La scelta del Movimento di non votare la fiducia sul decreto aiuti dettata dalla necessità di tornare alle origini demagogiche ed “antipolitiche”, ma Giuseppe Conte rischia la sua leadership. Così ad Atlantico Quotidiano Giancristiano Desiderio, saggista, collaboratore del Corriere della Sera e studioso di Benedetto Croce, a cui ha dedicato numerosi testi.
5 Stelle, il richiamo delle origini
TOMMASO ALESSANDRO DE FILIPPO: Innanzitutto, le chiedo una sua valutazione in merito alla crisi di governo. Come pensa si concluderà?
GIANCRISTIANO DESIDERIO: Lo scopriremo nelle prossime ore, dato che il pallino del gioco è nelle mani di Mario Draghi, che dovrà scegliere se restare fedele alle sue dichiarazioni e lasciare o rimanere ancora a Palazzo Chigi.
Mi concentrerei maggiormente sulle ragioni che hanno comportato l’avvento di questa crisi di governo: la scelta del Movimento 5 Stelle di non votare la fiducia sul decreto aiuti è stata determinata dalla necessità di tornare alle origini demagogiche ed “antipolitiche” che ne avevano contraddistinto il percorso e determinato il boom elettorale del 2018.
Tuttavia, i grillini in realtà non desiderano la fine del governo Draghi, preferiscono esista ancora e gli conceda tempo per fare opposizione populista su qualsiasi provvedimento, provando a solleticare il risentimento esistente nella società italiana ed indirizzarlo contro il governo. Questo scenario comporta evidenti problemi al premier Draghi, perfettamente consapevole della volontà dei 5 Stelle.
TADF: Secondo lei Giuseppe Conte si attendeva una reazione simile da parte di Mario Draghi, tanto netta da arrivare alle dimissioni? Oppure, riteneva che non votare la fiducia non avrebbe avuto ripercussioni degne di nota?
GD: Credo di no. Giuseppe Conte ha giocato questa mossa con la volontà di sorprendere la scena politica, ma è rimasto sorpreso egli stesso dal caos provocato. Per racchiudere una valutazione in poche parole, ritengo che sul prof. Conte sia valido il giudizio profferito da Beppe Grillo, che lo definì non all’altezza dell’incarico. A me sembra piuttosto evidente l’incapacità politica dell’ex premier.
Il ritorno di Dibba
TADF: In caso di uscita, forzata o meno, del Movimento 5 Stelle dalla maggioranza Conte rischierebbe anche di perdere il proprio ruolo di leader? Magari in favore di Alessandro Di Battista?
GD: È una possibilità concreta. Stando alle cronache, Casalino è già stato licenziato ed è probabile che Conte venga sollevato dall’incarico nel prossimo futuro. L’ex premier non ha alcun passato politico, sul piano istituzionale è nato direttamente come presidente del Consiglio, frutto di mediazione tra grillini e leghisti.
Pertanto, immaginarlo “rivoluzionario” all’opposizione è di fatto impossibile. Alessandro Di Battista o Virginia Raggi sarebbero più credibili in un ruolo simile. Per i grillini la meritocrazia interna si basa sull’incompetenza. Più collezioni fallimenti, compi errori e ti rendi ridicolo, maggiori sono le tue possibilità di fare carriera nel partito.
Due coalizioni speculari negli errori
TADF: Il centrodestra quale strategia politica dovrebbe adottare in questa fase?
GD: Il centrodestra non è unito come vuole apparire, le sue divisioni interne mi sembrano purtroppo evidenti. Ad oggi, la coalizione interpreta il ruolo dello schieramento che maggiormente può trarre benefici da questa situazione.
Tuttavia, in passato ha spesso dimostrato la capacità di compiere dei suicidi politici, nonostante i favori del pronostico. Quale dovrebbe essere la sua strategia? Probabilmente quella di restare immobile ed attendere l’evoluzione degli scenari, dato che anche la controparte di sinistra è specializzata in errori madornali nella strategia politica.
Siamo dinanzi a due schieramenti speculari tra di loro: l’uno riflette l’altro anche negli sbagli, già da decenni. La democrazia dell’altalena e del finto bipolarismo della Seconda Repubblica ha poi prodotto fenomeni politici come il Movimento 5 Stelle. Senza la loro inconcludenza, i grillini non sarebbero mai esistiti.
Meloni premier?
TADF: Ritiene che le pressioni di mercati internazionali, Commissione europea e cancellerie potrebbero influenzare anche la scelta del futuro premier, rischiando di fatto di invalidare il responso elettorale?
GD: L’Italia indubbiamente vive un momento storico particolare, determinato soprattutto dall’avvento della guerra in Ucraina. Pertanto, il nostro Paese nell’ambito delle relazioni internazionali sta svolgendo un proprio ruolo e questo fattore potrebbe comportare pressioni internazionali e finanziarie anche al momento della nomina del nuovo premier.
La figura più accreditata per rivestire l’incarico sembrerebbe Giorgia Meloni, che per sua natura storica ed attuale destabilizza e non poco la controparte di centrosinistra. Non posso prevedere il futuro ma credo che un dibattito interno alla nostra fragile democrazia, determinato dalla sua vittoria elettorale, finirebbe per nascere.
Ai tempi dell’ascesa di Berlusconi si verificò la stessa situazione: il centrosinistra fece di tutto per scalfirne la figura. In merito a queste situazioni, la chiave di lettura è nella storia del nostro Paese: siamo ancora incatenati in una logica da Dopoguerra, che mantiene in vita un antifascismo militante che, per volontà di larga parte degli antifascisti stessi, non ha mai prodotto una logica antitotalitaria che fosse tanto antifascista quanto anticomunista.
L’estetica di Benedetto Croce
TADF: Recentemente ha pubblicato un nuovo manoscritto dedicato alla figura ed al pensiero di Benedetto Croce. Ce ne parla?
GD: Ho pubblicato il terzo volume della biografia di Croce, intitolato “Vita intellettuale e affettiva di Benedetto Croce”. Un testo dedicato interamente all’estetica e alla critica letteraria, a 120 anni dalla pubblicazione dell’estetica e a 70 anni dalla morte del filosofo.
Il libro è dedicato interamente all’estetica perché Croce da filosofo liberale non riconosce l’esistenza dell’uomo come unicamente incentrata sulla politica. Da buon liberale, sa che l’esistenza umana è composta da tante attività, di cui l’attività politica è soltanto una singola parte.
Ne ricordo una bella frase, dedicata a Togliatti: definendolo prima “tutto politico” proseguì con “chissà com’è triste la sua vita, perché la politica altro non è che il tentativo continuo di far soggiacere tutte le altre attività umane al comando della politica”. Qui nasce l’importanza dell’estetica crociana, che si rivolge alle altre attività umane, tra cui vi sono l’arte e la poesia, senza le quali non saremmo in grado neanche di parlare ed esprimerci.