Politica

Ci risiamo, ancora con ‘sto fascismo: sinistra alla frutta contro Meloni

Dopo lo sciacallaggio su Giulia Cecchettin, ecco che il Pd e la sinistra tornano a sfoderare il loro cavallo di battaglia: l’allarme fascismo

Prima alla Scala

Due mesi fa è uscito in libreria il libro di Daniele CapezzoneE basta con ’sto fascismo. Cari compagni ci avete rotto…”, un libro geniale nel quale il direttore di Libero coglie in pieno l’essenza del dibattito politico in Italia.

L’espediente della sinistra

Il concetto per la sinistra è facile: sono consapevole di essere minoranza nel Paese, non ho la capacità di esprimere una mia alternativa credibile, allora mi limiti a dare del fascista all’avversario, lo dipingo come un mostro, un pericoloso sovversivo che ci porterà alla rovina.

Per essere credibile, si serve di un apparato di indottrinamento imponente, che parte dalle aule dei licei e arriva nei salotti televisivi, e ha per protagonisti persone che dall’alto dei propri pulpiti si sentono eticamente e moralmente superiori e per questo titolate a dare una lezione, quasi come fosse una missione divina. Ho io la verità e devo spiegarvela. Anzi, in certi casi sarebbe più corretto dire imporla, emarginando il dissenziente e bollando come fascista chiunque abbia il solo coraggio di dubitare.

Che poi il “prurito del dubbio”, così come definito da Karl Popper, è alla base del processo cognitivo che ha come oggetto l’indagine scientifica razionale, portatrice di progresso. Ma a questi sedicenti “eruditi” poco importa tutto ciò, se la pensi diversamente sei semplicemente fascista e con te non parlo perché non sei degno. Potrei dilungarmi ancora, ma per questo rimando alla lettura dell’ottimo Capezzone.

Il “resistente” della Scala

Venendo all’attualità, giovedì sera a Milano, si è tenuta la prima della Scala, evento al quale partecipano molte personalità celebri del mondo dello spettacolo e della cultura, oltre che delle istituzioni e della politica. Ebbene, dopo l’esecuzione dell’Inno di Mameli, ecco il solito esaltato – fuori luogo in un contesto come quello della Scala – gridare “no al fascismo. Viva l’Italia antifascista”, con chiaro riferimento al presidente del Senato Ignazio La Russa, presente sul palco reale assieme alla senatrice Liliana Segre – dopo non poche polemiche montate ad arte dal sindaco Giuseppe Sala, che molto probabilmente per sviare dai problemi di una Milano in tilt sicurezza, ne inventa di tutte per portare l’attenzione altrove.

L’autore del gesto è stato prontamente identificato dalla Digos, gesto che ha fatto scattare l’ira di molti parlamentari Dem, che in poche ore su X hanno lanciato una campagna rendendo noti i propri nome, cognome, data e luogo di nascita, con l’hashtag identifichiamoci, in aperta polemica con la Digos e strizzando l’occhio al delirante grido “antifascista”.

E così, finito lo sciacallaggio sulla gravissima uccisione di Giulia Cecchettin, il Partito Democratico, di nuovo a corto di argomenti, ecco che sfodera il suo evergreen: allarme fascismo, la democrazia è in pericolo!

Docce fredde per il Pd

Il perché è molto semplice: sono alla frutta – letteralmente, basta vedere la polemica per lo spot sulla pesca di Esselunga – e del tutto a corto di argomenti. Le previsioni catastrofiche di un’Italia isolata nel mondo e in Europa con il centrodestra al governo sono state smentite dall’accoglienza incredibile che Meloni sta avendo in tutto il mondo; dal giudizio positivo delle agenzie di rating come Moody’s, che ha confermato il rating dell’Italia innalzando addirittura l’outlook; dal record di occupazione nel 2023; così come dal fatto che l’Italia appare nel panorama europeo l’unico Paese a sperimentare una fase di stabilità  e credibilità politica, visti i problemi di Sanchez in Spagna e Scholz in Germania.

Come se non bastasse, il mese di dicembre si è aperto con due docce fredde: Meloni è stata incoronata da Politico.com come la donna più concreta in Europa, mentre per Forbes è la quarta donna più influente al mondo. Delirio totale e femministe di sinistra in tilt, dopo aver per anni sparlato di parità di genere, quote rosa, stuprato la lingua italiana a colpi di schwa o aggiungendo una “a” finale come se fosse questo a fare la differenza.

La verità è che nessuno a sinistra accetta che Meloni non sta sbagliando un colpo. Certo, qualche inciampo qua e là c’è stato, ma si tratta di sciocchezze talmente marginali che, se unite all’incapacità della controparte di elaborare una proposta reale, rendono il divario impossibile da colmare per il centrosinistra privo di identità e argomenti.

Il solito pericolo fascismo

Hanno usato il fascismo come tema di campagna elettorale e non ha funzionato. Allora, anziché elaborare una proposta alternativa, cercano di avvelenare il clima, politicizzando persino l’indegna uccisione di una ragazza o esultando per il mancato Expo a Roma, sul quale loro stessi non avevano mai scommesso (basti pensare che la presidente del comitato italiano era Virginia Raggi, esperta in fallimenti). Ma soprattutto, ciò che più li ossessiona: il fascismo.

È proprio vero, certi amori non finiscono mai, fanno giri immensi e poi ritornano. In un mondo privo di certezze, l’unica cosa su cui contare è il pericolo fascismo aleggiato almeno due o tre volte al mese dalla sinistra in piena isteria. C’è chi come Repubblica o La Stampa li supporta, riscaldando la solita minestrina del fascismo e servendola a quello che loro pensano essere un neonato, ma che nella maggior parte dei casi ha in realtà raggiunto da tempo un’età matura a sufficienza per non creder più a certe fesserie e rifiutare tale retorica.

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