Politica

Doppia morale Pd: per i concertoni di Jova mette da parte l’ambiente

La sinistra che rompe i coglioni con la transizione green non fiata sui Beach Party di Jovanotti. E se non fosse di sinistra, si contorcerebbe al grido “inquinatore fascista”

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Seguire la campagna elettorale del Pd su Twitter è uno spasso, non tanto per i contenuti, davvero di improntitudine comunista, quanto per i commenti: ogni cinguettio riscuote boati di insulti, sarcasmi, gli intestatari di avventate dichiarazioni puntualmente inchiodati alle dichiarazioni precedenti, che dichiaravano tutto il contrario, e così via.

La doppia morale comunista esonda la politica per finire nella psichiatria. Non sanno letteralmente cosa dire, a cosa aggrapparsi, vagano e divagano, e alla fine si rifugiano sempre nell’angolo del fascismo di Giorgia Meloni.

Parte Letta nel rimproverarle (sic!) la mancata presa di distanza, e subito i Romano, le Quartapelle, tutti ripetono con devozione zdanoviana, senza cambiare manco una virgola: la gioiosa macchina da guerra è diventata una gioiosa macchina da arteriosclerosi. Meloni fascista, Meloni non abbastanza antifascista, Meloni non ci fidiamo perché non apri ai centri sociali, Meloni devi dire che le BR erano compagni che volevano un mondo migliore.

Tanta severità nei costumi però non trova riscontro nell’apparentemente minima immoralia di Jovanattila che risale le spiagge travolgendo fratini e myricae. Le polemiche sul “ragazzo fortunato” che veleggia verso i 60 addobbato da lampadario corsaro si sprecano, lui si difende ringhiando (gratta il buonista e troverai il piddino incarognito), le associazioni lo bacchettano, tranne il WWF che gli sponsorizza la causa, adesso si aggiunge anche Italia Nostra. No, caro gimme five ettari (da spianare), il tuo Beach Party non fa bene all’ambiente.

Come a dire la cosa più logica del mondo, che i concertoni con cattedrali di metallo, di tubolari, di impianti luci, di materiali non riciclabili, che originano afflussi a migliaia i quali arrivano depositando immensità di pannelli non solari ma di lamiere di automobili su cui il sole rimbalza, eh beh, tutta questa roba non la puoi fare su un litorale ma in uno stadio, una arena, un teatro, un luogo deputato.

Bene: su questo che non noi, ma venti o trenta associazioni ambientaliste considerano uno scempio, il Pd, partito sedicente a tutela dell’ambiente, preoccupato per il clima, ferocemente attaccato ai miliardi del Pnrr che sulla transizione ecologica scatena affari immani, non fiata. Neppure una parola, un sospiro, niente. Anzi, i giornali che stanno nell’alone del partito, dal Corriere a Repubblica, dal Foglio a vari siti progressisti, corrono al cospetto del Jova per fargli sibilare quello che vuole lui, senza contraddittorio.

Facilissima, a questo punto, la considerazione: immaginarsi se a tanto fosse arrivato non si dica un “artista” di destra, rarissimo in natura, quanto uno qualsiasi, disimpegnato, non legato agli ingaggi e alla propaganda piddina: verrebbe giù il mondo, le vestali rosse si contorcerebbero al grido “inquinatore fascista”, le baccanti si rotolerebbero in terra, “sterminatore naturale, evoè evoè”, tirerebbero in ballo Meloni, Salvini, il delitto Matteotti, Portella della Ginestra, Bava Beccaris, l’Impero Romano, il capitalismo, la Cia, la Nato, il generale Custer, Trump, Greta violata, i ghiacci disciolti, gli orsi bianchi estinti, il Cile, il Vietnam, la Nato, la Nasa.

Con Jovanattila no. Il Pd, partito trinariciuto e trimoralista, non vede, non sente, non parla. Eppure, la faccenda è grossa, è addirittura clamorosa, oltre che surreale: un cantante (siamo indulgenti) si arroga il diritto di risalire l’Italia lungo i litorali, con tutto quel che ne consegue, a forza di “feste” come minimo discutibili, e infatti discusse dal 99 per cento delle associazioni a tutela dell’ambiente, sponsorizzato da banche, colossi dell’alimentazione carnivora (il Jovanotti è fiero vegano), produttori di patatine in sacchetti di plastica eccetera.

E la sinistra che impone, perché la impone, l’auto elettrica, la modificazione genetica della società col pretesto ambientalista, la sinistra che rompe i coglioni con i comportamenti virtuosi, non fa un plissè.

Ciascuno ne tragga le conclusioni che vuole, anche se l’unica conclusione che si può trarne è per l’appunto una ed una sola. Certo, a fare gli alternativi e ambientalisti così, son buoni tutti. Ma Jovanotti garantisce lui per se stesso, nel più puro spirito comunista, e anche la sua autocritica è inconfondibile, alla sovietica: dove avete sbagliato, compagni?

“Fiete naziambientalifti, fiete a caccia di vifibilità ufando il mio potere” (sic!). Di potere ne ha, questo l’abbiamo constatato: difatti nessuno si permette di aprire l’ombra di un fascicolo, cosa che, con la magistratura che abbiamo, eterodiretta come sappiamo, con altri soggetti sarebbe stata pressoché automatica.

Ma quel potere il vecchio ragazzo incattivito lo sta amministrando malissimo, e il Pd non ci fa una figura più splendente. E allora, meglio glissare, andiamo a battere sul fascismo meloniano, scateniamo i nostri cagnolini da tastiera, che male non fa.

Al limite, dovesse venir fuori che davvero il Beach Party fa male all’ambiente, si potrà sempre dire che la colpa è di Giorgia Meloni: perché esiste, perché respira, perché non ha preso abbastanza le distanze da Mussolini, che era un noto sterminatore di località balneari.