Non si sono ancora dileguate le (consuete) polemiche del 25 aprile, e come sempre l’Italia si lecca ferite inferte dalle esagerazioni, dalle stupidaggini e soprattutto dalle menzogne che questa ricorrenza evoca puntualmente e inevitabilmente.
Saranno felici gli omologhi del loggionista della Scala Marco Vizzardelli, quello che alla Prima del Don Carlo aveva infiammato i cuori dell’alta borghesia ambrosiana con il grido “Viva l’Italia antifascista!”
E sarà soddisfatta Elly Schlein, che una settimana dopo Vizzardelli, al debutto del Pd su Threads, il social di Meta/Facebook (Mark Zuckerberg) concorrente di X (Elon Musk), ha ripetuto pari-pari il concetto e con le stesse parole. Diciamo che, anche alla luce di altri “epici” episodi, le premesse per un 25 aprile coi fuochi d’artificio c’erano tutte. E così effettivamente è stato. Clima da “ultima spiaggia”, da “I barbari alle porte” (o meglio già dentro!), insomma una tragedia greca…
Allarmi smentiti
Facili ironie a parte, onestamente mi domando se sia ancora il caso di prendere sul serio questa gente. Ormai persino all’estero hanno perso gran parte della credibilità accumulata in passato grazie a una stampa locale egemonizzata dalla sinistra e in grado di influenzare a proprio piacimento le opinioni pubbliche al di qua e al di là dell’Atlantico. Ed oggi si moltiplicano gli articoli di importanti organi di stampa in lingua inglese, francese e tedesca in cui si smentiscono tutti gli allarmi sulle presunte derive autoritarie in atto in Italia.
L’antifascismo a un tanto al chilo ha fatto il suo tempo. Sopravvive solo in circoli molto ristretti, e cioè intellettuali, giornalisti e politici di professione di entrambi gli schieramenti. A sinistra perché, con tutta evidenza, l’argomento “paga”. A destra per ovvi motivi di difesa, anche se con risultati piuttosto incerti, in gran parte dovuti a una sorta di complesso d’inferiorità, che a sua volta produce una perenne sudditanza culturale nei confronti di “aguzzini” che hanno a disposizione i tre quarti dell’informazione, del mondo accademico e dell’editoria.
“E Basta con ‘sto fascismo”
Organizzare una difesa culturalmente efficace e dialetticamente adeguata non sembra essere una priorità nel campo conservatore. Errore madornale. Scriveva sabato scorso sulla sua pagina Facebook Daniele Capezzone:
Una marginale e direi minuscola curiosità. Nelle polemiche di questi giorni che la sinistra ha scatenato senza fondamento e che l’ingenuità di certa destra ha subìto e forse innescato, non c’è stato un solo dirigente della destra politica (o “televisiva”) che abbia usato o citato questo libro, dove – perdonate l’autoreferenzialità – c’era tutto: le ossessioni e il metodo della sinistra, e ovviamente la necessità di voltare pagina ridando aria al dibattito culturale italiano. Per la cronaca, l’autore del libro ha potuto parlarne sui canali tv della Rai, da ottobre a oggi, per 18 secondi in tutto, nella rubrica di libri del Tg1. Ps: a volte farsi aiutare da argomenti e persone liberali servirebbe. Ma qualcosa lo rende difficile…
Le parole di Capezzone, rivolte a politici e opinion leaders di destra, sono sacrosante. Letture come “E basta con ‘sto fascismo” sono di grande utilità, in primo luogo perché aiutano a “prendere le misure” a un avversario tanto insidioso quanto inconsistente: su un piano filosofico e culturale, oltre che in sede di dibattito storico e politico.
Un’opera che non dovrebbe mancare negli scaffali di ogni politico e militante di orientamento conservatore, liberale e libertario. Una miniera di storie, aneddoti, analisi e approfondimenti sui principali temi del dibattito politico di questi anni. Food for thought, come dicono gli americani, ma anche fatti, idee, concetti e strumenti dialettici per contrastare e rendere inoffensiva la micidiale propaganda della sinistra militante, che imperversa nei media e, in generale, nella narrazione imperante nell’establishment culturale.
Oggi, poi, il quadro è reso ancor più cupo dalla deriva woke intrapresa dall’ideologia del politicamente corretto. Il risultato è “una cappa”, ammonisce Daniele Capezzone nel suo libro (p. 97, edizione cartacea), “talmente insopportabile che a farla saltare potrebbe essere non (come auspico io) una salutare nuova ondata liberalconservatrice, ma una spinta autoritaria uguale e contraria (semplicemente rovesciata di segno) al vostro oppressivo e appiccicoso conformismo”.
Sono parole che fanno riflettere, assieme ad altre innumerevoli osservazioni, riflessioni e commenti, frutto innanzitutto di conoscenza di fatti, circostanze, temi e problemi, ciascuno dei quali debitamente indagato e approfondito. Perché una delle caratteristiche principali del libro è la sua “densità”. Intendiamoci, la lettura scorre piacevolmente, ma i contenuti non sono per gente frettolosa o superficiale.
Capezzone è uno che pesa le parole e i concetti con una precisione da alchimista della scrittura. Ha il piacere di spiegare ciò che sa e ha capito, un piacere che trasmette per intero al lettore, ma quello che lui sa, tutto quello che lui ha capito è il risultato di uno studio accurato di fatti, temi e problemi, nonché di letture innumerevoli che spaziano nei più svariati campi del sapere, per cui ciò che arriva a chi legge non sono ragionamenti che alla fine lasciano il tempo che trovano. Insomma, “E basta con ‘sto fascismo” è un prezioso strumento di cui la polis e la politeia farebbero bene ad avvalersi.