Ecco cosa possono farci con i contatori intelligenti: sì, c’è da preoccuparsi

Non solo tagli ai consumi, uno strumento di sorveglianza energetica. Rischi per la sicurezza nazionale, la privacy e i diritti fondamentali

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Si è parlato molto dei contatori elettrici intelligenti e di come questi potrebbero essere utilizzati per limitare centralmente il nostro utilizzo di corrente elettrica.

Recentemente il parlamentare europeo Alessandro Panza ha fatto notare sulle pagine de il Giornale che grazie a questi dispositivi, “quando lo decide l’Europa, l’elettricità si abbassa e gli elettrodomestici smettono di funzionare: sarebbe questo il tanto atteso piano Ue per rispondere all’emergenza?”.

Ma quali sono veramente le funzionalità di questi contatori e quali i loro pericoli? Per cercare di capirlo abbiamo consultato alcuni dei paper di Rob Anderson, docente di ingegneria della sicurezza all’Università di Cambridge. E le cose sono forse peggio di quanto pensassimo.

Cosa dice Enel

Cominciamo dalla pagina che Enel dedica al Circular Smart Meter (in italiano Contatore Circolare Intelligente). Il contatore pare essere prodotto con plastica rigenerata e consente “di rendere più sostenibile il consumo di energia, permettendo di bilanciare la curva della domanda-offerta di energia elettrica e rappresentando un elemento chiave per la costruzione delle smart city, le città intelligenti e circolari”.

Ci sono tutte le parole giuste, come ha spiegato Roberto Ezio Pozzo, per collocare Enel dalla parte dei buoni. Con la novità della parola “circolare”, che con l’occasione ha perso l’accezione decisamente consumista dei tempi in cui i vigili la usavano per incitare gli automobilisti ad… andare più veloci.

Il contatore, prosegue Enel, consente ai clienti di accrescere la consapevolezza sui propri consumi, inducendo l’adozione di “comportamenti sostenibili”. Inoltre, e come direbbe uno dei fondatori di questa testata “attenti al caffè”, il contatore permette “prezzi dinamici e altamente flessibili”.

Il testo prosegue con una serie di altre parole chiave quali “Life Cycle Assessment” e “catena del valore”. Quello che non abbiamo trovato sono le funzionalità dell’apparato. Domande chiave quali “che tipo di sistema operativo governa il device”, “quali informazioni sono esattamente scambiate tra il contatore e Enel”, non trovano risposta (anche se non escludiamo da qualche parte in rete siano reperibili: certamente non con facilità).

Cosa dice Anderson

Veniamo dunque al white paper di Rob Anderson, intitolato: “La sicurezza e gli economics dei contatori elettrici”. Contatori che sono stati fortemente promossi dall’Unione europea già nel decennio passato. Riportiamo immediatamente alcune delle argomentazioni presenti nell’abstract iniziale perché riassumono bene quanto esposto nel documento.

Sicurezza nazionale e privacy

“Una nazione prudente dovrebbe stare alla larga da uno strumento che permette a terroristi o avversari di spegnerci da remoto le luci” (perché ogni device intelligente è attaccabile, argomento generale su cui ci riproponiamo di tornare).

“Lo Smart Meter permette di monitorare il consumo elettrico ad intervalli di 30 minuti, informazione che può essere utilizzata dal fornitore di energia o dai governi”.

Questo secondo aspetto è particolarmente interessante, in quanto permette allo Stato “etico” (che ci vuole virtuosi) di controllare se utilizziamo la lavatrice nelle ore prescritte (ed eventualmente imporcelo).

Diritti fondamentali

Ma riportiamo alla lettera le affermazioni del ricercatore: “La raccolta di questi dati ha portato una Corte dei Paesi Bassi a sentenziare che il loro utilizzo potrebbe essere contrario alla Convenzione europea sui Diritti Umani” (C Cuipers, BJ Koops, “Het wetsvoorstel ‘slimme meters’: een privacytoets op basis van art. 8 EVRM”, Universiteit van Tilburg 2008).

Ma c’è altro: “esiste la possibilità tecnica che i governi decidano tagli di fornitura mirati come misura coercitiva che imponga i risparmi di corrente desiderati, o anche perseguire obiettivi politici mirati, quali punire i dissidenti”.

La profilazione degli utenti

La quantità di dati raccolta o che si può raccogliere tramite questi dispositivi è impressionante. Il professor Anderson fa l’esempio di una utility Usa, la Austin Energy (Texas). Con una base installata (ai tempi) di 500.000 contatori intelligenti e un sampling rate di 4 letture/ora (una ogni 15 minuti) la società raccoglieva dati per circa 200 Terabyte/anno, pari a poco meno di 4 GByte per ogni famiglia. O se preferite 11 Megabyte a nucleo familiare al giorno. Decisamente una radiografia accurata dei nostri comportamenti.

Con alcuni semplici modelli computerizzati è possibile infatti ricavare un profilo completo delle famiglie utenti: a che ora vengono consumati i pasti, quando viene guardata la televisione (e quali programmi, nel caso delle le nuove “smart tv”), quando ci sono persone in casa e quando no, l’ora della sveglia…

E naturalmente anche eventuali comportamenti non virtuosi, quali azionare la lavatrice alle 19 di sera (o magari andare a letto troppo tardi, indugiando inopportunamente sulla Playstation, o su altro…).

Quote emissioni familiari

Lasciando al lettore il piacere di leggere l’intero white paper del professore (disponibile in pdf; qui un ulteriore studio), terminiamo segnalando una interessante proposta emersa già nel 2006:

“Alcuni governi, pressati dal desiderio di tagliare le emissioni CO2 hanno proposto l’idea di fornire a ciascun nucleo familiare una carta di credito specifica da usare ogni qualvolta si faccia il pieno, si paghi una bolletta elettrica o si prenoti un volo aereo”, in modo da controllare le emissioni nel quadro di un piano di razionamento nazionale.

Idee pericolose

Quindi, vero, forse tramite questi contatori potranno imporci di limitare i consumi. Ma forse non è il male peggiore ed in realtà non serve nemmeno tanta tecnologia. In Francia pare deciso di operare abbassando la tensione da 220 a 203 volt: una misura democratica che funziona anche per chi ancora ha il contatore nero con la rotellona stile disco volante.

Ci rendiamo conto che questo articolo potrebbe indurre idee pericolose a qualche politico ignaro di questi studi (o che avesse – non sia mai – poca domestichezza con l’inglese). Ma d’altra parte speriamo contribuisca a far ben comprendere quali strumenti di controllo potrebbero essere messi in campo nei prossimi anni: una cosa da tenere presente, quando ci recheremo domenica alle urne.

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