Continuità Covid-clima: stessi dogmi autoritari, stessi sacerdoti

Da una parte la narrazione dominante, dall’altra una minoranza che prova a non soccombere. Libertà immolate prima sull’altare sanitario, ora su quello climatico

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Probabilmente, il commento a firma di Beppe Severgnini pubblicato giovedì scorso sul Corriere della Sera è quello che meglio rappresenta l’aria che tira nel Paese. L’argomento – va senza dire – è quello del momento: la fede ambientalista e i suoi dogmi incrollabili.

Il minestrone di Servegnini

Infatti, Severgnini non perde troppo tempo in preamboli e va dritto al punto: “gratta un negazionista climatico e quasi sempre scopri – in ordine cronologico inverso – un simpatizzante di Putin, un no vax, un ammiratore di Donald Trump”.

Non si dica che l’editorialista del Corsera ami le semplificazioni. In due righe è stato capace di condensare almeno tre luoghi comuni misti a una buona dose di inconsistenti associazioni tra situazioni tra loro separate. È chiaro che, secondo il Severgnini-pensiero (che poi è il medesimo dell’informazione mainstream) sono da annoverare tra i rivoltanti no vax anche coloro che erano (e sono) contrari ai trattamenti sanitari obbligatori e alle diavolerie normative tipo Green Pass.

L’assunto risulta talmente banale che sarebbe inutile ripetersi ogni volta ma i fatti dimostrano quanto sia arduo confrontarsi con chi persevera in una posizione così intransigente.

Allo stesso modo, andrebbe spiegato a Severgnini – grande estimatore degli Stati Uniti – che Trump è stato un presidente democraticamente eletto dal popolo americano e tra l’altro il principale. Chi scrive non ha grande simpatia per The Donald ma ne ha ancora meno per chi prova sempre a demonizzare l’avversario politico, soprattutto quando non riesce ad arginarlo nelle urne.

Infine, il richiamo a Putin è un po’ la mossa della disperazione, come il lancio nel mucchio all’ultimo minuto delle partite di calcio quando si tenta di strappare in extremis un pareggio. Ora, la storia recente racconta plasticamente di come l’atteggiamento nei confronti di Putin non sia stato così ostile da parte di tanti leader occidentali, italiani compresi, fino all’invasione dell’Ucraina. Basta sfogliare l’album dei ricordi.

Tuttavia, piuttosto che ripercorrere criticamente gli ultimi dieci-quindici anni, si preferisce ricomprendere nell’ampio contenitore no vax chiunque sia ritenuto un pericolo per la società perché non si è allineato alla dottrina sanitaria.

Soluzioni o ennesimo supplizio?

Si fa presto ad additare coloro che hanno opinioni contrarie alla vulgata comune ma si fa un po’ più fatica a individuare soluzioni percorribili e sostenibili per “rispondere alla catastrofe climatica in atto”. In primis, bisognerebbe chiedersi se i toni apocalittici siano adeguati oppure siano del tutto esagerati.

Per assurdo, se poi si stesse davvero avvicinando la notte dei tempi, quali sarebbero le soluzioni proporzionali e praticabili per arrestare questo cataclisma? Consegnarsi alla Cina acquistando auto elettriche? Prosciugare i risparmi della popolazione per rendere le abitazioni conformi ai diktat green di Bruxelles? Ridurre o azzerare gli spostamenti come ai tempi del Covid? Bloccare il traffico aereo? Sono percorribili questo tipo di soluzioni o sarebbero l’ennesimo supplizio imposto ai cittadini senza aver la certezza di incidere realmente sul clima?

Il germe autoritario

Più che altro, tutte queste proposte oltre a essere utopistiche e costose racchiudono il solito germe autoritario. E, allora, alla fine dei conti, siamo davvero tornati davvero ai tempi del Covid: da una parte la narrazione dominante che non ammette obiezioni e dall’altra una minoranza che prova a non soccombere di fronte a questo ennesimo delirio.

Altro che fatalismo e rimozione, come scrive in maniera accorata Severgnini. L’unico vero sacrificio che stiamo subendo è quello delle nostre libertà immolate prima sull’altare sanitario e ora su quello ambientalista.

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