Politica

A sinistra il solito Fronte Repubblicano. E il volto è quello di Roberto Speranza

Quando scende nell’agone elettorale, la sinistra ha una sola arma: l’allarme contro il “pericolo fascismo” e la conseguente ammucchiata frankensteiniana

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Nonostante il passaggio degli anni, il mutamento, spesso radicale, del contesto sociale e culturale, la sinistra quando scende nell’agone elettorale ha una sola formidabile arma di coagulazione delle varie anime che la compongono e di superamento delle spesso lancinanti contraddizioni interne: l’allarme sull’arrivo delle destre, con la variante, già in moto, del ‘pericolo fascismo’.

È l’eterno ritorno dell’uguale, di una ipocrisia che al netto dei grandi dibattiti intellettuali, delle grida scomposte sul medioevo e sulla perdita dei diritti, sui progetti di costruzione di una società libera e della retorica sulla comunità di destino, rimane sempre e solo polarizzata contro, e mai a favore di qualcosa.

Da Conte al “Fronte Repubblicano”

Ultimo in ordine di tempo, un evocato ‘Fronte Repubblicano’ che dovrebbe contrapporsi, nel solco della agenda Draghi, già ‘catturata’ ad usum Delphini, alle scomposte e volgari strumentalizzazioni del populismo e del sovranismo che si avanzano sull’altro versante.

E mentre tanto sul fronte interno quanto su quello esterno, inizia già a muoversi la macchina del fango chiamata a macinare le ossa di Fratelli d’Italia e Lega estraendo dal magico cassetto delle redazioni la consueta tiritera sull’oscurantismo, sul filoputinismo, sul fascismo e via dicendo, dal punto di vista della organizzazione politico-partitica si adombra la necessità di sostituire il “campo largo”, ormai bruciacchiato, con un soggetto diverso e accattivante.

Archiviato così (per ora) il fortissimo punto di riferimento dei progressisti, quel Giuseppe Conte che fino a pochi mesi fa il Pd indicava come unico, imprescindibile nome da sostenere, le migliori menti del progressismo italico sono tornate, gira e rigira, al punto di partenza: al mitologico Fronte Repubblicano, che nella mitografia barricadera di una sinistra polarizzante richiama alla memoria le epiche pagine di Francia e Spagna, quando la contrapposizione con il fascismo fu storica e reale, e non oleografica, strumentale e onirica come oggi.

A dire il vero, sono decenni che il Fronte Repubblicano agita i sonni degli inquieti strateghi della sinistra italiana: perché, vanno bene le proposte, va bene immaginare un progetto complessivo di società e modellare un qualche disegno economico, ma alla fine ciò che conta è sabotare e impedire la vittoria della destra.

Nei fatti, un’ammucchiata

E come dovrebbe essere costituito questo famigerato Fronte Repubblicano? Nei fatti, una clamorosa ammucchiata di sigle, cespugli e per utilizzare il lessico calendiano frattaglie varie: una coalizione frankensteiniana che andrebbe dalla sinistra radicale a Renzi e Calenda, col Pd al centro, i transfughi di Forza Italia non transitati in Azione e il micro-partitino di Di Maio.

C’è poi l’incognita del Movimento 5 Stelle che sembrerebbe virare, e tornare, verso coordinate originarie anti-sistema e voler occupare quello spazio grigio di una sinistra populista alla Melenchon.

Pd-5 Stelle, è davvero finita?

Dire però che la luna di miele con il Pd sia davvero tramontata per sempre è arduo: un po’ per il solito cinismo e il doppio standard morale del Pd, che nonostante la crisi sia stata propiziata da Conte e dal suo Movimento ha cercato di occultare tracce e prove fino all’ultimo e, secondo un gustoso retroscena renziano, persino di far tornare in sella il M5S, estromettendo la Lega e mettendo in piedi una abborracciata maggioranza Ursula.

Sia consentito dubitare del fatto che la relazione tra i due partiti sia finita per sempre: in fondo, in Sicilia appare evidente non essere stata archiviata proprio per niente.

I gatekeeper

Naturalmente sia Renzi sia Calenda si proclamano alternativi a questa strategia, ma il loro ontologico e funzionale ruolo di gatekeeper per drenare voti al centrodestra moderato e centrista, e per propiziare quindi la vittoria della sinistra, è evidente.

D’altronde, ‘la libertà che non libera’ è uno slogan autoevidente e il socialismo liberale è socialismo, non liberalismo.

E in quanto a Renzi, che negli ultimi tempi si è eretto a portabandiera del Draghi presidente del Consiglio e della liberazione dell’Italia dal governo Conte 2, andrebbe ricordato che il Conte 2 all’Italia lo regalò proprio… Matteo Renzi, che quel governo poi sostenne.

Anche la ‘cosa (vero)liberale’ che cerca di coagularsi e di rappresentare le istanze dell’Italia col dottorato di ricerca, di quell’Italia che pensa e che ragiona in termini di responsabilità finirà per essere stampella portante del Pd e portatrice di voti alla sinistra. Se qualcuno dovesse avere dubbi in proposito, ne riparleremo dopo il 25 settembre.

I problemi nel centrodestra

Intendiamoci, sul versante del centrodestra i problemi sono tanti, gli impresentabili molteplici e la confusione programmatica non poca. La delicatezza del frangente storico imporrebbe per una volta serietà e una limitazione del quoziente populista per fare presa sull’opinione pubblica, soprattutto in considerazione di ciò che verrà in autunno, ma di certo i primi segnali non sono incoraggianti.

Anzi, diciamolo brutalmente; a certi parlamentari del centrodestra andrebbero strategicamente tolti i social, perché ogni volta che cinguettano su Twitter mettono a dura prova le coronarie e la volontà di votare per il partito che li esprime.

Il Fronte è questa roba qua

Fatta questa premessa, però, il Fronte Repubblicano che vorrà spacciarsi come salvifico schieramento della luce contro la tenebra e della libertà contro l’autoritarismo rimane, al netto di tutto, il centrosinistra di Roberto Speranza, di Giuseppe Provenzano, di Andrea Orlando: una sinistra del Green Pass per andare al bar e dei droni per inseguire runner e gente che prende il sole in spiaggia.

Una sinistra che ha combattuto e continua a combattere la proprietà privata immobiliare, che sbandiera le magiche idee di bonus, sussidi, redditi, salari minimi, assistenzialismo, centralismo statalista, lotta serrata contro ogni ipotesi di autonomia e federalismo, la sinistra della burocrazia capillare e invasiva e dei diritti inventati e moltiplicati al cui aumentare diminuiscono i diritti veri ed effettivi.

Chi vota il ‘Fronte Repubblicano’, vota questa roba.