Nella rassegna Attenti al Caffè di mercoledì 18 ottobre Daniele Capezzone ha affermato che tutti i radicalizzati islamici – quelli che in Francia vengono chiamati “fiches S” – devono essere espulsi.
Chi sono i “radicalizzati”
L’occasione è giusta per vedere cosa accade in Francia, nazione che ospita probabilmente più terroristi latenti che l’Italia e che è regolarmente oggetto di attentati, come quello di Nizza del 2016 cui abbiamo avuto il “piacere” di assistere in prima persona.
Cominciamo dalla definizione: fiche s sono persone “faisant l’objet de recherches pour prévenir des menaces graves pour la sécurité publique ou la sûreté de l’État”, che sono oggetto di ricerca per prevenire minacce gravi alla sicurezza pubblica e dello stato.
Il che non ha impedito che nel 2018 il Senato francese mettesse per iscritto che fiches s non rappresenta “né un indicatore della pericolosità delle persone, né uno strumento destinato al monitoraggio della radicalizzazione”.
Gli attentati in Francia
Ottima dichiarazione di principio, che purtroppo correla poco con i fatti. Ripercorrendo gli attentati in Francia: 2015 (Charlie Hebdo, Montrouge, Hyper Cacher, Rhone, Bataclan, Stade de France), 2016 (Magnaville, Nizza, Saint-Étienne-du-Rouvray), 2017 ( Champs-Élysées, Marsiglia), 2018 (Carcassonne, Parigi, Strasburgo), 2019 (Parigi), 2020 (Villejuif, Isere, nuovamente Charlie Hebdo, Conflans-Saint-Honorin, di nuovo Nizza), 2021 (Rambouillet), 2022 (Arles, Annecy), 2023 (Arras) – chi vuole i dettagli li trova qui – si nota come la “matrice” sia sempre la stessa e gli attentatori nella buona parte dei casi persone parte del nostro famoso registro.
Il grafico ingannevole di Darmanin
Per tranquillizzare la popolazione, il ministro degli interni Gerard Darmanin ha pubblicato lunedì sera su X il seguente grafico:
Si tratta di un grafico “trompeuse”, che in inglese potremmo tradurre come “misleading”. In esso si vede infatti la presunta efficienza francese nell’espulsione dei “fiches S”: ma il governo ha deciso di mostrare, in corrispondenza di ogni anno, un dato cumulativo e non il numero degli espulsi nell’anno stesso. Una pratica molto originale, in un grafico dove sull’asse X compaiono gli anni.
La cosa non è sfuggita al sindaco di Cannes, che ha chiarito la cosa a tutti:
Dato cumulativo, cioè somma di tutti gli anni precedenti. Il risultato è che la gran parte di coloro che hanno letto il grafico originale hanno pensato “bene, il numero degli espulsi aumenta”, mentre in realtà questo numero sta diminuendo. Nelle parole del sindaco di Cannes, David Lisnard: “tra il 2017 e il 2020 sono state effettuate 636 espulsioni, tra il 2021 e il 2023 solo 200. Numeri irrisori e in diminuzione”.
La burocrazia delle espulsioni
Il governo non ha volontà politica di espellere i soggetti pericolosi? Magari fosse così, il mandato di Macron è in scadenza e potremmo sempre votare la famosa amica dei leghisti italiani. Purtroppo, pensiamo non si tratti di incapacità del ministro francese e sospettiamo che le stesse difficoltà riscontrate in Francia si possano applicare anche all’Italia.
Ogni espulsione deve infatti seguire un preciso iter (illustrato qui) particolarmente attento ai diritti di chi viene raggiunto dal provvedimento di espulsione. Innanzitutto, il sospettato deve essere preavvisato (“a casa o in prigione”) almeno 15 giorni prima di essere convocato ad una audizione, e nella convocazione deve essergli chiarito che ha diritto ad un avvocato. Avvocato che, come prima cosa, chiederà il rinvio di un mese della convocazione.
Seguono svariati adempimenti tanto che, come ha spiegato la rete radiofonica di stato France Info nel notiziario di martedì 17 ottobre, “spesso l’esecuzione di ogni singola espulsione richiede anche sei mesi”.
Un tempo più che sufficiente a pensare, pianificare e realizzare un nuovo attentato. Pardon, Je suis désolé: a passare all’azione.