La crisi politica francese prosegue. Ci eravamo lasciati con Macrone che dava avvio alle consultazioni.
L’andamento delle consultazioni
Spiegavamo che in Francia convivono un Parlamento costituzionalmente debole ed un governo costituzionalmente forte. Ragione per la quale, Macrone avrebbe fatto di tutto per nominare un primo ministro comunque suo, macronico. In modo – poi si è saputo – da aver mano libera nella scelta pure dei ministri della difesa, degli esteri, degli interni e della economia.
E proponevamo uno scenario: Macrone avrebbe cominciato col nominare un proprio uomo col cuore a sinistra; dipoi avrebbe continuato nominando un proprio uomo col cuore a destra; infine, alle brutte, avrebbe nominato un “tecnico competente”, minacciando di proclamare lo Stato di Emergenza o chissà che altra maledizione.
Tutto ciò si sta, sin qui, realizzando. Ancorché, non nell’aula parlamentare di Palazzo Borbone, bensì nelle segrete stanze dell’Eliseo.
Apertura a sinistra
Macrone prima ha proposto un primo macronico col cuore a sinistra, nella persona di Cazeneuve. Poi, un secondo macronico col cuore a sinistra nella persona del presidente del Cnel francese, tal Beaudet. Infine, iersera, ha condotto una serie di contatti telefonici.
Solo per incontrare – sinora – il rifiuto del Partito Socialista e dei di esso alleati del NFP-Nuovo Fronte Popolare. I quali – sinora – si sono ostinati a pretendere di scegliere loro il nuovo primo ministro ed i ministri principali. Ciò per due ragioni. La prima, è che han preso più voti e seggi di Macrone. La seconda è che un primo ministro macronico manco tenterebbe di perseguire il loro programma di abrogare la riforma delle pensioni ed aumentare il salario minimo a 1.600 euro. Tutte cose che sottendono l’abbandono de Leuro, ancorché nessuno osi fiatarlo.
Talché, Macrone è passato a concentrarsi sul macronico col cuore a destra, nella persona di Bertrand. Uomo teoricamente della destra gollista LR, ma assai vicino a Macrone. Uomo, soprattutto, assai ostile verso la destra-destra del RN della Le Pen e, perciò, eventualmente vendibile al Partito Socialista, in nome della perpetuazione del cordone sanitario che da decenni tiene fuori la destra-destra dalle stanze del potere. Cordone che noi chiameremmo “arco costituzionale”, ma che in Francia è detto “fronte repubblicano”.
Una provocazione, naturalmente. In quanto lo stesso Partito Socialista che rifiuta un macronico col cuore a sinistra, non si vede perché dovrebbe accettarne uno col cuore a destra.
Apertura a destra
Una provocazione, volta a giustificare il decesso del “fronte repubblicano”, cioè l’apertura alla destra-destra del RN della Le Pen. La quale perciò – confrontata a centro e sinistra non più alleate ma in conflitto fra loro -, è destinata a vincere le prossime elezioni. Legislative, ma persino presidenziali. Ciò di cui a Macrone può importare anche pochissimo, visto che lui stesso è già stato eletto all’Eliseo due volte e non può ricandidarsi una terza.
Mentre il suo centro politico potrebbe soddisfarsi della prima delle condizioni poste da RN: una legge elettorale proporzionale. Ciò che la destra-destra pretenderebbe unitamente a dure politiche securitarie e di immigrazione, meglio se sancite dalla convocazione di uno o più referendum popolari di iniziativa presidenziale.
Condizioni tanto più imperative, quanto meno Macrone sarà in grado di garantire un ennesimo rinvio delle politiche di austerità nuovamente pretese da Leuropa. Particolarmente con riguardo alla non cancellazione della recente riforma delle pensioni.
Tutto ciò, non nella forma di un accordo di non-censura (ricordiamo che in Francia non esiste il voto di fiducia ed i governi entrano in carica per semplice nomina presidenziale). Che offrirebbe a Macrone l’indubbio vantaggio di poter scegliere da solo primo ministro e tutti i ministri. Ossia, il primo obiettivo dell’Eliseo. Naturalmente, mostrando l’accortezza di scegliere figure non apertamente ostili alla destra-destra, non guasterebbe se politicamente insignificanti, tipo prefetti di polizia o alti funzionari.
Riapertura a sinistra?
Insomma, par proprio che questo giro di giostra possa finire con un governo col cuore a destra, ancorché di galleggiamento e attaccato con lo sputo. Ma la giostra non è finita in quanto, una volta impacchettato tale accordo, Macrone potrebbe girare pari offerta alla sinistra: in esclusiva o in compartecipazione, chissà. Multiforme è la di lui fantasia e insaziato il di lui capriccio.
Cura Montì
Tutto ciò assumendo che un’ennesima stagione di politiche fiscali espansive – che seguirebbe agli anni folli gestiti da Macrone – non finisca per stancare i finanziatori tedeschi del deficit e del debito estero francese. Questi ultimi veramente tragici.
Nel qual caso – dentro Leuro – l’unico rimedio possibile sarebbe imporre alla Francia una “Cura Monti” all’italiana: ossia, una politica fiscale gravemente recessiva, che impoverisca il popolo francese, in modo che consumi di meno e, dunque, importi di meno. Non marginalmente, ma radicalmente. Nel qual caso, per una “Cura Monti” all’italiana sarebbe già pronto un “governo dei competenti” all’italiana: con Olivier Blanchard (già capo-economista del FMI) al posto di Mario Monti e, in Bce, Christine Lagarde al posto di Mario Draghi. Sostegno parlamentare da definirsi.
Ma non è di questo che si va discutendo a Parigi, non ancora. Forse al prossimo giro di giostra.
Conclusioni
A questo giro, tutti fan finta che Leuro vada benissimo “parce que c’est la France”. Una giostra, nella quale l’unica regola è che Macrone resti altri due anni al potere. E perisca pure il mondo.