Come è infatti noto, lo scorso 14 novembre, la Corte costituzionale ha rilasciato un comunicato stampa con il quale ha reso noto di avere dichiarato l’illegittimità parziale della legge sull’autonomia differenziata sotto diversi profili, tutti illustrati nel comunicato stesso.
Il deposito della pronuncia sull’autonomia è avvenuto lo scorso 4 dicembre (sent. n. 192 del 2024) e appena otto giorni dopo, il 12 dicembre, la Corte di Cassazione ha comunicato di avere dichiarato legittimo il referendum di abrogazione totale della medesima legge.
Al riguardo, sembra opportuno precisare che la Corte costituzionale è intervenuta in sede di giudizio di legittimità costituzionale in via principale, cioè su ricorso di alcune Regioni (Toscana, Campania, Puglia e Sardegna). Non sorprende che tutte le Regioni ricorrenti siano governate dal centrosinistra perché il giudizio in via principale è quasi fisiologicamente connotato da una qualche forma di conflittualità politica, originando il ricorso da una deliberazione degli organi politici delle Regioni o dello Stato.
Questione complessa
La Corte è intervenuta con una pronuncia molto articolata e complessa: è infatti lunga 109 pagine e ha un dispositivo con ben 52 questioni di legittimità costituzionale, di cui 14 dichiarate illegittime; 13 inammissibili; 25 infondate.
Inoltre, se si considera che i ricorsi sono stati notificati nel mese di agosto, e precisamente il 9, il 26 e il 27 agosto, va evidenziato che siamo in presenza di uno straordinario caso di efficienza giurisdizionale, posto che in meno di 100 giorni, dal 27 agosto (ultimo ricorso notificato) al 4 dicembre (deposito della sentenza), la Corte ha preso visione, esaminato e concluso una vicenda così complessa e delicata.
Ora il giudizio sul referendum
Ovviamente, questo testimonia la massima priorità che il collegio e, soprattutto, il presidente ha, giustamente, dato alla questione dell’autonomia differenziata, anche in considerazione dei successivi adempimenti che la medesima Corte avrebbe dovuto verosimilmente compiere e cioè i giudizi di ammissibilità dei referendum.
Come infatti abbiamo anticipato, a seguito della pronuncia della Corte, la Corte di Cassazione si è pronunciata sulla legittimità dei quesiti referendari, tra cui quelli sull’autonomia differenziata, ritenendo legittimo e ancora attuale solo quello sull’abrogazione totale della legge.
Quindi, tra poco più di un mese la Corte costituzionale tornerà a pronunciarsi sull’autonomia differenziata ma questa volta in una diversa sede, giudizio di ammissibilità del referendum (di abrogazione totale della legge), e con una diversa composizione. Infatti, tre giudici costituzionali, tra cui il Presidente, termineranno il loro mandato la prossima settimana e molto probabilmente altri quattro giudici costituzionali (tre in cambio di quelli in scadenza più uno di un giudice scaduto da un anno) si insedieranno per allora, se nel frattempo saranno stati eletti dal Parlamento in seduta comune.
Una pronuncia equilibrata
A questo punto, ci si può interrogare sia sul merito delle pronunce menzionate sia sui possibili sviluppi futuri.
Al riguardo va evidenziato uno strano fenomeno occorso in occasione della pronuncia della Corte costituzionale, cioè quella di avere registrato reazioni politiche di sostanziale consenso da tutti gli schieramenti, ovviamente per motivi diversi. Infatti, vi è chi vi ha ravvisato la pietra tombale di un progetto volto a dividere l’Italia, accentuando a dismisura le diseguaglianze economiche e sociali tra i diversi territori e vi è chi, invece, vi ha trovato conferma della sostanziale tenuta dell’architettura della riforma, ritenendo le parti caducate aspetti puntuali e specifici ai quali potere dare rapida soluzione.
Al netto delle strumentalità tipiche del dibattito politico contingente, in questo caso, forse, le diverse ragioni di soddisfazione trovano un oggettivo riscontro e indirettamente testimoniano una pronuncia equilibrata e rigorosa.
D’altronde, il dispositivo della pronuncia è articolarmente complesso e quindi ci si può soffermare principalmente sulle 14 questioni di legittimità costituzionale accolte, cioè dichiarate illegittime, o sulle restanti 38 questioni non accolte.
In verità, la lettura della pronuncia sembra essere uno sforzo volto ad agevolare la realizzazione di un modello regionale che sappia dosare le esigenze di autonomia dei territori con quelle di salvaguardare l’unità nazionale. Particolarmente apprezzabile appare la parte in cui si richiede un maggiore coinvolgimento del Parlamento anche per la definizione dei livelli essenziali delle prestazioni che denota una spiccata sensibilità istituzionale di questo collegio. Verrebbe da dire magari ci fosse sempre così.
Anche la pronuncia della Corte di cassazione sembra sul piano tecnico condivisibile, attese le specifiche competenze della Suprema corte in materia referendaria. Dopo la pronuncia della Consulta non poteva che restare in piedi tuttalpiù solo il referendum di abrogazione totale. Anche se ci si potrebbe domandare su cosa voteranno gli italiani in primavera, posto che l’ordinanza riconosce che l’intervento della Consulta è intenso e quindi è necessario l’intervento del Parlamento per colmare i vuoti.
Cosa accadrà adesso?
È sempre difficile formulare giudizi prognostici su materie così delicate e complesse, ma questa volta riteniamo che si possa prevedere che difficilmente il quesito referendario possa superare il vaglio del giudizio di ammissibilità. E sono tre le ragioni di questa nostra ipotesi.
La prima è strettamente tecnica e cioè il quesito di abrogazione totale della legge è quello che è sempre apparso il più critico, poiché si tratta comunque di una legge di attuazione di una disposizione costituzionale e in tal senso può ritenersi una legge costituzionalmente necessaria e avente per oggetto anche la materia tributaria.
Difatti, i difensori dei quesiti referendari sostenevano di fronte a queste argomentazioni che ciò poteva valere solo per il referendum di abrogazione totale ma non anche per i referendum di abrogazioni di disposizioni puntuali, i quali sono tutti caduti. Inoltre, è assai fondato il dubbio che il quesito referendario abbia i requisiti della chiarezza, semplicità ed omogeneità.
In definitiva, alla Corte costituzionale spetterà di verificare se il quesito referendario abbia il requisito della chiarezza, semplicità e non contraddittorietà, per essere intellegibile e non coartare la libertà di voto dell’elettore. Ed è difficile che la Corte possa ritenere che esistano tali requisiti per un referendum riguardante un simulacro di legge inapplicabile, dato che la stessa Cassazione conferma che “spetterà al Parlamento colmare i vuoti”.
La seconda ragione è “piscologica”: sembra difficile ipotizzare che la Corte dopo un suo intervento così ampio e articolato che comunque ha “salvato” la riforma e riconosciuto in motivazione la necessità di attuare il regionalismo differenziato e il federalismo fiscale, salvo i limiti evocati dalla stessa Corte, dichiari che la stessa possa essere abrogata totalmente.
La terza ragione è “politica”, nel senso che l’eventuale pronuncia di inammissibilità, in verità, accontenterebbe di nuovo tutti gli schieramenti: i sostenitori della riforma troverebbero ulteriore conferma all’immediata cantierabilità dell’autonomia differenziata; i critici della riforma, invece, potrebbero continuare a evocare i profili di illegittimità accertarti per dichiararne la sua morte.
Lo svolgimento del referendum, ovviamente, impedirebbe questa narrazione di vittoria diffusa e ci darebbe un vincitore e uno sconfitto. E la storia insegna a non confidare troppo sulla sicurezza di un esito referendario.
La sentenza su Salvini
Peraltro, quanto scritto presuppone che non vi siano sviluppi politici improvvisi che sconvolgano i calendari.
Al riguardo, come è noto, tra qualche giorno, ormai, ci sarà il verdetto del giudizio a Palermo su Matteo Salvini e noi dubitiamo che una eventuale sentenza di condanna del leader leghista possa non avere conseguenze politiche dirompenti. Ovviamente speriamo non sia così, anche perché tecnicamente ci pare già una follia avere previsto una ipotesi delittuosa così grave in questo caso, ma non ci scommetteremmo.
In questi decenni, infatti, abbiamo visto cose che voi umani non potete nemmeno immaginare.