Tutti i dubbi non filo-putiniani su Zelensky

I media mainstream trasformano subito eventuali critiche a Zelensky in un presunto atteggiamento filo-russo. Ma si tratta di un’identificazione spesso scorretta

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Zelensky Ue

Tutti rammentano le polemiche che fioccarono per le assenze di molti deputati e senatori quando il presidente ucraino, Volodymir Zelensky, fece il suo intervento da remoto al Parlamento italiano. Non è del resto un caso unico. Polemiche ancora più feroci vi furono quando parlò al Parlamento israeliano. I deputati di quel Paese accolsero con grande irritazione il suo paragone tra l’invasione russa dell’Ucraina e la Shoah, visto che lo stesso Zelensky è di origini ebraiche.

Nessuno ovviamente nega che lui è l’aggredito e Putin l’aggressore. Tuttavia nei mass media, e soprattutto nei grandi quotidiani come Corriere della Sera e Repubblica, si sta diffondendo una sorta di censura preventiva, che trasforma subito eventuali critiche a Zelensky in un presunto atteggiamento filo-russo. Si tratta di un’identificazione del tutto scorretta, e in quanto tale lesiva della libertà di parola e di opinione garantita dalla Costituzione. In una società aperta quale è la nostra nessuno dovrebbe essere automaticamente immune dalle critiche, che sono sempre segno di libertà.

La retorica dell’attore

Soltanto pochi cani sciolti, che non temono di sottrarsi al mainstream, hanno il coraggio di formulare critiche e osservazioni. Qualcuno ha scritto, per esempio, che “Zelensky ci prende a schiaffi”. Forse li meritiamo anche, questi schiaffi, ma vale comunque la pena di approfondire la questione sottolineando anche il tono spesso arrogante dei suoi interventi.

Molti hanno visto l’edizione italiana della “fiction” in cui Zelensky, che è un attore comico di professione, interpreta per l’appunto la parte di un attore che viene poi eletto presidente. Evento in seguito verificatosi nella realtà, anche se a chi scrive la suddetta “fiction” non è apparsa di grande qualità. Nei suoi discorsi ai vari parlamenti il leader ucraino sfrutta appieno la sua professionalità di attore, ricorrendo alla retorica che, come tutti sanno sin dai tempi dell’antica Grecia, è un’arma potente che i politici usano volentieri. Già quel suo comparire sempre con una sorta di maglietta militare suscita perplessità.

Stupisce poi che egli non comprenda l’esitazione di molti Paesi occidentali di fronte alle sue richieste. È lecito temere lo scontro diretto tra aerei russi e della Nato, eventualità che nessuna persona di buon senso può augurarsi.

Il suo consigliere economico Oleg Ustenko ha affermato addirittura che chi continua a comprare il gas russo si rende complice dei crimini di guerra e dovrà essere processato, insieme a Putin, a conflitto concluso. È perfettamente comprensibile l’angoscia di Zelensky e il desiderio di salvare il suo Paese. Ma non si può nemmeno, su tale base, adottare la logica di “muoia Sansone con tutti i Filistei”. La salvezza dell’Ucraina va garantita, ma senza far sprofondare l’intero continente europeo in una guerra generale che, probabilmente, sarebbe anche un conflitto nucleare.

Sono critiche di questo tipo a suscitare perplessità circa l’operato e lo stile di Zelensky. E ciò non significa affatto schierarsi con Putin. Molto più semplicemente, significa ammettere che, forse, agli attori andrebbe riservato il palcoscenico, e non la guida delle nazioni. Dopo l’invasione russa nel Paese è stata proclamata la legge marziale, tuttora in vigore, e le critiche a presidente e governo attivano subito la censura, soprattutto d parte dei potenti servizi segreti.

Le alternative a Zelensky

Il fatto è che, almeno per ora, non sono emerse figure politiche in grado di contrapporsi all’attuale leader. I due ex presidenti Petro Poroshenko e Yulia Tymoshenko, critici nei confronti di Zelensky, sono entrambi impopolari. Il sindaco di Kiev, l’ex pugile e campione dei pesi massimi Vitalij Klycko, avrebbe forse qualche chance, ma non ha mai manifestato l’intenzione di contrapporsi al presidente in carica. Tra l’altro pure lui – come tanti altri – è stato coinvolto in uno scandalo. E i partiti filo-russi, che prima avevano un certo peso, sono poi stati silenziati per ovvi motivi.

In realtà, le critiche che molti cittadini rivolgono a Zelensky non riguardano tanto l’andamento della guerra quanto, piuttosto, l’incapacità di combattere la corruzione che in Ucraina è un fatto endemico, presente ben prima dell’invasione putiniana. È, questo, l’unico elemento che può minare la popolarità del presidente in carica.

Ma, come si diceva dianzi, mancano reali alternative, anche se la legge marziale impedisce di effettuare sondaggi realmente significativi. Una figura che pare avere un certo seguito popolare è l’ex consigliere del presidente Oleksij Arestovych, dimessosi dall’incarico nel gennaio dell’anno in corso. Ha destato molta sensazione una sua dichiarazione, secondo cui l’Ucraina dovrebbe cedere parte dei territori occupati in cambio dell’entrata nella Nato.

Ammesso che tale scenario sia realistico, la sua tesi si è subito scontrata con la volontà di Zelensky di vincere la guerra recuperando tutti i territori occupati, inclusa la Crimea. In ogni caso la posizione di Arestovych dimostra che l’attuale presidente non gode di un consenso unanime.

Ora Zelensky si è sbarazzato di molti suoi ministri, incluso Dmytro Kuleba, sostituendoli con suoi fedelissimi, e “purghe” simili si sono verificate anche nei vertici militari. Lecito, quindi, porsi una domanda: stiamo difendendo un campione della democrazia liberale, oppure un autocrate simile allo zar moscovita? Poiché è chiaro che il leader ucraino governa in piena solitudine e non si preoccupa molto dell’opinione del suo popolo martoriato. Credo che il quesito precedente sia del tutto legittimo e che debba essere preso sul serio.

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