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Chi teme la Commissione Covid e cerca già di delegittimarla

Negli Usa Wsj e DeSantis agguerriti, da noi resistenze e timidezza politica prevalgono sulla necessità di illuminare i tanti aspetti opachi della gestione pandemica

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La sempre più probabile istituzione della Commissione di inchiesta sulla gestione della pandemia ha già provocato i primi mugugni. Su La Stampa è apparso un corsivo attribuito a Montesquieu, lo pseudonimo col quale vengono vergati alcuni articoli, con cui si è severamente censurato l’operato del governo.

La tesi di fondo è che questa commissione verrebbe usata dall’Esecutivo come una clava, per processare chi lo ha preceduto e, in particolare, per mettere sotto la lente di ingrandimento l’operato dell’ex ministro della salute.

Parlamento esautorato

In pratica, secondo l’editorialista del quotidiano torinese seguace del celebre filosofo francese (di cui, però, ignoriamo l’opinione sulla questione), questa commissione sarebbe un atto autoritario del governo in carica, quasi un anticipo del futuro sistema presidenziale che mira a svuotare completamente di funzioni e poteri le aule parlamentari: “Il nuovo verbo di una Costituzione materiale che sconfessa, senza toccare, quella scritta”, è il grido d’allarme dell’autore del fondo.

Eppure, mai obiezione fu più semplice. Per oltre un biennio, le aule parlamentari sono state esautorate dall’emergenza infinita. Prima i Dpcm contiani e poi i reiterati decreti draghiani hanno, di fatto, marginalizzato Camera e Senato nella gestione sanitaria.

Suona assurda, se non beffarda, questa preoccupazione postuma visto e considerato che non si ricordano critiche de La Stampa alla massiccia e discutibile normazione del periodo Covid neppure sul piano formale. Anche se, come tanti giuristi insegnano, la forma è sostanza soprattutto quando si toccano diritti costituzionalmente presidiati.

Colpo di spugna

Ma probabilmente, questa contestazione apparirebbe “cinica” all’estensore del pezzo tanto è vero che, prima del finale, lascia intendere che il periodo pandemico dovrebbe essere esentato da approfondimenti: “Quasi l’atroce pandemia fosse un ricordo, e non avesse consumato infinito dolore”.

Al di là del tono aulico, di episodi atroci se ne sono verificati diversi e hanno provocato tanto dolore a chi ha subito coercizioni, discriminazioni, discreto sociale. Perché dovrebbe essere preclusa una legittima indagine? Montesquieu si duole del fatto che, a norma dell’art. 82 della Costituzione, alla commissione vengano attribuiti gli stessi poteri (ma anche gli stessi limiti) dell’autorità giudiziaria.

La vera prevaricazione

Insomma, uno strumento previsto e regolato dalla Carta costituzionale per fare luce su situazioni di interesse pubblico viene visto perfino come un modo “per portare la guerra civile nelle Camere, delle maggioranze sulle minoranze”. Una sorta di prevaricazione sulle minoranze c’è stata proprio nel periodo pandemico quando i renitenti all’iniezione sono stati considerati alla stregua di paria, meritevoli di ogni sorta di punizione.

A titolo esemplificativo, Giuliano Cazzola evocò addirittura Bava Beccaris per i riottosi mentre Roberto Burioni usò la macabra metafora dei sorci chiusi in casa per descrivere la condizione di chi non si era piegato ai diktat sanitari. Allora, pochi si indignarono. L’emergenza aveva sdoganato qualsiasi iperbolico epiteto, anche quelli più sconcertanti e inaccettabili.

Vulnus nella vita civile

Chiusa la digressione e tornando a Montesquieu, appare del tutto fuori luogo anche il riferimento a precedenti commissioni d’inchiesta tipo quella su Telekom Serbia perché è completamente diverso il contesto storico-politico e differente pure l’ambito dell’indagine.

La gestione sanitaria rappresenta un vulnus nella vita civile del nostro Paese, ha creato un acceso clima di contrapposizione alimentato dalla grancassa mediatica, ha suddiviso i cittadini sulla base di scelte individuali, ha “premiato” chi è stato costretto a obbedire e ha castigato chi ha difeso i propri principi subendo la perdita dello stipendio, ha confuso la propaganda con l’informazione, ha fagocitato il dissenso e le critiche impedendo che alle voci contrarie fosse concesso lo spazio dovuto in una democrazia liberale.

Su tutto questo dovrebbe calare il silenzio? Bisognerebbe chiudere un periodo così buio con una sorta di damnatio memoriae? Insomma, tanto per intenderci, saremmo davanti al più classico scurdammece ‘o passato all’italiana.

Le critiche del WSJ

Altrove, invece, intendono mantenere vivo il ricordo di quanto accaduto. Per esempio, il prestigioso Wall Street Journal ha bollato addirittura come “pubblicità ingannevole e fuorviante” il costante e incessante appello all’utilità dei richiami, i cd. booster, sia da parte delle case farmaceutiche che delle autorità sanitarie.

La critica del WSJ, un foglio che non può essere certo annoverato tra quelli che hanno ostacolato la campagna di vaccinazione, è stata non solo dura ma anche accurata perché ha citato studi scientifici a supporto della propria tesi. Senza addentrarci nella parte più tecnica, il succo del discorso è molto semplice: “Gli anticorpi si esauriscono rapidamente dopo pochi mesi”. Ergo, non si comprende l’insistenza con cui si vorrebbero spingere le persone a ricevere l’ennesima dose.

In America si indaga

Sempre negli Stati Uniti, la Camera a maggioranza repubblicana, sotto la guida del nuovo Speaker Kevin McCarthy, in pochi giorni, ha affidato ad un comitato di esperti una serie di compiti tra cui quello di investigare sulla strumentalizzazione politica delle faccende sanitarie (e non solo) da parte delle agenzie federali.

Così come il governatore della Florida, Ron DeSantis, aveva già chiesto e ottenuto la convocazione del Gran Giurì, presieduta dal giudice Ronald Ficarrota, per esaminare con attenzione ogni aspetto legato alla campagna di vaccinazioni, in particolare quelli legati alle reazioni avverse.

Se in America le cose procedono sempre in maniera spedita, da noi invece le forti resistenze e i timori politici prevalgono sulla necessità di illuminare le tante vicende occorse nell’era pandemica. Eppure, non è questo il momento di tentennare di fronte alle difficoltà, soprattutto se si ricorda la lezione di Shakespeare: “Il sangue e il coraggio s’infiammano di più a risvegliar un leone, che a dar la caccia a un timido daino”.