Le campagne elettorali fanno miracoli, a volte. Succede in Polonia, dove il prossimo autunno, tra ottobre e novembre, si terranno le elezioni politiche e la corsa sta entrando nel vivo. A sfidare la coalizione di governo, guidata da Diritto e Giustizia (Pis), il partito del premier Mateusz Morawiecki, è l’alleanza liberale ed europeista guidata da Piattaforma Civica, partito aderente al PPE guidato da una vecchia conoscenza, Donald Tusk, dal 2014 al 2019 presidente del Consiglio europeo.
Il “miracolo” è che Tusk, che ricorderete come fustigatore della Brexit e intransigente al limite della provocazione nei negoziati con il governo di Londra, ora in corsa per tornare premier, ha adottato proprio lo slogan principe della Brexit. “Take back control”, riprendiamo il controllo, dice ai polacchi l’europeista Tusk accusando il governo di destra di permettere un’immigrazione incontrollata dai Paesi musulmani.
Questa settimana Morawiecki aveva invitato tutti i partiti ad un vertice sull’immigrazione, per proporre loro un dettagliato “Patto per la sicurezza delle frontiere dell’Ue”, un modo per parlare con una voce sola e rafforzare la posizione di Varsavia nei consessi europei, in particolare la contrarietà al nuovo Patto migrazione e asilo che impone pagamenti compensativi obbligatori ai Paesi che rifiutano la redistribuzione. Incontro però boicottato dai principali partiti dell’opposizione.
La svolta di Tusk
Tuttavia, in un breve video Donald Tusk è passato all’attacco. “L’attacco sorprendente di Tusk”, titola la Frankfurter Allgemeine Zeitung. In una giravolta a 180 gradi dalla sua posizione immigrazionista, Tusk ha esordito dicendo “siamo scioccati dalle brutali rivolte in Francia” e proseguito accusando il presidente del Pis e vicepremier, Jarosław Kaczynski, di voler portare in Polonia ancora più persone da Paesi lontani, come India, Iran, Nigeria, Pakistan e altri. “L’anno scorso Kaczyński ha preso 50 volte più persone da tali Stati rispetto al 2015”.
Ma a cosa si riferisce? Qualche settimana fa, come riporta la FAZ, Piattaforma Civica ha scoperto che il Gruppo Orlen, una delle grandi aziende statali polacche, stava portando nel Paese circa 6.000 lavoratori stranieri, inizialmente sistemandoli in un villaggio container vicino a Płock, sulla Vistola, per costruire un impianto.
Da qui la sorprendente svolta: Tusk, che ha sempre sostenuto una politica migratoria delle porte aperte, che proprio nel 2015 ha accettato una ridistribuzione di migranti dal Sud Europa, sta usando il reclutamento di lavoratori stranieri, quindi regolari, come un’arma contro il governo, improvvisamente accusato di far entrare nel Paese non troppo pochi, ma troppi stranieri “incontrollati”.
Riprendere il controllo
“Perché Kaczynski incita contro stranieri e immigrati mentre vuole far entrare centinaia di migliaia di loro?”. E, infine: “I polacchi devono riprendere il controllo. Del loro Stato e dei suoi confini“. Kaczynski ha reagito confermando la linea del governo e del Pis: “Finché governeremo, non ci saranno migrazioni illegali o imposte dall’esterno verso la Polonia”. “L’agenda tedesca di spingere verso la Polonia” i migranti indesiderati non è accettabile.
E ora, come la prenderanno le ong? Cosa diranno Elly Schlein, i partiti e la stampa di sinistra? Anche l’europeista Tusk è diventato un pericoloso sovranista xenofobo come Giorgia Meloni e i suoi amici polacchi?