è molto più pericolosa del terrorismo e fino a quando non ci sarà una piena comprensione del fenomeno non verremo mai a capo di nulla.

Infine, l’estremismo islamico ferocemente antisemita che prospera in Europa, ha più volti; c’è quello turco legato alla Fratellanza musulmana, ci sono i Lupi Grigi sempre turchi, ci sono gli Hezbollah, c’è Hamas e ci sono gli iraniani solo per citarne alcuni. Sono pessimista? Invito a prendere la macchina e a visitare l’Europa per capire in che guaio siamo.

Debolezza Usa in Medio Oriente

TADF: Che futuro vede per il Medio Oriente, dato anche il forte ritorno del protagonismo turco nella regione? Sarà possibile assistere ad una coesistenza tra ambizioni di Ankara e interessi di difesa israeliani?

SP: È una domanda che non ha una risposta certa perché ci sono troppe variabili. L’ascesa della Turchia che aspira al ruolo di potenza egemone della regione e la postura dell’Iran che aspira alla distruzione dello Stato ebraico non sono certo rassicuranti per Israele.

Inoltre va considerata la debolezza in politica estera dell’attuale amministrazione Usa. Un esempio su tutti i rapporti con gli ayatollah iraniani. Per fortuna sono stati siglati gli Accordi di Abramo che sono l’inizio di un cammino di pace, ma la la strada è lunga e come detto in premessa, le cose in Medio Oriente possono cambiare in qualsiasi momento. Meglio non farsi troppe illusioni.