Politica

Affitti brevi, nessun far west. Ma Nardella va all’assalto della diligenza

Attività già regolamentata e limitata dalla legge. La proprietà non può essere privata solo quando c’è da pagare le tasse

Il sindaco di Firenze Dario Nardella

È il sindaco di Firenze Dario Nardella ad aprire le danze sugli affitti brevi, annunciando in conferenza stampa la delibera di Giunta che da una parte mira a contrastare lo spopolamento del centro storico, dall’altra mina la libertà di chi ha proprietà e decide di metterle a reddito.

Quindi, prossimamente, il Comune fiorentino approverà una delibera per limitare in tutta l’area Unesco del centro storico l’uso di abitazioni per affitti turistici brevi, quelli che (a detta loro) negli ultimi anni sono aumentati a causa di un turismo dilagante (che disdetta!) che usa piattaforme come Airbnb.

Una “norma ardita”

Una misura drastica, targata Pd, quello della sinistra “accanto” al mondo del lavoro e delle imprese, e di un sindaco che “si rende conto di approvare una norma ardita, ma che è consapevole di poterla difendere giuridicamente. Se noi non proviamo a fare azioni politicamente dirompenti nessuno si dà una mossa: siamo stanchi di annunci, il problema è diventato strutturale”.

Strutturale e così dannoso adibire la propria proprietà privata ad uso turistico? La misura che ha come mission arginare lo spopolamento del centro storico causato dagli affitti brevi ai turisti di passaggio, non tiene conto di un aspetto fondamentale: le proprietà private sono, appunto, dei privati, e come tali libere da vincoli e decisioni altrui. Ho un bene, acquistato e pagato con soldi miei, ma decidono altri cosa ne debba fare?

Giusto per chiarezza: le cosiddette locazioni brevi sono una delle forme preferite dai proprietari per mettere a reddito i propri immobili. Perché? Perché ha il vantaggio di essere uno strumento “semplice”.

Nessun far west

Non c’è alcun far west. Questa possibilità è stata regolamentata dal D.L. n 50/2017. Si tratta di una disposizione che per la prima volta ha fornito una regolamentazione da un punto di vista civilistico e fiscale di questo tipo di attività.

L’ultima novità sul tema è quella introdotta dalla Legge n. 178/20 che ha previsto l’obbligo di esercizio dell’attività in forma imprenditoriale per il soggetto che si trova a locare più di 4 appartamenti. Si tratta di una disposizione volta ad identificare, con criteri oggettivi, l’esercizio di un’attività che fuoriesce dalla definizione di locazione turistica, per sfociare in una vera e propria attività imprenditoriale.

Lo spopolamento

Ovvio che sia un escamotage per mettere a reddito le proprie risorse immobiliari, ma cambiare una legge, impedendo di esercitare scelte in merito al tipo di affitto non è ledere il diritto alla proprietà? Contrastare lo spopolamento dei centri storici, come stanno già facendo altri comuni, non è in fondo un voler puntare il dito sulla libertà di impresa?

Nei centri storici non ci sono più residenti perché impossibile viverci: parcheggi inesistenti, divieti e orari di transito impossibili, servizi al cittadino assenti, costi e tasse alle stelle. Chi l’ha detto che un privato debba offrire in affitto a lungo termine la sua casa? Da sempre è così, è vero, ma non è detto o scontato lo sia per sempre. Non sono certo gli “affitti brevi” a decretare la fine della residenza a lunga scadenza.

In più, chi l’ha detto che un privato debba obbligatoriamente affittare il proprio appartamento con un tipo di contratto deciso dalle amministrazioni?

Allora, il concetto di proprietà privata esiste solo al momento del pagamento imposte? Non sarebbe preferibile perimetrare questa possibilità con minori vessazioni, tasse più adeguate e maggiori tutele?