Politica

Brandizzo: no, la civiltà non c’entra

Basta colpevolizzare i sistemi sociali ed economici. La nostra vita dipende dal libero arbitrio di miliardi di persone. Qualcuno ha sbagliato, non la “società”

Mattarella Brandizzo

Riferendosi al gravissimo incidente occorso a Brandizzo, dove sono morti cinque operai che lavoravano sui binari della ferrovia, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha affermato che morire sul lavoro è un oltraggio ai valori della civiltà. La frase è stringata, non articola un vero e proprio ragionamento, ma è di sicuro efficace, netta e perentoria.

Colpa del “sistema”

Morire sul lavoro è contrario alla civiltà, come se, questo è l’unico senso che riesco a dare alle parole del capo dello Stato, il sistema giuridico, economico e sociale, la civiltà appunto, fosse in colpa per non essere riuscita ad evitare quelle morti.

Una colpa di sistema, insomma, una colpa del sistema; una colpa nostra, di tutti. Beh, io personalmente sono stanco di questo modo di ragionare, di questa colpevolizzazione del sistema e di questa civiltà che non avrebbero raggiunto ancora il livello sufficiente per evitare gli incidenti di Brandizzo.

La mia tesi, che ritengo dimostrabile, è un’altra e non addebita le colpe degli incidenti sul lavoro, delle stragi del sabato sera e degli stupri, alla civiltà, né comporta che questi fenomeni siano un oltraggio alla civiltà.

Basta una sola volta

Premessa maggiore. La nostra vita dipende ogni singolo minuto dal modo in cui altri miliardi di esseri umani decidono di esercitare la loro libertà, la libertà che si intrinseca nel libero arbitrio dell’animale essere umano. Ogni maledetto secondo siamo vivi e non morti perché miliardi di esseri viventi esercitano la loro libertà in maniera compatibile con quella di ciascuno di noi; e questa è la civiltà.

Facciamo un esempio: tutte le volte che percorro un tragitto con l’automobile, al passaggio di ogni singola autovettura che sopraggiunge in senso opposto, posso tranquillamente affermare “sono ancora vivo perché quell’altro automobilista non ha deciso di andare contromano, perché ha deciso di non ubriacarsi, perché ha deciso di non fare lo spaccone con la fidanzata, perché ha compreso la differenza fra una strada statale e un circuito di formula uno”.

Pensateci, la civiltà, in senso ampio, non c’entra nulla: è sufficiente che un individuo su miliardi decida di esercitare il suo libero arbitrio malamente e la mia, la vostra vita, sono messe in pericolo, possiamo morire all’istante.

Riflettiamoci su: la nostra vita è nelle mani di miliardi di essere umani che ci consentono di esercitare una libertà, percorrere un tratto di strada in automobile, solo perché tutti insieme, nessuno escluso, esercitano la loro libertà in maniera corretta.

È sufficiente che ciò non accada una sola volta su centinaia di miliardi di volte in cui va tutto bene e ciascuno di noi può passare dalla vita alla morte.

La società non c’entra

Ma la società non c’entra un fico secco, la colpevolizzazione dei sistemi sociali ed economici nemmeno. È il libero arbitrio di cui ci ha dotato Dio o la natura, dipende dai punti di vista.

Se l’esempio dell’incidente stradale non vi sembra sufficiente, possiamo provare con altri casi paradigmatici; arriveremo sempre alle stesse conclusioni. Al ristorante siete vivi e non morti perché il cuoco ha deciso di non avvelenarvi. Sveglia! Potrebbe farlo se volesse; non potreste controllarlo, non fareste in tempo ad impedirglielo.

Conclusione: la nostra vita dipende dal libero arbitrio del cuoco, c’è poco da fare. E noi andiamo al ristorante senza pensare di morire avvelenati perché la specie umana ha sviluppato la fiducia. Fine dei piagnistei sulle colpe della società.

Ma proviamo ancora con altro. Migliaia di donne escono ogni giorno per recarsi al lavoro, prendono i mezzi pubblici, tornano tardi la sera, vanno a divertirsi, com’è sacrosanto che sia, senza che si registrino centinaia di casi di violenza sessuale o di stupri.

Quando accade che qualche maschio eserciti il suo libero arbitrio in maniera sbagliata, illegittima, immorale e sconsiderata, la vita di una donna è messa in pericolo. Ma quante altre milioni di libertà individuali sono state esercitate, ogni singolo momento, in maniera corretta e civile? Non si potrebbero contare. Cosa c’entra la società e il sistema sociale se un imbecille criminale, su decine di milioni di esseri umani maschi, adotta una condotta incompatibile con la libertà altrui?

Qualcuno ha sbagliato

E veniamo a Brandizzo. Ci saranno le indagini, le investigazioni e si scoprirà, speriamo, cos’è successo. Ma la società non c’entra nulla. Qualcuno è stato negligente, qualcuno ha sbagliato, qualcuno ha esercitato il suo libero arbitrio in maniera errata, qualcuno ha scelto di essere superficiale quando avrebbe potuto agire diversamente.

Qualcuno! Non la società! Non il sistema economico, le imprese, i capitali, le leggi. No! Qualcuno; essere umano dotato di libertà e libero arbitrio.

Quello che ho sin qui sostenuto depone per fare spallucce davanti a queste tragedie e andare avanti come se nulla fosse? Nemmeno per idea. Significa solo leggere correttamente i fenomeni e smettere di colpevolizzare a destra e a manca, con una buona dose di banalità sia consentito, entità collettive inesistenti o milioni di individui che agiscono ogni santo giorno correttamente e che preservano, sì, forse non vi piacerà ma è così, preservano la vita altrui, la vostra vita.

E se qualcuno volesse aspirare ad un quotidianità con zero incidenti sul lavoro, zero incidenti stradali, zero vittime di qualsiasi tipo, non dovrebbe fare altro che avere il coraggio di proporre la robotizzazione dell’uomo e lo sradicamento dalla sua mente del libero arbitrio. D’altronde, che ci vuole?