Esteri

Una dipendenza pericolosa, così l’Ue distrugge la nostra industria dell’auto

L’allarme di Alberto Forchielli: la Cina ha il monopolio delle materie prime per l’elettrico, con il bando dei motori endotermici i nostri produttori fuori mercato

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Gli errori e i ritardi dell’Unione europea nella partita per l’approvvigionamento delle materie prime, imprescindibili per la svolta green e l’elettrificazione, e i rischi di una nuova dipendenza dalla Cina. Ne parla ad Atlantico Quotidiano Alberto Forchielli, imprenditore, esperto di mercati e affari internazionali, con particolare attenzione all’Asia, agli Stati Uniti (dove vive) e alla Germania. Inoltre, è consulente di alcune multinazionali, imprese statali e della Banca Mondiale.

Una dipendenza pericolosa

TOMMASO ALESSANDRO DE FILIPPO: Perché a suo avviso il bando dei motori endotermici deciso dalla Ue a partire dal 2035 è un errore? L’Europa rischia di trovarsi dipendente dalla Cina in futuro, come avvenuto con la Russia con le forniture di gas?

ALBERTO FORCHIELLI: Sì, l’Ue sta creando una dipendenza pericolosa, che distrugge la nostra industria automobilistica, senza alcun beneficio. Dal suo ingresso nel WTO la Cina era riuscita ad avere progressi in ogni ambito commerciale, escluso quello automobilistico, a causa dell’impossibilità di concorrere con l’Occidente nell’ambito della produzione di veicoli a motore endotermico.

Tuttavia, Pechino ha sfruttato la partita dell’elettrico, su cui ha investito per prima e da sola, realizzando accordi con i Paesi possessori dei minerali necessari al funzionamento delle batterie ed acquisendo – nei fatti – un monopolio su questo mercato.

Non voglio entrare nella contrapposizione ideologica e politica tra sostenitori dei motori elettrici ed endotermici, piuttosto evidenziare che è un errore dare un ampio vantaggio economico e commerciale ad un principale concorrente mondiale, che non è neanche nostro alleato geopolitico.

Il ritardo europeo

TADF: Quale quota di materie prime è controllata direttamente o indirettamente da Pechino, sia nell’ambito di estrazione che di vendita? Crede che l’accordo in fase di negoziato tra Usa e Ue per l’acquisto di minerali sia risolutivo, oppure siamo comunque in ritardo?

AF: La componente più importante dell’auto elettrica è la batteria, che per funzionare necessita delle seguenti materie prime: cobalto, nichel, rame, grafite e litio. La Cina su tutti questi minerali ha acquisito un controllo ferreo, sia nell’ambito dell’estrazione che della raffinazione.

Inoltre, si è assicurata l’acquisizione di miniere per gli anni a venire, quando questi minerali scarseggeranno perché la domanda mondiale sarà enorme, data la riconversione all’elettrico in corso in Occidente.

È inutile che il cancelliere tedesco Olaf Scholz si precipiti in Cile per proporre investimenti nel mercato del litio: i cinesi hanno fatto lo stesso vent’anni fa. È troppo tardi! Anche in caso di accordi, si tratterebbe di contratti a prezzi molto superiori rispetto a quelli stipulati dalla Cina, quindi comunque sconvenienti per la nostra economia.

Sull’auto elettrica non c’è partita

TADF: Qual è la situazione in merito al vantaggio competitivo dei costruttori di automobili cinesi?

AF: I cinesi controllano 2/3 del mercato mondiale delle batterie, grazie alla superiorità sulle materie prime. Come pensano di competere i costruttori europei?! Dico di più: i cinesi fino ad oggi hanno prodotto utilitarie, ma in futuro produrranno pure auto di lusso e primeggeranno anche in quel mercato, ai danni di marchi come Tesla.

Inoltre, la Cina ha un costo del lavoro più basso rispetto a quello occidentale ed ha dato incentivi enormi ai produttori nazionali di automobili, essendo ogni ambito dell’economia soggetto all’intervento statale. Non c’è partita con i produttori europei.

TADF: Dietro alle scelte autolesioniste dell’Ue potrebbe esserci un “Chinagate”? L’autogol appare quanto meno sospetto…

AF: Non so, i cinesi non ne hanno bisogno perché il grado di ingenuità e sottovalutazione dei rischi nelle istituzioni europee è già abbastanza elevato, non necessita neanche di influenze.

Pechino ha pagato i Paesi possessori dei minerali ed in cambio fa quel che vuole lì, disinteressandosi dell’inquinamento, della corruzione o di qualsiasi altro eventuale ostacolo che dovremmo affrontare noi europei. Ostacoli che per di più ci creiamo in maniera autonoma. Ha investito al momento giusto ed in maniera saggia, approfittando della nostra stupidità e leggerezza.

Una volta resici conto del problema, come abbiamo reagito? Con una legge che mette fuori mercato la nostra industria automobilistica, fiore all’occhiello europeo da un secolo, e regala il monopolio della produzione alla Cina. Una follia!

Mosca satellite di Pechino

TADF: Pechino può sostenere nel lungo termine l’economia russa, provata dal peso di sanzioni e dai costi della guerra, sostituendosi al mercato euro-atlantico?

AF: La Cina ha un’economia dieci volte superiore a quella russa, ragion per cui può sostituirsi all’Europa (con gli Usa, la Russia non commerciava molto). Tuttavia, non può risolvere ogni problema di Mosca: il gas che perde dal nostro mancato acquisto la Russia non può venderlo al Dragone nel breve o nel medio periodo.

La benzina ed il petrolio vengono invece acquistati ma con netto sconto da Pechino, che ovviamente vuole guadagnare dai rapporti commerciali ed economici. Il Pil russo perde il 2 per cento, mentre con le sanzioni che abbiamo varato dovrebbe perdere almeno il 20. Se non è ancora crollata l’economia di Mosca è solo grazie alla Cina, che però nel lungo termine potrà disporre della Russia come di un proprio satellite geopolitico.

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