È Marisa Leo la donna vittima dell’ennesimo femminicidio. È stata uccisa dall’ex compagno, Angelo Reina, che poi si è tolto la vita sparandosi sul viadotto che porta a Castellammare del Golfo.
Femminicidio, termine coniato a voler essere più precisi e incisivi sulla natura del delitto: uccisione della donna, compagna, moglie, spesso anche madre dei propri figli.
La trappola
L’incontro dell’ultima volta. Così in genere si dice esser la causa di morte. Quell’incontro da evitare con cura. Ma, stavolta, era davvero difficile evitarlo: Marisa Leo è stata attirata da Angelo Reina in una trappola. Le ha dato appuntamento in un’azienda agricola di famiglia, in Contrada Ferla, al confine tra Mazara del Vallo e Marsala. “Vieni a prendere la bambina”, le ha detto.
Ma la bambina non c’era. Marisa Leo è stata uccisa con tre colpi di fucile. Subito dopo l’uomo si è allontanato, per arrivare fino a Castellammare del Golfo, e farla finita con un colpo di pistola alla testa sul viadotto prima dell’ingresso in città.
Cultura del possesso
Gli atti di violenza nella coppia nei confronti delle donne sono spesso causati da un sistema di credenze culturali che spinge a considerare la donna in una posizione gerarchicamente inferiore all’uomo. Oggetto di possesso. E quindi di dominio imprescindibile. I “no”, non accettati. La fine di una relazione, ancora meno.
I casi più frequenti sono infatti quelli legati alla sfera del rapporto sentimentale: gelosia, amore possessivo e morboso, intento di porre la compagna a sottomissione. Talvolta, alla base dei dissidi ci sono motivi anche economici. Sicuramente la indipendenza della donna, da una parte agevola la propria autodeterminazione, dall’altra acuisce la “rivalità”, ovviamente in un rapporto malato.
Cultura del rispetto
Troppi femminicidi ancora, nonostante politiche di supporto, informazione, manifestazioni e centri di ascolto. È necessario allargare l’orizzonte: è necessario educare sia le ragazze che i ragazzi sviluppando valori e principi ispirati alla solidarietà e ai valori della cooperazione, l’affetto e la cura di altre persone.
Imparare il rispetto sin dalla nascita, in famiglia, indubbiamente rappresenta la miglior cosa, chi vive il contrario, diventa il contrario. Chi respira odio, sprigiona odio, chi respira amore, ama.
Una tutela speciale
80 omicidi solo nel 2023, la statistica dice più di una donna uccisa ogni tre giorni, una statistica che è fatta di nomi come quello di Marisa Leo.
Questo ennesimo femminicidio è avvenuto poche ore prima del via libera definitivo dell’aula della Camera al disegno di legge per l’avocazione delle indagini per i delitti di violenza domestica o di genere. Questa norma, che porta le indagini ad un organo superiore, si inserisce nell’ambito del cosiddetto Codice rosso.
Marisa Leo nel 2020 aveva sporto denuncia per stalking. Poi ritirata. Serve una tutela speciale per le donne che denunciano. Questa battaglia non si vince solo con interventi di natura penale, seppur occorrano, ma con il mettere al sicuro chi trova la forza di denunciare. Ecco che avremmo fatto un significativo passo in avanti. Deve diventare più facile per la donna denunciare: senza paracadute (psicologico e sociale) non lo farà.
Questo perché sono tanti i timori e gli scrupoli che frenano chi subisce violenza: la paura di denunciare il padre di tuo figlio, la paura di rovinarlo, quella dello stigma sociale, quella di non essere creduta, la paura di finire in un circuito che non dipende più da te e che non puoi controllare e la speranza che qualcosa cambi. Solo uno dei tanti motivi per cui il numero dei femminicidi non cambia da anni.
Partiamo da qui, pur sapendo che la prevenzione e la protezione delle donne è complessissima, e lo vediamo anche oggi, ma è fondamentale mettere le forze dell’ordine e la magistratura nella condizione di operare subito per impedire altre morti, anche grazie alle tecnologie oggi disponibili.
E le famiglie facciano la loro parte, educando i figli al rispetto, all’amore, con l’esempio. Ogni giorno.