Unifil è più di un fallimento: ecco come ha rafforzato Hezbollah

Non si tratta solo di inefficacia: con la sua stessa inazione, la missione Onu si è resa complice del riarmo e dell’escalation di Hezbollah in corso da un anno

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L’operazione militare appena lanciata dall’IDF, le forze armate israeliane, nel sud del Libano ha svelato una rete di tunnel e depositi di armi nonché dispiegamenti tattici di mezzi e risorse, dimostrando come Hezbollah fosse in procinto di replicare il massacro del 7 ottobre su larga scala. Grazie a raid segreti, Israele è riuscito a colpire circa 1.000 siti strategici, prevenendo un attacco che avrebbe destabilizzato l’intera regione mediorientale.

In un messaggio televisivo alla nazione, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha spiegato che l’operazione si è resa necessaria per prevenire un attacco “imminente” da parte di Hezbollah, dichiarando che “Israele non permetterà mai che il suo territorio venga ulteriormente minacciato o invaso”. Nel messaggio, ha ribadito il diritto di Israele di difendersi e ha avvertito che qualsiasi ulteriore provocazione da parte di Hezbollah sarà affrontata con tutta la forza militare disponibile.

Il Capo di Stato Maggiore Herzi Halevi ha aggiunto che l’incursione ha rivelato i meticolosi preparativi militari di Hezbollah per un’invasione di Israele con 7.000 terroristi e ha evidenziato come l’IDF abbia neutralizzato le infrastrutture militari di prossimità del gruppo terrorista sciita, senza dover ingaggiare un confronto militare diretto. Halevi ha definito l’operazione un successo strategico, che ha contribuito a sventare un possibile disastro per la sicurezza regionale.

La risoluzione 1701

Tuttavia, gli eventi hanno sollevato domande cruciali sulla reale efficacia di UNIFIL, la forza di pace delle Nazioni Unite presente sul confine tra Israele e Libano da ben 46 anni. Tunnel, armi e mezzi di Hezbollah non avrebbero dovuto trovarsi lì, a poche centinaia di metri dal confine.

Istituita nel 1978, UNIFIL aveva il compito di monitorare il cessate il fuoco e prevenire una escalation tra Israele e le fazioni libanesi, un ruolo ampliato con la Risoluzione del Consiglio di Sicurezza Onu 1701, adottata il 12 agosto 2006, al termine della guerra tra Israele e Hezbollah in Libano. Essa richiedeva il cessate il fuoco immediato, la fine delle ostilità da entrambe le parti e il ritiro delle forze israeliane dal Libano meridionale. Ma uno degli elementi chiave della risoluzione era la creazione di una zona smilitarizzata a sud del fiume Litani, vietando lo stoccaggio di armamenti non autorizzati, ad eccezione delle forze armate regolari libanesi e UNIFIL. Il documento prevedeva anche il rafforzamento della missione UNIFIL, affidandole il compito di monitorare l’area e prevenire nuove escalation militari.

Il fallimento di UNIFIL

Evidentemente, però, UNIFIL ha fallito nel suo obiettivo principale. Hezbollah ha continuato a operare senza interdizione, costruendo infrastrutture militari clandestine e preparando nuovi attacchi contro Israele. Le forze di pace hanno fatto poco più che documentare queste violazioni.

Israele ha più volte criticato UNIFIL per la sua inefficacia, sottolineando come la missione, invece di fungere da deterrente, abbia involontariamente (?) agevolato il rafforzamento di Hezbollah. Le violazioni della risoluzione 1701 sono divenute la norma, e la presenza di UNIFIL non è riuscita a fermare l’espansione politica della milizia terrorista. Le truppe dell’Onu, spesso limitate al ruolo di semplici osservatori, hanno fallito nel favorire una pace duratura, lasciando l’area nel limbo di una guerra fredda e sempre più vicina a un nuovo conflitto di terra.

Non si tratta solo di inefficacia: attraverso la sua stessa inazione, UNIFIL è diventata un complice dello status quo che minaccia la stabilità regionale. La riluttanza dei caschi blu a smantellare le operazioni di Hezbollah, in violazione della risoluzione 1701, rivela una ingiustificabile disconnessione tra la missione dichiarata e le azioni effettive. Invece di garantire sicurezza, UNIFIL funge da cuscinetto che offre a Hezbollah lo spazio necessario per riorganizzarsi, riarmarsi e operare con impunità.

La comunità internazionale deve ora riflettere sul futuro di UNIFIL. Il sud del Libano è diventato un pericoloso terreno di preparazione per Hezbollah, e Israele non poteva più attendere di lasciare ai terroristi la prima mossa. L’illusione di un intervento pacifico e imparziale si è ormai sgretolata. Forse è giunto il momento di riconoscere che, in un contesto così volatile, indossare il casco blu non basta a proteggere la pace. Per spegnere un incendio, non basta soffiarci sopra.

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