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Ci risiamo, Meloni e ministri indagati: è ora di togliersi i guanti bianchi

L’obiettivo è sempre lo stesso: intimidire il governo sgradito per impedirgli di esercitare il suo legittimo potere di indirizzo politico. E non veniteci a parlare di “atto dovuto”…

Meloni video X
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Ci risiamo. Un’altra iniziativa giudiziaria lunare, dopo quella che ha portato a processare un ministro, l’allora ministro dell’interno Matteo Salvini, per il caso Open Arms. Questa volta a ricevere un avviso di garanzia, per favoreggiamento e peculato, è addirittura il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. E insieme a lei due ministri, il ministro della giustizia Carlo Nordio e il ministro dell’interno Matteo Piantedosi, nonché il sottosegretario Alfredo Mantovano.

A darne notizia – prima dei quotidiani presumibilmente già pronti a spararla sulle prime pagine di oggi – la stessa Giorgia Meloni in un video.

Il caso Almasri

Ancora una volta per una decisione inerente le loro funzioni. Tutti indagati per il caso Almasri, il capo della polizia giudiziaria libica raggiunto da un mandato di arresto della Corte penale internazionale ma espulso dal territorio italiano.

Un tizio, questo Almasri, che secondo la CPI (ma non ci metteremmo le mani sul fuoco dato che è la stessa Corte del mandato di arresto a Netanyahu) si sarebbe macchiato di crimini contro l’umanità, in particolare contro i migranti trattenuti in Libia, e che come ha ricordato la stessa Meloni, ha girato serenamente per mezza Europa ma solo una volta in Italia è stato raggiunto dal mandato di arresto. Insomma, la crisi con la Libia dovevamo farla noi. E solo noi.

Ma qualcuno deve aver fiutato la trappola. Non saremmo affatto sorpresi se in questa vicenda emergessero delle triangolazioni.

Ancora Lo Voi

In questa iniziativa ridicola (l’ipotesi di peculato è una chicca) ma pericolosa, c’è un nome che ricorre, quello del procuratore della Repubblica di Roma, Francesco Lo Voi, lo stesso che dalla Procura di Palermo aveva avviato il procedimento contro il ministro Salvini con l’accusa, nientepopodimeno, di sequestro di persona. Un processo da poco finito come sapete, con l’assoluzione di Salvini e una cocente umiliazione per la pubblica accusa (“il fatto non sussiste”).

Lo stesso Lo Voi tra i protagonisti delle chat di Luca Palamara e del suo libro “Il Sistema” sulle nefandezze per le nomine del Csm. Insomma, chiunque dotato di senso della misura se ne sarebbe stato buonino per un po’ con le accuse ai ministri. Invece no, Lo Voi rilancia.

Atto dovuto

Non veniteci a parlare di “atto dovuto” dopo la denuncia dell’avvocato prodiano Luigi Li Gotti, perché di “atti dovuti” che aspettano sono pieni i cassetti delle procure. In Italia l’azione penale è altamente discrezionale e l’obbligatorietà un alibi per le peggiori porcherie. Una cosa è certa: Meloni ha fatto benissimo a non starsene tranquilla e rispondere che non si farà intimidire.

Il tema infatti è sempre lo stesso: intimidire premier e ministri per impedirgli di esercitare il loro legittimo potere di indirizzo politico della nazione, che si tratti di sabotare le politiche di contrasto dell’immigrazione irregolare (e qui in particolare di sabotare la ragion di Stato negli accordi con la Libia), o di vendicarsi per la separazione delle carriere.

Riforme più incisive

Non può più essere tollerato che il sistema giudiziario venga dirottato per fini politici o interessi di una corporazione. Oltre ad andare avanti ancora più speditamente con la riforma della magistratura già all’esame del Parlamento – separazione delle carriere, riforma del Csm etc – chiediamo al governo una riforma ancora più incisiva.

Responsabilità civile e riforma degli avanzamenti di carriera dei magistrati. Che i procuratori siano valutati su basi innanzitutto quantitative. Per i processi che perdono e che vincono. Se i primi superano i secondi, retrocessioni fino al licenziamento. Per le accuse e le inchieste che aprono e finiscono nel nulla. Per i soldi che fanno spendere inutilmente allo Stato.

Il ministro Nordio dovrebbe inoltre cominciare ad usare a tappeto i suoi poteri di ispezione e contestare ai procuratori più attivi politicamente ogni minima anomalia.

E sarebbe anche ora di uscire dal Trattato costitutivo della Corte penale internazionale, una corte politica e anti-occidentale.