Ursula e Silvio, due casi che confermano le paure di destra e sinistra

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In questo ultimo venerdì di campagna elettorale, per tutta la mattina, gli elettori sul web si sono equamente divisi in due scandali.

Tutti quelli di sinistra, o potenziali elettori del terzo polo, sono scandalizzati per le parole pronunciate alla trasmissione Porta a Porta da Silvio Berlusconi.

Tutti quelli di destra, invece, sono scandalizzati dalle risposte che, a Princeton, la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen ha dato alla stampa. I due scandali sono speculari e opposti. Ma quel che è più grave è che nessuno, neppure nelle istituzioni, si indigni per entrambi.

Le affermazioni di Berlusconi

Il leader di Forza Italia ha letteralmente giustificato l’invasione russa dell’Ucraina. Nonostante il successivo tentativo di rettifica (“facevo solo il cronista riferendo il pensiero di altri”), il suo discorso è invece fin troppo chiaro.

Primo, perché assolve Putin dalla sua responsabilità (“È caduto in una situazione veramente difficile e drammatica”). Secondo, perché riporta fatti e cifre false senza contraddittorio: “Zelensky ha aumentato gli attacchi delle sue forze contro i nostri confini, siamo arrivati a 16 mila morti”, quando invece non c’era alcun attacco in corso e i morti nel Donbass, in tutto, sono stati 14 mila in 8 anni di conflitto, un terzo dei quali sono soldati regolari ucraini.

Terzo, perché parla con nonchalance di un’operazione di cambio di regime in un Paese democratico e neutrale: “le truppe russe dovevano, in una settimana, raggiungere Kiev, sostituire con un governo di brave persone il governo di Zelensky”. E addirittura dà consigli strategici a Putin: “Secondo me (le truppe russe, ndr) dovevano fermarsi soltanto attorno a Kiev”, dunque continuare l’assedio della capitale.

Inutile e dannoso il comportamento di migliaia di fans sul web che hanno iniziato a inneggiare a Berlusconi “difensore degli interessi italiani”, adornandosi con bandierine russe, le immancabili “Z” e gli ormai onnipresenti mattoncini (simbolo dei mattonisti, i provocatori del web).

Patetici quelli che, invece, con tenerezza parlano della vecchiaia del leader forzista e della sua presunta incapacità di tenere un discorso coerente in pubblico (e allora perché non si chiedono le sue dimissioni?). A 48 ore dal voto, ne esce un immagine allucinante dell’elettorato di centrodestra.

Quel che è peggio, però, è che nessun leader della coalizione, tantomeno nessun membro di Forza Italia, nemmeno quelli più atlantisti, abbia pensato di replicare o di chiedere pubblicamente spiegazioni a Berlusconi. È sempre tutto giusto e normale quel che viene dal proprio leader o alleato?

L’ingerenza della Von der Leyen

Veniamo allora all’altro scandalo, praticamente in contemporanea con le gravi affermazioni di Berlusconi, a Princeton una dottoranda italiana, Erica Passoni, chiedeva ad Ursula von der Leyen cosa pensasse delle elezioni italiane e del pericolo che dei putiniani arrivassero al governo.

La presidente della Commissione europea ha risposto, non che “l’Italia è una democrazia, come tutti i Paesi membri” o che “accetteremo l’esito di libere elezioni”, bensì: “Vedremo il risultato del voto in Italia, ci sono state anche le elezioni in Svezia. Se le cose andranno in una direzione difficile, abbiamo degli strumenti, come nel caso di Polonia e Ungheria“.

Da notare che la presidente della Commissione europea parla delle “elezioni” e del loro possibile esito “in una direzione difficile”, quindi parla in termini preventivi.

Sarebbe lecito e normale aspettarsi una reazione dell’Ue se il prossimo governo (di destra o di sinistra che sia) dovesse sforare i parametri, violare i trattati o comportarsi come free rider nella questione ucraina (non aderendo alle sanzioni, magari, o allineandosi alla Russia su altri dossier).

In quel caso si innescherebbe un conflitto fra un governo nazionale e uno sovranazionale di cui facciamo parte. Però sarebbe anche inutile parlarne adesso. Ma la Von der Leyen, appunto, parla del voto e lo dice prima che le urne si aprano.

Questa è ingerenza. Inutile trovare la giustificazione che “l’Europa siamo anche noi”, perché se un’alta carica esecutiva minaccia conseguenze in caso di vittoria di uno schieramento piuttosto che di un altro, non è normale.

Non è più un condominio di Stati nazionali, a questo punto, ma un consorzio di partiti che penalizza, con strumenti economici, i governi nazionali che non sono approvati dalle formazioni dominanti (socialisti e democristiani).

Lo suggerisce anche un argomento, portato dalla Von Der Leyen, che avrebbe dovuto essere rassicurante, ma che invece suona come la classica “offerta che non si può rifiutare”: “Il mio approccio è che noi lavoriamo con qualunque governo democratico che è disposto a lavorare con noi. So che a volte siamo lenti e che parliamo molto, ma anche questo è il bello della democrazia. Dunque vedremo come vanno queste elezioni: anche le persone, a cui i governi devono rispondere, giocano un ruolo importante».

Anche qui è sconcertante la risposta. O meglio: la non risposta. Mentre i fans della sinistra e del terzo polo, sul web, esultano e già sognano le sanzioni europee contro il prossimo governo di centrodestra, le massime cariche dello Stato tacciono di fronte a un palese caso di ingerenza. Mattarella non ha nulla da dichiarare, Draghi tace. Acconsentono anche loro?

La Lega si indigna e chiede le scuse o le dimissioni della presidente della Commissione. Dalla sinistra, una risposta di Enrico Letta (Pd) conferma la linea della presidente: “Queste frasi dette due giorni dal voto finiscono per avere un effetto diverso da quello che voleva ottenere. Von der Leyen, comunque, è esponente del partito europeo di Berlusconi e Tajani. Non montiamo un caso su una cosa che si sgonfierà”.

Solo Matteo Renzi (Terzo Polo) accenna timidamente a una critica: “A Von der Leyen con grande rispetto dico che non ci aspettiamo giudizi sul nostro libero gioco democratico”.

Sovranità limitata

Questo doppio scandalo rivela che le paure di entrambi gli schieramenti sono concrete. A destra ci sono i putiniani? Sì. A sinistra vogliono sottomettere l’Italia all’Ue? Sì. Dobbiamo quindi preoccuparci? Eccome.

Alla vigilia del voto scopriamo, infatti, che l’Italia, come durante la Guerra Fredda, è una “democrazia penetrata”, comunque a sovranità limitata. Cosa potrebbe andare storto?

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