Liz Truss ha iniziato la sua premiership affermando che il “governo non teme di essere impopolare se le misure che prende portano crescita economica al Paese”. Questa è la sua convinzione di fondo. Musica per le orecchie della destra Tory, che l’ha sostenuta nel leadership contest contro Rishi Sunak anche e soprattutto per il suo Growth Plan, il Piano di crescita economica del governo presentato dal Cancelliere Kwasi Kwarteng alla Camera dei Comuni.
Meno tasse e più libertà
Da New York, dove si trovava per l’Assemblea generale delle Nazioni Unite, Truss ha rilasciato varie interviste ai media britannici. Tutte nel medesimo tono. Per fare uscire il Paese dalla spirale inflattiva ed evitare la recessione serve maggior crescita economica. Come la si raggiunge? Abbassando le tasse alle imprese e permettendole di operare con maggiore libertà.
Ecco perché la nuova leader Tory è intenzionata a congelare l’aumento della corporate tax dal 19 al 25 per cento promesso dal predecessore Johnson. Ecco perché intende cancellare l’aumento del National Insurance sostenuto dall’ex Cancelliere Sunak. Ed ecco, infine, perché ha confermato che il tetto al bonus dei banchiere sarà tolto.
Se, come detto detto dal premier fuori da Downing Street nel giorno del suo insediamento, lo UK deve diventare una Aspiration Nation, allora bisogna attrarre capitali e le migliori menti a Londra e nelle altre città britanniche.
La musica al Tesoro deve cambiare
Che Truss e il suo Greenwich Set – il gruppo di Tory a lei più vicino e che abita nel borough del Meridiano Zero di Londra – facessero sul serio, lo si è capito sin dall’inizio. Kwasi Kwarteng, il nuovo Cancelliere dello Scacchiere, ha dato il benservito al Permanent Secretary del Tesoro, Tom Scholar, uno dei mandarini più riveriti di Whitehall. La musica al Treasury deve cambiare, e secondo il Governo, i civil servants più ortodossi non appoggiano con sufficiente convinzione – per usare un understatement – il programma di Truss.
Quando il nuovo Cancelliere ha annunciato anche la revisione dei sussidi per 120,000 benefit claimants – percettori di fondi statali – che d’ora in poi dovranno “dimostrare di essere alla ricerca attivamente di un lavoro”, la polemica è stata presto servita: Truss se la prende con i poveri e aumenta i bonus dei banchieri. Per il momento non c’è traccia di inversione a U nelle parole del primo ministro, che prosegue dritta per la sua strada.
Il forum di New York è stato anche l’occasione per Truss per ribadire che solo grazie al soft power e alla vitalità della sua economia l’Occidente potrà affrontare e vincere la sfida delle autocrazie e dell’autarchia.
Farà breccia nel Red Wall?
Non tutti credono nel deciso cambio di passo imposto dalla nuova leader. La maggioranza del gruppo parlamentare Tory sosteneva Sunak e, ieri, Sam Coates di Sky News ha riportato lo sfogo di Grant Shapps, l’ex ministro dei trasporti fatto fuori da Truss nel rimpasto di governo. La domanda che molti si pongono è: funzioneranno le politiche economiche thatcheriane in questa fase storica?
Se il programma del primo ministro sembra accontentare la destra Tory e il potentissimo European Research Group – il gruppo dei 60 deputati euroscettici interni al partito Tory – che l’ha portata a Downing Street, molti si chiedono quanto le politiche di sostegno alle imprese possano fare breccia in quel Red Wall – i seggi ex Labour dell’Inghilterra del Nord-Est – che Johnson aveva conquistato con un conservatorismo diverso: un curioso mix di story-telling populista, keynesismo e carisma, che l’ormai ex premier non era stato in grado di tradurre in una concreta e coerente azione di governo.
L’istituto demoscopico Redfield&Wilton dà il Labour avanti con un distacco a due cifre in quell’area ma ieri un sondaggio fatto tra i cittadini del Red Wall apriva alla speranza: Truss è considerata più credibile come primo ministro rispetto a Starmer: 40 per cento contro 32. Ne vedremo delle belle.