Il segretario del Consiglio di sicurezza russo è arrivato a Teheran il 5 agosto, proprio mentre i timori di un attacco iraniano contro Israele continuavano a crescere. Sergei Shoigu, stretto collaboratore del presidente Vladimir Putin, è stato mostrato sul canale televisivo Zvezda TV, controllato dal Ministero della difesa russo, mentre incontrava il contrammiraglio Ali Akbar Ahmadian, un comandante di lunga data del Corpo delle guardie rivoluzionarie islamiche (IRGC), che svolge il ruolo del segretario del Consiglio supremo per la sicurezza nazionale iraniano. Il canale ha riferito che Shoigu avrebbe incontrato anche il neo-insediato presidente iraniano, Masoud Pezeshkian.
Cooperazione militare
Shoigu è atterrato a Teheran meno di una settimana dopo l’assassinio del leader politico di Hamas, Ismail Haniyeh, mentre quest’ultimo era in visita nella capitale per la cerimonia di insediamento del già citato Pezeshkian. La Russia ha affermato di “condannare fermamente” l’uccisione di Haniyeh, mentre Pezeshkian ha descritto la Russia come un “apprezzato alleato strategico”. La cooperazione militare tra il regime di Mosca e la Repubblica islamica è stata notevolmente rafforzata negli ultimi due anni, soprattutto per via all’aggressione della Russia contro l’Ucraina.
A febbraio, Reuters ha riferito che l’Iran aveva consegnato missili balistici alla Russia, mentre a giugno gli Stati Uniti hanno dichiarato che l’Iran aveva inviato “centinaia” di droni militari, utilizzati con effetti devastanti in Ucraina. Per non parlare della presenza di addestratori della Guardia Rivoluzionaria nella Crimea occupata, dove aiutano i loro alleati a far funzionare al meglio i temibili droni-kamikaze Shahed-131 (noti anche come “Geran-1”) e i droni suicidi Shahed-136 (che la Russia chiama “Geran-2”).
Un’opportunità in Medio Oriente
L’obiettivo di Putin è chiaro: intende rimodellare l’ordine globale e indebolire l’Occidente. Per realizzare questa strategia, ha bisogno del caos in Medio Oriente e l’Iran, in quanto alleato della Russia, serve a questo scopo. L’obiettivo di Shoigu a Teheran è quello di rafforzare le relazioni di sicurezza in modo che l’Iran possa intensificare le sue attività anti-israeliane e distrarre così l’Occidente dal conflitto nell’est Europa.
Bisogna anche considerare che la partnership tra la Repubblica islamica di Khamenei e la Russia di Putin si radica anche nella loro opposizione ideologica all’ordine internazionale imperniato sugli Stati Uniti. Alla luce del conflitto in Ucraina, la Russia percepisce l’emergere di un nuovo assetto in Medio Oriente come un’opportunità per espandere la propria influenza nella regione, data anche la riluttanza dell’amministrazione Biden a difendere fino in fondo Israele, proprio come dieci anni fa seppe sfruttare l’indecisione di Obama sulla Siria.
Secondo il Moscow Times, “la visita a uno degli alleati politici chiave della Russia sottolinea il ruolo significativo e continuo di Shoigu”. Mentre era ministro della difesa russo, un incarico da cui è stato rimosso durante un importante rimpasto ai vertici voluto da Putin a maggio, Shoigu ha incontrato i principali leader iraniani. A margine del vertice dell’Organizzazione per la cooperazione di Shanghai dello scorso aprile, i cui membri includono Russia, India, Cina, Iran, Pakistan, Kazakistan, Uzbekistan, Kirghizistan e Tagikistan, Shoigu e la sua controparte iraniana hanno discusso i nuovi e più stretti legami di sicurezza, evidenziati da un aumento significativo dei contratti militari tra Teheran e Mosca.
Rispondendo all’attuale visita di Shoigu in Iran, il portavoce del Dipartimento di Stato Matthew Miller ha affermato che Washington non si aspettava da Mosca un ruolo positivo nel ridurre le tensioni regionali: “Non li abbiamo visti svolgere un ruolo produttivo in questo conflitto dalle atrocità di Hamas del 7 ottobre. Sono stati, per la maggior parte, assenti. Di certo, non li abbiamo visti fare nulla per esortare nessuna delle parti a prendere misure di de-escalation“.
La strategia dei russi e degli iraniani è chiara, resta solo da capire cosa intendano fare gli Stati Uniti, fin troppo preoccupati dai cattivi umori di Teheran, e l’Unione europea, la grande assente da tutti i teatri di guerra.