(*) Bepi Pezzulli è stato candidato alla House of Commons per Reform UK alle elezioni politiche britanniche 2024
Le elezioni generali appena tenutesi nel Regno Unito hanno consegnato le chiavi di Downing Street al Partito Laburista. Allo stesso tempo, hanno rivelato nuove tendenze e importanti cambiamenti nel panorama politico britannico. Diverse dinamiche, forse inattese, sono emerse in superficie, sottolineando l’importanza per l’elettorato di alcuni temi chiave e la necessità di adattamenti strategici da parte dei principali partiti politici.
A fronte della disfatta del Partito Conservatore, andando progressivamente ad attestarsi, dopo il trionfo elettorale del 2019, su posizioni centriste punite dagli elettori, Reform UK, formato per scissione dai conservatori dalla destra Tory thatcheriana, ha dimostrato il proprio peso politico e il potenziale per influenzare il futuro della politica britannica.
Presentatosi alle elezioni generali dopo solo pochi mesi di vita, e danneggiato dall’indizione di consultazioni anticipate che hanno lasciato meno di cinque settimane alla campagna elettorale, Reform UK ha tuttavia giocato un ruolo significativo, condizionando l’agenda politica ed evidenziando il crescente malcontento tra gli elettori conservatori riguardo al Westminster consensus.
Destra maggioritaria e necessità di riunificazione
Il risultato delle elezioni ha dimostrato che la destra politica detiene ancora la maggioranza elettorale nel Paese. Tuttavia, questa maggioranza è frammentata tra il Partito Conservatore, che ha raccolto 6.755.953 voti, e Reform UK, che ha raccolto 4.072.947 voti, a fronte dei 9.660.081 voti del Partito Laburista. Questa frammentazione rappresenta un’opportunità e una sfida per l’area conservatrice.
Per massimizzare il loro impatto e garantire una presenza conservatrice in Parlamento stabile e coerente, c’è una necessità urgente di riunificare le due forze di destra sotto una visione politica comune. Il leader di Reform UK Nigel Farage non hai mai nascosto di voler neutralizzare la fazione centrista Tory, i One Nationist del primo ministro uscente Rishi Sunak, per poter ricostruire, in prospettiva, un partito conservatore unitario espressione dell’identità Tory tradizionale e meno contaminato dalle derive centriste. Ma per farlo, era necessario decontaminare il partito dalle scorie radioattive stataliste attraverso una dura sconfitta elettorale e ripartire da ground zero.
Lezione per i Tories: un’agenda thatcheriana
La lezione emersa dalle elezioni è che il Partito Conservatore deve rivedere la propria agenda politica. La necessità di distanziarsi dal modello basato su un crescente intervento statale finanziato da alte tasse è diventata evidente. Il modello blairiano ha dominato la politica britannica sin dal 1997, portando a un’insoddisfazione crescente tra gli elettori di destra che desiderano un ritorno a una politica economica marcata da maggiore libertà economica, minore spesa pubblica, riduzione del debito, tagli alle tasse e politiche industriali più focalizzate su investimenti e innovazione.
L’eredità di Lady Margaret Thatcher e la sua agenda politica ne sono il manuale d’istruzioni per l’uso. Il thatcherismo, nel ventennio 1979-90, fu caratterizzato da un forte orientamento al libero mercato e alla riduzione dell’intervento statale. Tra i principali risultati vi furono la privatizzazione delle industrie nazionalizzate, la riduzione delle imposte, il controllo dell’inflazione e la diminuzione della spesa pubblica.
Lady Thatcher inoltre promosse una forte deregulation, riducendo le restrizioni sulle imprese per stimolare la crescita economica. E affrontò con determinazione i sindacati, mitigando il loro potere contrattuale per promuovere un mercato del lavoro più dinamico e flessibile. La sua politica economica innescò il Big Bang del 1986 e concentrò nel Miglio Quadrato il motore finanziario di un’economia dinamica e competitiva che favoriva l’iniziativa privata e l’efficienza del mercato.
Adottare l’agenda thatcheriana potrebbe aiutare i Conservatori a riconquistare la fiducia degli elettori e a riunire la destra politica, ora rappresentata da Tory e da Reform UK, sotto una bandiera comune.
Il ruolo dell’immigrazione
L’immigrazione ha giocato un ruolo centrale nella campagna elettorale, influenzando in modo significativo il comportamento degli elettori e la strategia dei partiti. Negli ultimi anni, la consapevolezza dell’immigrazione come una questione critica è cresciuta, alimentata da preoccupazioni riguardanti la sicurezza, il costo della vita, la capacità di servizio delle infrastrutture, le tensioni sul NHS, il mercato del lavoro e l’identità nazionale.
Il Partito Conservatore ha cercato di capitalizzare queste preoccupazioni, promettendo misure più severe per controllare i confini e ridurre il numero di immigrati. Tuttavia, la percezione che il governo conservatore non abbia mantenuto le sue promesse negli ultimi 14 anni ha persuaso molti elettori a cercare alternative nel Partito Laburista, che ha riconquistato molti dei seggi persi a favore di Boris Johnson nel 2019, soprattutto nel Red Wall industriale.
Reform UK ha fatto sue queste preoccupazioni, facendo dell’immigrazione uno dei pilastri della sua agenda politica. Farage ha criticato apertamente le politiche migratorie del governo e ha indotto anche il leader laburista Sir Keir Starmer a promettere un controllo molto più rigido sull’immigrazione, ribaltando l’inclinazione della sinistra a mantenere le frontiere aperte.
Le preoccupazioni sugli effetti distorsivi dell’immigrazione di massa sono destinate a permanere nell’agenda di governo a lungo temine. E questo sentimento oggi è rappresentato credibilmente solo da Reform UK, con la sua promessa di “smart” immigration piuttosto che “mass” immigration, una politica pratica e adeguata alla situazione UK.
Il futuro della politica britannica
Guardando al futuro, è chiaro che Reform UK avrà un ruolo critico nel modellare la politica britannica. Il partito ha dimostrato di essere un catalizzatore per il cambiamento, sfidando lo status quo e promuovendo un dibattito necessario sulle dimensioni e le responsabilità dello stato. La collaborazione tra Reform UK e i Conservatori potrebbe essere essenziale per stabilire una direzione politica che rifletta i desideri della maggioranza di destra nel Paese.
Farage ha svolto un ruolo cruciale nel definire l’agenda politica UK, identificando l’immigrazione, la crescita economica, la forza militare e la sovranità nazionale come i principali temi di lavoro del nuovo Parlamento. Con la sua retorica incisiva e la capacità di connettersi con l’elettorato, Farage ha portato questi temi al centro del dibattito politico. La sua insistenza sulla necessità di controllare le frontiere ha influenzato profondamente il Manifesto laburista. Inoltre, ha sottolineato l’importanza di stimolare la crescita economica attraverso politiche liberali e pro-business.
Infine, ha promosso la sovranità nazionale, sostenendo che l’UK deve realizzare a pieno la Brexit, la cui esecuzione è rimasta sospesa nel limbo della pandemia da Covid e dello scoppio della guerra in Ucraina, nonché rallentata dalle azioni di boicottaggio del Civil Service, che il Partito Conservatore non ha saputo contrastare.
Eletto nel collegio di Clacton-on-Sea, Essex, Farage entra per la prima volta alla House of Commons dopo 21 anni nel Parlamento europeo. Con Farage, entrano a Westminster Lee Anderson (Ashfield, Nottinghamshire), Rupert Lowe (Great Yarmouth, Norfolk), e Richard Tice (Boston & Skegness, Lincolnshire). I quattro eletti di Reform UK rappresentano un poker d’assi di determinazione e visione politica. Nel frattempo, il partito è già in campo per la partita del 2029.