Nei mesi scorsi il senatore Claudio Borghi è spesso tornato sulla necessità che l’Italia dica un deciso – e definitivo – no all’adesione al MES, il nuovo trattato del Meccanismo Europeo di Stabilità. Lo ha fatto tramite X (“il social precedentemente conosciuto come Twitter”, per dirla in stile Prince) e in altre occasioni pubbliche.
La questione è cruciale per l’Italia in quanto dall’autonomia nelle scelte economiche dipende la libertà e indipendenza della nostra nazione da enti europei non necessariamente frutto di un voto popolare. Abbiamo pertanto deciso di contattare il senatore per chiarire alcuni punti a nostro avviso centrali. Quello che segue è un resoconto della nostra conversazione, che potete trovare in forma completa in questo podcast.
Al di sopra delle leggi
MARCO HUGO BARSOTTI: Cominciamo da quanto possiamo leggere nel testo del trattato:
I beni, le disponibilità e le proprietà del MES, ovunque si trovino e da chiunque siano detenute, godono dell’immunità da ogni forma di giurisdizione (…) Le disponibilità e le proprietà del MES, ovunque si trovino e da chiunque siano detenute, non possono essere oggetto di perquisizione, sequestro, confisca, esproprio e di qualsiasi altra forma di sequestro o pignoramento derivanti da azioni esecutive, giudiziarie, amministrative o normative”
Quindi sia i beni del MES ma anche, di fatto, le persone che ci lavorano sono al di là delle leggi. Quindi la prima domanda è perché mai hanno bisogno di questa immunità?
CLAUDIO BORGHI: Credo che, se lo si chiedesse a loro, probabilmente direbbero che, dato che le cifre che girano sono così grandi, e che qualcuno potrebbe fare loro causa per i motivi più disparati, preferiscono mettersi al di là delle leggi.
E ovviamente, la risposta che darei io è: “ma pensa un po’, ancora devo trovare qualcuno che potendo sottrarsi alla legge invece vi si sottopone”. Quindi il problema non è di chi chiede di essere al di là delle leggi, il problema è di chi glielo consente.
MHB: Sembrerebbe andare contro ogni regola di separazione dei poteri: non si potrebbe sollevare la questione ad alto livello, magari alla Corte costituzionale, in caso il trattato venga ratificato?
CB: Ma vede, questo è un problema secondo me abbastanza annoso, che riguarda tutta questa proliferazione di organismi sovranazionali, dove in teoria l’eccezione doveva essere solo una, l’Onu. E invece no. Visto che lo strumento funzionava, hanno cominciato a spuntare (enti che si dichiarano al di sopra delle leggi, ndr) come funghi.
La stessa Onu poi ha fatto uscire tutta una serie di… mi viene la parola inglese che è “offspring“, ma credo che in italiano si possa dire “germogli”…
MHB: Giusto, germogli.
CB: Una roba così, tale per cui uno ad un certo punto si trova pieno di soggetti che sono estranei alla maggior parte delle giurisdizioni, o quantomeno non ci si pone neanche il problema. Sono anche esentasse poi. E ovviamente predicano sull’importanza che gli altri le paghino, le tasse.
Ma ricorda Carlo Cottarelli? Ad un certo punto predicava il taglio delle pensioni da una posizione dove non mi risulta si prendano micro-pensioni.
Mancanza di trasparenza
MHB: Sempre su questo tema, nel testo del nuovo trattato MES c’è scritto “The archives of DSM and all documents belonging to DSM are held by shall be inviolable”, cioè mancanza totale di trasparenza. La domanda che mi pongo è: ma si tratta della stessa Europa del GDPR, quella che non passa giorno che non sanzioni le grandi aziende americane per mancanza di trasparenza sulla gestione dei dati?
CB: Certo, ma secondo me è ancora più grave, perché uno dice “questa è l’Europa”. Ebbene no, non è l’Europa! Il MES non è un organismo dell’Unione europea, forse questa cosa non è ancora stata capita: sembra che l’Unione europea e il MES siano la stessa roba, o quantomeno uno sia una emanazione dell’altra.
Ma no, perché all’interno dell’Unione europea ci sono molti Stati che non sanno neanche cosa sia. Andate a chiedere ad un polacco, ad uno svedese, cosa ne pensa del MES. Ti guarderebbe e ti direbbe “Ma state male?”.
In realtà, è un accordo intergovernativo fra qualche Stato, quindi con l’Unione europea non c’entra niente. Non si capisce perché una cosa che nemmeno c’entra con l’Ue debba avere le caratteristiche analoghe, già di per sé borderline, delle Nazioni Unite.
Ma poi ricordate Federico Fubini? Che pigolava dicendo eh io sì, mi devo pentire di una cosa, non ho riferito dei bambini greci alla fame per le ristrettezze imposte. Dato che evidentemente si pensa che è possibile fare queste cose, allora tanto vale mettersi al riparo sia dell’aspetto democratico sia dell’aspetto giudiziario: troppo comodo.
Approvarlo ma non usarlo?
MHB: Senta, adesso qualche domanda un po’ più tecnica. Intanto, una cosa che non mi è chiarissima, l’intervento del MES scatta automaticamente o deve essere fatta una richiesta? Perché ad un certo punto si legge “An ASM member may address a request for stability support to the chairperson of the board of governance”. Sembrerebbe che la nazione chieda, quindi uno potrebbe dire “ok, sono nella … ma non lo chiedo lo stesso, l’intervento del MES”.
CB: Sì, sì, questa è una domanda intelligente. E che ruota intorno al famoso equivoco relativo a “possiamo approvarlo, ma impegnarci a non chiederlo mai”. Quante volte l’avete sentita questa cosa?
Questa cosa qua, impegniamoci a non chiederlo mai, o similari, è una cosa che può valere esclusivamente per la Germania, perché è l’unico Stato che ha una maggioranza sufficiente a essere indispensabile per qualsiasi tipo di decisione. Invece così non è per gli altri, soprattutto così non è per noi.
La Francia arriva giusto seconda, perché, guarda caso, la maggioranza qualificata per buona parte delle decisioni è stata stranamente fissata a 80 per cento. E uno si domanda, “ma perché c’è questa strana percentuale?”. In genere la maggioranza qualificata è al massimo di due terzi (66,6 per cento, ndr), per dire, non ho mai visto una maggioranza all’80 per cento (che corrisponde ai 4/5, ndr). Uno si domanda, “ma perché succede questo?” e la risposta viene fuori quando uno guarda cos’è la percentuale di voto di capitale della Francia, che ha il 20,2 per cento. E noi il 17 per cento. Ma guarda caso.
Il risultato è che io posso tranquillamente promettere qualsiasi cosa dicendo che mai lo userò, ma nel momento stesso in cui lo ratifico, convengo che quello deve essere lo strumento per le risoluzioni di situazioni complicate.
Quello, per intendersi, che è successo durante la pandemia, vi ricordate quella due giorni clamorosa dove iniziò Christine Lagarde dicendo “non siamo qui a chiudere gli spread“, dopo di che gli spread in tutta Europa partirono in modo verticale?
MHB: Ah, sì, poi dovette subito correggersi, una figuraccia.
CB: E infatti tornò dopo dicendo “abbiamo visto questo bellissimo strumento, quello dove la Banca centrale interviene acquistando i titoli dei Paesi perché, sapete, adesso c’è la pandemia”. Bene, in una situazione del genere, non ci potrà più essere né “whatever it takes”, né cose di questo tipo, perché se c’è uno Stato che ha un problema, io Bce non muovo un dito. C’è il MES, andate lì a prendere i soldi.
Insomma: firmi col sangue, cedi sovranità e poi dopo, poi dopo, poi dopo, forse, poi alla fine, forse ti diamo due soldi. Vero, esiste il famoso OMT, quindi l’Outright Monetary Transaction, che però ha come presupposto ovviamente il passaggio dal MES, per cui di base uno Stato potrebbe trovarsi in condizione di non avere scelta, se a un certo punto i propri titoli di Stato non vengono comprati da nessuno, perché c’è una crisi di mercato e la Banca centrale non interviene.
“Fate Presto”
MHB: Mi ricorda qualcosa…
CB: Esatto, il meccanismo usato contro Berlusconi. Cinquecento! Spread a 500! Allarme assoluto. Che poi è accaduto anche con Monti, perché non è che era colpa di Berlusconi. Nessuno lo ricorda, ma anche con Monti premier, ad un certo punto, quando la Banca centrale si rifiutava di acquistare i titoli, lo spread andava a 500… nel luglio del 2012.
E quindi, se uno Stato arriva a questi spread, oltre il livello possibile di sopravvivenza, quindi col rischio di non pagare pensioni o stipendi… l’unica cosa che rimane da fare è prendere e rivolgersi al MES.
MHB: A questo punto la domanda che mi viene da fare è: facciamo conto che noi non firmiamo, lei riesce a convincere gli altri a non firmare. Ad un certo punto Meloni fa qualcosa o dice qualcosa che fa arrabbiare “l’Europa” (come fece Berlusconi) e per caso di nuovo lo spread sale a 500 … e appunto noi non siamo firmatari del MES. Che succede?
CB: A questo punto non essendo in vigore il trattato MES così come congegnato, molto semplicemente la Banca centrale deve intervenire.
MHB: Un attimo, deve o può?
CB: Deve. Per una motivazione molto semplice, perché quella che si presenterebbe a quel punto sarebbe una situazione di possibile default inordinato di un Paese così grande come l’Italia che si trascinerebbe dietro tutto. Noi non siamo la Grecia.
MHB: Ok, dunque per quello vogliono farci firmare, per evitare questo rischio.
CB: La loro idea è sempre stata quella di dire “ah, facciamo che evitiamo i possibili casini, ma in compenso gli mettiamo una bella briglia che ci consente di guidarli come fa più comodo a noi”.
Buoni e cattivi
MHB: C’è un punto importante, nel MES ci sono due possibili linee di credito, quella a condizionalità semplificata e quella a condizionalità… complicata? Non come si chiami l’altra. Comunque dove interviene la famosa Troika?
CB: Quella rafforzata.
MHB: Lei ha commentato nei suoi tweet che loro dividono tra buoni e cattivi, però poi ho guardato un attimo, “buoni” sono quelli che presentano disavanzi inferiori al 3 per cento del Pil, saldo di bilancio strutturale pari o superiore al valore di riferimento minimo, e questo va bene, ma poi un rapporto debito-Pil inferiore al 60 per cento, o una riduzione di questo rapporto di un ventesimo l’anno. Il punto è che vivo in Francia e conosco bene la situazione. Qui siamo sullo stessa traiettoria dell’Italia. Il rapporto in Francia è al 112, ben più del 60 per cento. Quindi alla fine, quasi quasi, sembrerebbe che sia solo la Germania la buona, o capisco male qualcosa?
CB: No, no, non capisce male, si sono proprio solo loro i buoni. Questo è, secondo me, uno dei campanelli d’allarme che dovrebbe suonare anche in casa Francia, che in questo momento hanno dei fondamentali economici che sono oggettivamente peggiori rispetto agli italiani. È una cosa che non è mai stata presa più di tanto in considerazione, perché il francese pensa che la Bce la controlla Parigi, e quindi se ci fosse da comprare titoli francesi, Lagarde lo farebbe, MES o non MES.
Soldi dei risparmiatori a rischio
MHB: Ultime domande. Commentando un articolo del Sole 24 Ore dove si affermava che “il MES presta al Paese beneficiario fondi con tassi di interesse notevolmente inferiori a quelli che il Paese si troverebbe costretto a pagare emettendo titoli pubblici in condizioni di instabilità finanziaria”, lei ha scritto “ma benedetti figlioli, ancora non abbiamo capito che il tasso di interesse lo fissa la Bce e ha pure ufficializzato un apposito strumento proprio per garantire stabilità?”
CB: Certo, ma soprattutto, perché si continua a tacere il fatto che i prestiti del MES sono crediti privilegiati e come tali sono a rimborso passando avanti a tutti i titoli di Stato emessi, quindi praticamente mettendo a rischio i soldi dei risparmiatori?
La scelta di potere del Pd
Quello che vorrei ora dire, se volessi pensare male, è che essendo il MES uno strumento di controllo esterno, chi non riesce a vincere le elezioni cerca di mantenere il potere con strumenti non democratici. Questa credo sia stata, più o meno, la scelta di fondo fatta dal Partito Democratico sin dal lontano, direi, 1994.
Credo che quella vittoria di Berlusconi li segnò così profondamente… mi pare di vederli, ecco, se io chiudo gli occhi mi pare di vederla la riunione… dove dicono “gli italiani sono tutti dei coglioni, vanno a votare uno come Berlusconi invece che noi che siamo così bravi e belli”. Quindi noi dobbiamo buttarci sull’Unione europea, dove la democrazia non c’è e così riusciamo a governare perché siamo bravi.
Meno Italia, meno democrazia
C’è il punto d’arrivo di questo ragionamento, lo si potrebbe leggere anche nell’intervista o nelle dichiarazioni che vediamo sui giornali oggi da Mario Draghi. Quando dice che la soluzione per l’Europa è cedere più sovranità all’Unione europea, adottare il bilancio comune.
Io dico, “più Europa” qui significa “meno Italia”, ma anche meno democrazia, perché sappiamo benissimo che quello che c’è in Europa non è una democrazia. Il Parlamento europeo è una forma, una specie di foglia di fico, sappiamo benissimo cosa conta o cosa pesa rispetto alla maggior parte delle decisioni che invece sono prese nelle segrete stanze o addirittura nell’Eurogruppo, dove non esiste nemmeno un verbale.
La ratifica
MHB: Ultima domanda. Cosa succede adesso, nel senso che lei ha fatto un’operazione di grande promozione di queste sue idee su X e su altri canali che mi pare abbia portato a risultati, ma siamo al sicuro oppure no? C’è ancora il rischio che venga ratificato, questo trattato?
CB: No, non siamo al sicuro perché altrimenti non mi sbatterei come mi sto facendo per propagandare, per spiegare quantomeno i problemi della questione MES. In tanti non l’hanno ancora capita. Poi l’Italia ha sempre avuto purtroppo un certo grado di faciloneria, dicendo “ma sì, ma questa è una roba europea, firmiamolo ma tanto poi alla fine noi facciamo quello che vogliamo”.
Si pensi, per esempio, alla questione delle emissioni, dei blocchi delle auto e così via. Lì siamo arrivati al livello in cui siamo perché abbiamo lasciato partire una palla di neve nel 2008 che poi è diventata una valanga.
Ora, se si tratta delle sanzioni, magari uno se ne può fregare. Per quello che riguarda invece le questioni monetarie e di sicurezza del debito pubblico, lì non te ne vieni fuori con una votazione o con un decreto, mettiamola così. Per cui no, non siamo ancora fuori pericolo.
Finché non sentirò Giorgia Meloni dire “il MES non è nel nostro interesse e noi non lo ratificheremo mai”, non starò tranquillo. Sono parole molto semplici da dire: ovvio che continuerò a montare la guardia, mettiamola così, fino a che non saranno pronunciate.