Esteri

Terrorismo islamico, ma Putin cerca di farla pagare agli ucraini (e all’Occidente)

Chiara la matrice dell’attentato, la macchina della disinformazione russa sta facendo di tutto per far apparire lo scenario più complesso e incolpare Kiev

Putin Russia attentato

L’attentato islamico al centro Crocus City Hall di Krasnogorsk, un sobborgo di Mosca, è costato la vita a un numero non ancora precisato di comuni cittadini russi. L’ultimo bilancio parla di 143 morti, mentre questo articolo va online. E poteva essere una strage ancora peggiore, considerando che, quando l’attacco è avvenuto, nel pomeriggio del 22 marzo, era in programma un concerto di un gruppo rock russo, i Picnic, che aveva venduto 6200 biglietti.

Terrorismo islamico

Si è trattato di terrorismo islamico, condotto con le classiche modalità che ci sono purtroppo ben note: i terroristi scelgono un bersaglio affollato, un teatro come il Bataclan o la grande sala concerti del Crocus, fanno irruzione con un commando ben armato e addestrato e fanno strage. Come in una scorreria del deserto, i terroristi sparano a tutti quelli che si muovono, devastano l’ambiente in cui si muovono e se possibile rapiscono ostaggi. In questo caso è mancato solo il rapimento degli ostaggi, ma tutto il resto c’è stato.

Le immagini dei testimoni, girate con cellulari, mostrano la freddezza e la lucidità con cui i membri del commando (almeno quattro) sparano ai vigilantes, ai passanti, agli spettatori e ai clienti del centro commerciale a bruciapelo, guardandoli in faccia. Li inseguono se si nascondono sotto le poltrone del teatro. Il loro obiettivo è uccidere il più gran numero possibile di persone. Non è ancora chiaro che cosa abbia causato il grande incendio che, a sua volta, ha provocato il collasso del tetto della grande struttura, moltiplicando il numero delle vittime. Da quel che si sa finora, i membri del commando terrorista hanno usato anche granate e fumogeni, forse sono quelli la causa delle fiamme.

Si è trattato di terrorismo islamico, perché il mandante ha confessato pubblicamente: l’Isis ha rivendicato poche ore dopo la strage. Lo ha fatto con un comunicato sulla sua agenzia Amaq, dalla Siria. Il giorno successivo (ieri, per chi legge) ha anche pubblicato le foto dei terroristi coinvolti. Era l’anniversario della caduta del Califfato in Siria e l’Isis ha deciso di lanciare un messaggio forte e chiaro per dimostrare di essere ancora vivo e operativo.

Lo ha fatto contro la Russia, perché una buona parte dei terroristi dello Stato Islamico è reclutata nelle repubbliche islamiche del Caucaso (Cecenia, Daghestan, Inguscezia) e in Asia Centrale. E perché la Russia, comunque, ha contribuito, con il suo intervento in Siria, alla sconfitta militare dello Stato Islamico, quindi è considerata come un nemico, tanto quanto i Paesi europei e gli Usa.

Attentato annunciato

Si è trattato di terrorismo islamico annunciato. I servizi di intelligence Usa lo avevano previsto. Il 7 marzo era partito un avviso dall’ambasciata degli Stati Uniti a Mosca in cui si invitava a stare lontani dai luoghi di assembramento, compresi i concerti. Vladimir Putin aveva risposto, sprezzante, che gli Usa volevano fare terrorismo psicologico, ricattare i russi, destabilizzarli. Due settimane dopo è stato confermato che Putin aveva torto e gli americani ragione.

Ora Putin, anche se non punta il dito direttamente su Washington, lascia che la sua stampa accusi gli americani di essere parte in causa dell’attentato: “sapevano ma non dicevano”. In realtà dicevano eccome, sarebbe bastato ascoltarli e non accusarli di propaganda anti-russa, come sempre.

Proprio perché la matrice dell’attentato è chiara, da due giorni la macchina della disinformazione russa sta facendo di tutto per rendere lo scenario più complesso che può. Che è poi il suo vero scopo: far apparire complicate anche le cose più semplici. Ma il tutto con uno scopo ben preciso: dare la colpa all’Ucraina e all’Occidente.

La propaganda russa

Il primo ad attribuire la responsabilità a Kiev è stato l’ex presidente Dmitri Medvedev (ora vicepresidente del Consiglio di sicurezza) che ha subito parlato con toni durissimi, violenti, come ormai d’abitudine per l’ex “volto pragmatico del Cremlino”: eliminare fisicamente i vertici di Kiev, una volta accertate le responsabilità ucraine, perché si deve “rispondere alla morte con la morte”.

Sul fronte dei media, la direttrice di Russia Today, Margarita Simonyan, ha subito dichiarato con gran sicurezza che la rivendicazione dell’Isis fosse “falsa”. Anche il canale russo Rybar e un giornalista di Vgtrk, trasmissione televisiva russa, hanno descritto queste informazioni come “false”. La prima reazione, dunque, è stata quella di negare la matrice islamica, per tenere aperta la pista ucraina. Il quotidiano russo Kommersant, citando sue fonti, scriveva la sera stessa che gli aggressori indossassero persino barbe e baffi finti, per apparire come terroristi islamici, mentre la loro vera identità sarebbe stata quella dei miliziani del Corpo Volontario Russo, sostenuto dagli ucraini.

Quando le forze dell’ordine russe hanno arrestato undici sospetti, fra cui probabilmente anche i quattro esecutori dell’attacco, nascondere la loro appartenenza al terrorismo islamico è diventato più difficile. Ma non impossibile. L’arresto è infatti avvenuto nella provincia di Bryansk, non lontano dal confine ucraino. E Ria Novosti ed RT hanno subito diffuso le immagini di una prima “confessione” di un terrorista, rilasciata a caldo, al momento dell’arresto, col terrorista ancora faccia a terra, ammanettato, circondato dai militari. E cosa dice? Proprio quel che il regime vorrebbe sentirsi dire: che è un mercenario, è stato pagato da un misterioso mandante. Lo ha fatto per soldi.

Il mandante, invece, è l’Ucraina: “Diventa subito chiaro il motivo per cui ieri i media americani hanno gridato all’unisono che si trattava dell’Isis. Perché questo non è l’Isis. È solo che i responsabili sono stati selezionati in modo tale da poter convincere la stupida comunità mondiale che si trattava dell’Isis. Gioco di prestigio elementare – scriveva ieri la Simonyan – Quindi, ecco. Questo non è lo Stato Islamico. Sono ucraini. E il fatto che ancora ieri, prima degli arresti, prima dei volti e dei nomi dei responsabili, i servizi segreti occidentali abbiano cercato di convincere la popolazione che si trattasse dello Stato Islamico, è proprio questo che ha svelato la truffa”.

Maria Zakharova, portavoce del Ministero degli Esteri russo ha portato questo stesso argomento ai vertici della politica russa: “Per mano dell’Occidente, da dieci anni l’Ucraina si è trasformata in un centro di diffusione del terrorismo; i terroristi hanno cercato di fuggire lì anche dopo l’attacco terroristico nella regione di Mosca”. Visto che sono stati arrestati a Bryansk, non potevano che andare in Ucraina. Quindi erano complici dell’Ucraina, anzi pedine dell’Ucraina, secondo un sillogismo caro al Cremlino in tempo di guerra.

E questa tesi è stata fatta propria anche dallo stesso Putin che, parlando alla nazione il giorno dopo la strage, ha affermato: “Tutti e quattro gli autori diretti dell’attacco terroristico, tutti coloro che hanno sparato e ucciso persone, sono stati arrestati. Cercavano di nascondersi e si dirigevano verso l’Ucraina, dove, secondo le prime indagini, era stato predisposto un varco dal lato ucraino per attraversare il confine”.

E quindi: “Tutti gli autori, gli organizzatori e coloro che hanno commissionato questo crimine riceveranno una meritata e inevitabile punizione, chiunque essi siano e indipendentemente dal fatto che siano stati inviati. Affrontano un destino poco invidiabile: la punizione e l’oblio”. Possiamo solo indovinare, a questo punto, chi riceverà questa “meritata e inevitabile punizione”.

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