Politica

Benvenuto 2025: ma abbiamo davvero bisogno del “primato della politica”?

Sì, se per politica intendiamo decisioni nel rigoroso rispetto dell’individuo. No, se è difesa del potere, arbitrio, pulsioni autoritarie. Il contro-discorso di fine anno di Max Del Papa

Mattarella

Carissime amiche e carissimi amici, sostenitori di Atlantico Quotidiano e del sito di Nicola Porro,
con il direttore Federico Punzi abbiamo inteso rivolgere a voi tutti un pensiero, in punta di piedi, in segno di gratitudine per la vostra attenzione di un anno intero.

Personalmente ho accettato con entusiasmo, anche ricordando le mie condizioni di un anno fa, che mai mi avrebbero consentito uno sforzo del genere. Proprio per questa mia forse poco invidiabile, ma efficace, condizione di testimone e insieme di parte in causa, mi sento – e mi perdonerete, spero, l’arroganza; ma chiunque si esprima nei confronti di un ipotetico uditorio è per forza un po’ arrogante – mi sento, dicevo, di esordire con una notazione non incoraggiante; ossia l’anno si chiude, mi sembra, allo stesso modo in cui si era aperto.

Ancora abusi di potere

E non un modo propizio, vale a dire con il sospetto di un abuso nei confronti di un paziente, cardiopatico e non vedente, cui sarebbe stato rifiutato, in quanto no-vax, un intervento di grande urgenza in un ospedale del Triestino. Non è un bel segnale, perché conferma che l’abuso di potere maturato sotto il regime precedente, evidentemente si autoperpetua: ci ritroviamo ancora alle prese con le discriminazioni, le intimidazioni verso chi non aveva accettato l’ennesima dose.

È vero che l’attuale governo ha finalmente cancellato assurde e illecite le multe ai “renitenti”, che non erano no-vax ma semplicemente cittadini che, in piena coscienza, rifiutarono la terza dose, stante il fallimento delle prime due: ma le reazioni scomposte, perfino furibonde di partiti addirittura di segno contrapposto, hanno confermato che quella pulsione autoritaria, e irragionevole, è lungi dall’essersi spenta.

E così, assistiamo inesorabilmente alla levata di scudi in favore di una sanità che ha rifiutato di operare un paziente grave, e ai vecchi anatemi verso il medesimo paziente, simbolo di tutti i non allineati da tornare a odiare, a maledire, a minacciare: “non ti vaccini, non ti operiamo, muori”, così potrebbe essere aggiornato il famoso assioma di Mario Draghi.

Un assioma che la scienza si è incaricata di sbugiardare: non uno dei presupposti che sorreggevano quel regime sanitario ha retto alla prova dei riscontri: non i vaccini senza limite, dimostratisi viceversa pericolosi, non i coprifuoco, tanto meno le misure coercitive e punitive fino alla perdita del lavoro. Eppure, a dispetto di tutto, la politica o fa spallucce o torna a dimostrarsi solidale nel ricatto.

Cosa significa questo? Significa che la libertà intesa come scelta autonoma, democratica, responsabile, si è andata perdendo irreversibilmente dai tempi del Covid; significa che il potere si è incaricato di concepire ed insufflare una nuova idea, orwelliana, di libertà che consiste esclusivamente nell’obbedienza, nella punizione, nella adesione acritica a qualsiasi decisione calata dall’alto.

Primato della politica? Anche meno

Fonti più autorevoli commenteranno che c’è bisogno di politica, del suo primato – che tuttavia è sempre da maneggiare con cautela – sull’economia, in funzione democratica. Solo, ci chiediamo: è questa, la politica? Se per politica si intende il reticolo di posizioni, di sfumature, anche di decisioni, nel rigoroso rispetto dell’individuo, siamo in sintonia. Se invece questa difesa a priori della politica coincide con la difesa a priori del potere, della sua carica arbitraria, allora avremmo qualcosa da obiettare, accidenti a noi, incorreggibili liberali e libertari.

È curioso: da anni, ci sentiamo tessere l’elogio, pur esso acritico, di una scienza eretta a feticcio anche quando il progresso la sostiene con il suo portato insidioso, con la tecnologia del controllo e degli algoritmi, che dietro hanno sempre l’elemento umano il quale può sbagliare per difetto o per malizia. Ma appena questa scienza sconfessa le pretese del potere, ecco che non serve più, ecco che la politica per prima la ignora o addirittura pretende di nasconderla. Di censurarla. Vecchia storia, direte, ma non per questo meno insidiosa, potremmo dire meno tragica.

Di politica c’è bisogno, come ce n’è di diplomazia, specie in una fase in cui tutto sembra sfuggire all’umanità, di ragionevolezza, quando occorre di compromesso: è il senso da dare a tutto questo, che sembra perdersi nelle democrazie implose, negative, in cui l’Occidente sta affogando.

C’è bisogno di politiche locali e nazionali, che non proibiscano di spostarsi o di fumare una sigaretta en plein air senza venire puniti a prescindere, in una spirale delirante di autoritarismo; c’è forse bisogno di meno Unione europea, dalla quale una simile deriva si origina; e c’è bisogno, consentitecelo, di politici meno arroganti, meno tronfi, mentre ci accorgiamo che la loro trasformazione in influencer è sempre più smaccata, e più veloce: ormai bastano poche stagioni di potere per constatare un distacco quasi orgoglioso da chi li ha eletti.

La polemica su Musk e Trump

C’è bisogno di politica, perché è vero che il potere tecnologico la sta fagocitando, e che le logiche della finanza stanno soppiantando quelle della democrazia: ma questo non può ridursi a una polemica strumentale su Elon Musk e Donald Trump in un’ottica ancora dirigista, statalista, di autoritarismo ora punitivo ora compassionevole.

E, per noi italiani, c’è bisogno di una riscoperta del senso di responsabilità a tutti i livelli, dal politico all’intellettuale, dall’artistico al manageriale.

Nuovi italiani

Questo l’augurio, forse utopistico, che ci sentiamo di esprimere a cavallo tra una fine e un principio: che sia un principio fatto di princìpi, un inizio vero, per consentirci di orientarci anche in quel difficile, delicato settore che è l’accoglienza.

Di nuovi italiani o aspiranti italiani con le migliori intenzioni ce ne sono tanti, e non è giusto confonderli con una teppaglia di maranza e di balordi che hanno goduto sin qui di troppa indulgenza, se non di scoperta complicità, penalizzando chi è davvero determinato a fare la sua parte in questo Paese.