Politica

Ciò che davvero deve preoccupare del libro di Vannacci

Scandalo per le opinioni su gay e immigrati, ma nessuno gli ha chiesto dell’unica cosa su cui sarebbe titolato a rispondere: guerra in Ucraina e minaccia russa

Libro Generale Vannacci

La lettura per eccellenza sotto l’ombrellone, “Il Mondo al Contrario” di Roberto Vannacci, viene commentata per quel che il generale ha scritto. Ma dovrebbe preoccupare di più quel che il generale non ha scritto.

Non solo gay e immigrati

L’alto ufficiale italiano, al centro di una bufera mediatica e politica, è sotto accusa per quel che ha scritto su gay e immigrati, i due temi che paiono essere gli unici che interessano all’opinione pubblica (almeno per la sinistra e per tutta quella gran parte di destra che ne segue l’agenda). I suoi sono pareri ruvidi, ma non necessariamente anticostituzionali.

Nel lungo libro del generale, per altro, leggiamo tantissime altre idee di buon senso: c’è una difesa sperticata della proprietà privata e soprattutto della casa. Un’ottima argomentazione a sostegno della legittima difesa (che è sempre legittima) e una confutazione puntuale della tesi surreale della “difesa proporzionata”. C’è un ottimo attacco all’ecologismo ideologico, anche su basi economiche: l’ecologismo è un’ideologia irrazionale che mira alla decrescita e castra le capacità di sviluppo dell’uomo. Così come l’animalismo, estendendo i diritti umani anche agli animali, nega la differenza fra umano e animale e finisce per danneggiare, oltre all’umano, persino gli stessi animali.

Nel libro leggiamo tanto buon senso anche sull’energia, a favore del nucleare e contro la pretesa utopistica di eliminare tutte le forme di produzione tranne quelle rinnovabili, che sono le meno sostenibili e meno affidabili. Oltre ad una critica puntuale delle città contemporanee, amministrate da giunte e sindaci ambientalisti, che nel tentativo di realizzare un’urbanistica “sostenibile” rendono la vita insostenibile a tutti, tranne che a una minoranza di ricchi ecologisti.

Per chi è liberale: c’è anche un bel capitolo sulle tasse, dove il generale dimostra anche dimestichezza nell’individuare le piaghe di un sistema fiscale in cui una minoranza di tax payers del ceto medio finisce per mantenere una maggioranza di tax consumers. Per un conservatore, un liberale e un libertario, non dovrebbero esserci troppi mal di pancia in questa lettura, per altro godibile e scritta con un linguaggio popolare, ma mai volgare.

Quel che non c’è scritto

Il problema, semmai (che evidentemente non interessa a nessuno, visto che non se ne parla mai) è su quel che il generale non ha scritto. Parla di tutto, infatti, anche dei talk show e dei fatti di cronaca di questo luglio, come la bufera di Milano, ma non dell’evento più importante della storia recente europea: la guerra in Ucraina. Giusto un cenno, due o tre volte, quando parla di energia, o quando sostiene che le spese militari e di sicurezza non debbano essere tagliate e quando affronta il tema dei confini. In quel caso invita a chiedere agli ucraini, ma anche a siriani, armeni e azeri (tutti sullo stesso piano), cosa voglia dire essere invasi. Per la prima volta nomina la parola “invasione”.

Perché tutta questa riluttanza, proprio da parte di un generale, dunque uno del mestiere? È uno specialista, considerando che era addetto militare italiano presso l’ambasciata di Mosca, proprio alla vigilia dell’invasione. Qua e là, nel testo, ci sono accenni alle esperienze militari del Vannacci nelle missioni italiane in Iraq, in Afghanistan, in Somalia. E della sua esperienza in Russia? Sarà un caso, ma le pochissime volte che ne parla, è per citare esempi positivi del sistema russo.

Così, per l’immigrazione, la Russia la gestirebbe meglio dell’Italia. Peccato che il generale dimentichi (volutamente?) che la Russia sia ai primi posti al mondo per schiavitù. È all’ottavo posto nell’Indice di Schiavitù, davanti ad Afghanistan e Kuwait. Non ci sono solo gli operai “dai tratti mongoli” che lavorano nei cantieri italiani della Saipem in Russia, i tassisti e i manutentori che il generale cita ad esempio di una immigrazione regolata e sana. Ci sono anche gli invisibili (per chi non vuol vedere) schiavi provenienti soprattutto dall’Asia Centrale.

Il Vannacci cita la Russia anche come posto tranquillo, dove l’ordine pubblico è preservato meglio che nelle democrazie occidentali, una Mosca idilliaca in cui ragazze e giovani madri possono passeggiare da sole di notte. Irride chi gli fa notare che la Russia sia una dittatura e sottolinea che Cina e Russia, assieme ai Paesi del Golfo, siano migliori delle democrazie, soprattutto degli Usa, in fatto di ordine pubblico.

Non riusciamo a capire che parametro abbia usato. Considerando il peggiore dei reati, l’omicidio, il tasso di omicidio della Russia è di 6,8 su 100 mila abitanti (dato del 2021, prima della guerra, fonte UNODC, si trova banalmente su Wikipedia) a pari merito con i tanti vituperati Usa e comunque molto al di sopra di tutte le nazioni europee.

Per altro, giusto per ribaltare un concetto caro al generale, fra i tassi di omicidio inferiori troviamo sì i Paesi del Golfo più ricchi (e Singapore e i micro-Stati), ma anche democrazie: Giappone, Slovenia, Malta, Irlanda, Repubblica Ceca, Svizzera, Corea del Sud, Norvegia, Islanda e persino Italia hanno un tasso di omicidio pari o inferiore a 0,5 su 100mila abitanti. E il tasso di omicidio in Cina, ufficialmente, è 0,5. Cosa pretende di dimostrare, il generale?

Pregiudizio anti-Usa

Il sospetto viene anche nel capitolo sul fallimento del multiculturalismo, per altro pieno di riflessioni anche molto stimolanti. Però il generale considera “fallito” il melting pot americano, ritenendolo, per altro, come il frutto di una prevaricazione della popolazione Wasp (bianca, anglosassone, protestante) su tutte le altre, a partire dal “genocidio” dei nativi (sì, anche il generale usa questo termine per le Guerre indiane).

Queste affermazioni non tengono conto del fatto che ormai gli Wasp non sono più dominanti, anche perché le altre popolazioni di europei sono ormai indistinguibili dagli anglosassoni. Il presidente attuale è irlandese e cattolico. Come lo era Kennedy, mezzo secolo fa, per altro. Dove sarebbe fallito il melting pot americano?

Gli Usa sono ancora la prima potenza militare, la prima potenza economica, la seconda (dopo la Svizzera) per tasso di innovazione. Le etnie in America non coesistono bene? L’ultima guerra civile era solo indirettamente di natura etnica ed è finita nel 1865. L’ultima delle Guerre indiane è finita nel 1890 (mentre gli europei, italiani inclusi, per motivi analoghi, combattevano le guerre coloniali).

Nel Novecento la violenza non è finita, ma gli Usa non hanno mai conosciuto gli orrori dell’Europa, genocidi, lager e gulag, né le violente guerre etniche in Africa, Asia e Balcani. A proposito: qual è il Paese che il generale cita come esempio riuscito di coesistenza fra etnie? La Russia, ovviamente. Dimenticando, forse volutamente, quei 100 mila morti delle due guerre in Cecenia (1994-96 e 1999-2009, praticamente l’altro ieri) combattute dalla Federazione Russa contro una minoranza separatista.

Domande senza risposte

Perché il generale cita gli Usa solo per parlarne male (con l’unica eccezione della Florida del governatore DeSantis…), mentre cita la Russia solo per parlarne bene? Perché non si esprime sull’invasione russa dell’Ucraina? Con che motivazione combatterebbe se venisse chiamato in guerra (che non capiterà… ma se capita?) al fianco degli Usa e contro la Russia, visto che l’Italia è un Paese Nato?

Sono questi i dubbi che la lettura sotto l’ombrellone del 2023 ci lascia, con angosciosi silenzi al posto delle risposte. Ed è assurdo che tutti i giornalisti che hanno avuto la fortuna di intervistare il Vannacci, gli chiedano sempre e solo un parere su gay e immigrati, ma non sull’unica cosa su cui dovrebbe essere titolato a rispondere: cosa pensa della guerra in Ucraina e della minaccia russa all’Europa.