Politica

Ascoltate l’urlo di Lampedusa, Bruxelles e Pd giocano sporco

I picconatori del Memorandum di Tunisi in Europa e in Italia vogliono destabilizzare il governo Meloni, anche se significa affossare l’Italia

Lampedusa hotspot

Lampedusa urla. Un’isola di frontiera, ultimo avamposto italiano, da anni diventata hotspot per i migranti, oggi letteralmente sprofonda. Siamo a quota 7 mila, quando il centro di accoglienza ne sopporta 700. Uno zero di troppo che ha una firma ben precisa. Anzi due: Bruxelles e Pd.

Bruxelles e Pd remano contro

Perché? Perché a due mesi dalla firma che prevede l’erogazione “immediata” alla Tunisia di 150 milioni di euro, destinati da una parte a ridar fiato al Paese nordafricano e dall’altra indispensabili per fermare le partenze sostenendo la Guardia Costiera, non sono ancora arrivati.

E poi c’è il Pd. Gli eurodeputati Dem a Bruxelles che remano contro il blocco delle frontiere “considerandolo una violazione dei diritti umani”. Sarebbe dunque una violazione dei diritti umani quella di impedire che si paghi anche 10 mila euro agli scafisti e magari si muoia in mare? Sarebbe una violazione dei diritti umani l’approdare in Italia, che da sola non riesce più a contenere questo grande fenomeno migratorio?

Fatto sta che quei fondi non arrivano (chissà perché) e fonti di Palazzo Chigi dichiarano che Tunisi “non è in condizione di pagare gli stipendi della Guardia Nazionale e delle altre forze di sicurezza chiamate a far rispettare gli accordi stipulati con l’Italia”. È Bruxelles che gioca sporco, assieme alle sinistre che cavalcano l’onda per mettere sotto la lente la “inadeguatezza” del governo Meloni, a cui si aggiunge Macron, che annuncia nuovi blocchi terresti a Mentone, e la Germania (voila!) pronta a fare un passo indietro sugli accordi sulla redistribuzione.

Accordi peraltro mai rispettati visto che ad un anno dagli stessi ha accolto solo 1.022 migranti a fronte degli oltre 120 mila sbarcati in Italia. Suona forte, e saranno sempre più. In previsione migliaia e migliaia in arrivo. Chi potrà mai sostenere questi flussi? Con quali risorse? Magari tagliando queste al popolo italiano? E Bruxelles che fa? Isola l’Italia e perdona Grecia e Spagna che imperterrite respingono da sempre i migranti provenienti da Turchia e Marocco. Loro non accolgono. Ma nessuno lo dice.

Soldi finiti

Un’Italia che, così andando le cose, sarà presto in gravi difficoltà. Così come gli italiani che dovranno fare i conti con questo grave problema. Non solo di differenze culturali, ma anche di risorse, che saranno sempre meno per tagli di tasse o politiche sociali. Insomma, senza risorse, non c’è garanzia di futuro diciamocelo. Se gli Stati Ue non faranno davvero la loro parte, contribuiranno a spingere sempre più dei disgraziati sull’unica rotta possibile, ovvero quella da Tunisi a Lampedusa.

Prima la burocrazia

E quanti dentro alla Commissione o al Parlamento europeo puntano, nonostante la firma di Ursula von der Leyen in calce al Memorandum, a sabotare le intese con la Tunisia e a mettere alle corde e sotto schiaffo la premier Meloni? Le giustificazioni (ovvio) vengono date. Le responsabilità sono (ovviamente) dei tunisini rei di non aver rispedito a Bruxelles la richiesta della documentazione necessaria all’erogazione dei fondi assegnati. Come dire: prima di tutto la burocrazia, che è più importante di quella “difesa delle frontiere esterne” enunciata dagli ultimi Consigli europei e per la quale il budget pluriennale Ue 2021-2027 ha stanziato 43,9 miliardi.

Ma vogliamo dire forte e chiaro che è una scusa anche molto banale, diciamo più una barzelletta, se attribuita a un’Unione europea che dovrebbe imporsi come potenza internazionale? Lo è.

I picconatori del Memorandum

Così come tutto fa presupporre chi siano i picconatori del Memorandum di Tunisi. Cioè, il Pd. Ormai alle corde al 10mo round, con inanellate sconfitte elettorali, una segretaria messa all’angolo dallo stesso partito, che non perde attimo per dimostrare inadeguatezza, sceglie la strada del blocco Ue per mettere in cattiva luce Giorgia Meloni.

Ed è il capodelegazione del Pd a Strasburgo, Brando Benifei, che ha bacchettato martedì scorso proprio il memorandum come “l’ennesimo tentativo inutile di esternalizzare il controllo delle frontiere europee con grandi rischi per i diritti umani”. Accompagnato da Pietro Bartolo, l’ex medico di Lampedusa (eletto nelle file Pd) che condanna la Ue come “complice della caccia ai negri aperta da Saied”.

Anche la Dem Alessia Morani, ormai in pieno delirio anti-Meloni, non risparmia tweet quotidiani intervenendo a sostegno dei colleghi. Pd e sinistra europea hanno evidentemente lavorato per affossare l’accordo Ue-Tunisi, intervenendo più volte e intimando alla Von der Leyen di non darne esecuzione.

Il peggior cinismo

Ma sabotare quell’accordo di fatto significa voler sabotare politicamente chi quell’accordo lo ha firmato e allungare i tempi, così da renderlo inefficace. La strategia è chiara: affossare la Tunisia, e l’Italia insieme per il sovraffollamento dei migranti, per far cadere questo governo a guida Meloni.

Ormai i Dem non hanno che un obiettivo davanti: non creare prospettive al Paese, non fare politiche mirate allo sviluppo del Paese, non cercare di risolvere con proposte serie e in collaborazione anche con il governo i problemi dell’Italia, ma quello di destabilizzare chi questo Paese lo governa con programmi seri, concreti e non facili, data la situazione grave ereditata dai precedenti governi. E questo obiettivo non fa davvero bene agli italiani.

Come giustamente ha affermato il ministro Antonio Tajani, “il mare rappresenta una grande risorsa, una realtà imprescindibile per il nostro Paese”. In questi giorni, di fronte a questa “straordinaria” ondata migratoria, il nostro Mediterraneo rischia di diventare invece la via per la disperazione, quando invece dovrebbe essere quello che è sempre stato dall’inizio della storia della nostra civiltà, un mare di commercio, un mare di scambi.

Qualcuno domani si assumerà le proprie responsabilità. Perché qui non si tratta di fare opposizione, giusta, corretta, plausibile in uno stato pluralista e democratico, ma si tratta invero di cinismo politico della peggiore risma. Perché si manda a processo chi ha tentato di bloccare gli sbarchi dandogli di disumano e fascista, ma oggi si punta il dito contro un governo che si accusa di inefficienza di fronte al problema. Fate pace con voi stessi. E magari vergognatevi anche un po’.