Politica

Da Draghi un percorso impossibile per farsi dire “Nein” e guardare oltre l’Ue

Dichiarando indispensabile un percorso impossibile, di fatto ha dichiarato impossibile la sopravvivenza dell’Ue. Con uno sguardo a cosa verrà dopo

Draghi VDL

L’ultimo discorso di Sua Competenza ripete la diagnosi già svolta nei precedenti discorsi, che avevamo commentato. Di diverso, stavolta, c’è stato un confronto con la tedesca Ursula Von der Leyen a testimoniare, platealmente e reciprocamente, una distanza siderale. E, di più, c’è stato lo schizzo di un percorso oltre l’Unione europea.

I paletti molto stretti di VDL

La conferenza stampa è stata aperta dalla Baronessa, con l’intenzione di metterci un cappello: “l’unico modo per garantire la nostra competitività a lungo termine è abbandonare i combustibili fossili e dirigersi verso un’economia pulita, competitiva e circolare”.

Ella ha poi spiegato: la decarbonizzazione è un vantaggio competitivo, in quanto abbassa (!) i prezzi dell’energia. Dunque, decarbonizzazione = competitività. Perciò, quando ella parla de “i nostri sforzi sulla competitività”, intende sempre decarbonizzazione.

Ciò premesso, servono “più persone con le competenze necessarie per la transizione pulita e digitale”. E servono “forti reti energetiche e digitali”. Fatto tale delirante cappello, la Baronessa ha lasciato parlare il nostro.

Schiaffi per la Baronessa

Sua Competenza ha accettato l’argomento base: “abbiamo l’opportunità di abbassare i prezzi dell’energia”, grazie ai “benefici dell’energia meno costosa, prodotta dalle fonti rinnovabili”.

Ma si è detto tutt’altro che ottimista: “vogliamo che la decarbonizzazione sia una fonte di crescita. Se tutte le politiche saranno in sintonia con i nostri obiettivi climatici (e it is a big if), la decarbonizzazione sarà un’opportunità di crescita. Ma, se non riusciamo a coordinarci, c’è il rischio che la decarbonizzazione possa andare contro la competitività e la crescita”.

Al contrario, “se vogliamo che la decarbonizzazione diventi una fonte di crescita”, occorrono quattro rivoluzioni. (1) Tariffe commerciali pesanti contro la Cina: “certamente la Cina potrebbe offrire la strada più economica per raggiungere gli obiettivi climatici dell’Ue. Ma la concorrenza sponsorizzata dallo stato cinese rappresenta una minaccia”. (2) Abbattere i “troppi ostacoli alla commercializzazione delle innovazioni e alla loro diffusione nell’Unione europea” … cioè, spalancare il mercato dei servizi. (3) Valanghe di soldi pubblici per “aumentare l’offerta di energia pulita” … come ha fatto Biden con l’IRA. (4) La sicurezza degli approvvigionamenti attraverso “una politica economica estera” ed il riarmo: “dobbiamo sviluppare la nostra capacità industriale di difesa” … che sono un’altra valangata di soldi.

In difetto, la decarbonizzazione sarà “molto importante per il nostro pianeta” [LOL], ma non sarà “fonte di crescita”.

Il coltello nella piaga

Sua Competenza, insomma, ha tirato un bello schiaffo in faccia alla Baronessa. Immaginare i tedeschi che (1) mettono dazi alle tecnologie verdi cinesi, (2) aprono il mercato dei servizi, (3) lasciano finanziare massicciamente energia verde altrui, (4) finanziano e lasciano finanziare difesa propria e altrui. Roba che manco al circo.

E tanto basterebbe. Non fosse che il nostro si è divertito a girare il coltello nella piaga: “il fabbisogno di investimenti che tutto ciò comporta è enorme: la quota degli investimenti dovrà aumentare di circa 5 punti percentuali del Pil, ai livelli visti l’ultima volta negli anni ’60 e ’70”.

Eppoi, “saranno necessari finanziamenti comuni: per i progetti chiave, per le reti, per la svolta innovativa”. Assolutamente necessari, visto che il nostro si è fatto certificare da FMI e Commissione europea che “è improbabile che gli investimenti privati – da soli – siano in grado di finanziare tali esigenze di investimento”.

E qui, come il torero che infilza il toro: “con il finanziamento comune, arriva la grande domanda, c’è bisogno di un titolo di stato comune? Sì, la risposta è sì: c’è bisogno di finanziamenti comuni, bisogna emettere titoli comuni”.

Constatazione di prossimo decesso

E se gli dicono di no, se la risposta è il solito Nein? Così il nostro: le dette spese pazze “sono importanti perché hanno a che fare con i nostri valori fondanti … Prosperità, Equità, Libertà, Pace e Democrazia in un mondo sostenibile. L’Ue esiste per garantire agli Europei che beneficeranno effettivamente di questi diritti fondamentali. E se l’Europa non potrà più fornirli ai suoi cittadini, avrà perso la sua ragion d’essere”. Questo ciò che egli ha risposto ai Tedeschi.

Anche se, per ora, gli basterebbe che essi la finiscano di tenere la testa sotto la sabbia: “la situazione è davvero preoccupante”. Quella che è in corso è “una lenta agonia”: lo è già. E “agonia” significa quel progressivo affievolimento delle funzioni vitali, che termina con la morte.

Tradotto da noi: Leuropa l’è morta. Oppure, tradotto da Sua Competenza in persona: “se non si fanno queste riforme, se non si interviene seguendo questa direzione, l’Europa è finita. Lo ripeto: è finita. Ve lo dico perché questo è il mio incubo più frequente”.

Il solito Nein di Berlino

Ciò nonostante – ma del tutto naturalmente -, i tedeschi gli han risposto Nein. Immediatamente, la Von der Leyen: “il punto di arrivo è che, per gli Stati membri … anche se all’inizio c’è da investire, il ritorno su questi investimenti porta ad una situazione fiscale più forte dei singoli Stati membri”. Tradotto, niente titoli di stato comuni. Il che è infinitamente meno di ciò che chiede Sua Competenza.

Subito dopo, il ministro delle finanze tedesco Christian Lindner (che noi ben conosciamo): col “debito congiunto dell’Ue non risolveremo nessun problema strutturale”, ha commentato su X. E ieri parlando al Bundestag ha ricordato che Berlino ha “problemi democratici e fiscali” con l’idea di emettere nuovo debito comune: “Ogni singolo Paese Ue deve continuare ad assumersi la
responsabilità dei propri conti pubblici“, ha ammonito.

Infine, direttamente la Cancelleria di Berlino, che istituirà controlli a tutte le frontiere terrestri: praticamente uccidendo Schengen … cioè quel confine unico, che è fratello gemello della moneta unica.

Nein vuol dire Nein. Solo che – stavolta – il Nein è risuonato molto forte, direttamente nel Palazzo di Bruxelles e per bocca della presidente della Commissione di Bruxelles. Un fatto talmente fragoroso, che persino Politico.eu ha dovuto prenderne atto.

Fare senza Leuropa

E solo che – stavolta – il Nein è voluto e provocato da Sua Competenza. Se ne è accorto un giornalista della Deutsche Welle che – scandalizzato – ha reagito accusando il nostro di spargere il panico; solo per sentirsi rispondere: “non mentire a te stesso, penso sia la regola più importante”.

È la certezza del Nein che ha consentito al nostro, di gettare lo sguardo oltre la fine dell’agonia, a quando l’Unione sarà finalmente morta. Ciò che egli ha fatto, schizzando cosa c’è dopo l’Unione. Con queste parole: “certe questioni sono così importanti, il fatto che se veniamo attaccati non possiamo difenderci collettivamente, giustifica l’andare avanti: è sempre meglio andare avanti tutti insieme ma, se non possiamo, dovremo trovare altri modi per andare avanti” … “andare avanti in una coalizione dei volenterosi, come diceva qualcuno qualche anno fa in un contesto diverso”.

Ciò significa fare senza l’Unione: “anche mediante trattati intergovernativi”. Intergovernativi, come il Trattato Nato.

Trattati intergovernativi con chi, egli non lo ha detto. Ma ha specificato: “il punto è che dobbiamo capire che stiamo diventando sempre più piccoli rispetto alle sfide che dobbiamo affrontare” … con riferimento all’Unione, non agli Stati membri. Il che è come dire che unire gli Stati amici che stanno sul nostro continente, non basta più … che occorre unire pure quelli che stanno fuori dal nostro continente. Certamente, in direzione di quell’occidente-commerciale, che Sua Competenza già aveva delineato.

Un occidente-commerciale, per il quale – in separata sede – Donald Trump va fissando un principale criterio di appartenenza: l’uso, per gli scambi internazionali, del Dollaro … cioè, non dell’Euro. E non pare inutile notare che pure gli scambi fra Stati membri dell’Unione europea sono scambi internazionali.

Conclusioni

Insomma, Sua Competenza ha disegnato un percorso impossibile, dichiarandolo indispensabile alla sopravvivenza dell’Unione. Cioè, egli ha dichiarato impossibile il percorso unionale, impossibile la sopravvivenza dell’Unione. Conseguentemente, egli ha schizzato un percorso intergovernativo: dichiaratamente ultra-unionale, implicitamente ultra-europeo, certamente occidentale.

Nel quale i tedeschi saranno invitati ad accomodarsi … dopo aver cambiato il proprio governo. Mentre Italia e Olanda (e molto parzialmente Francia) già hanno provveduto a cambiare i loro. In fiduciosa attesa dell’ottimo Donald Trump.

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