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L'intervista

Flat tax e pace fiscale, la ricetta della Lega: intervista a Giulio Centemero

Sussidiarietà e autonomia per controllare la spesa. Il nostro atlantismo non è in dubbio, fondamentale un rapporto diretto, non intermediato, con gli Usa

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Il programma economico della Lega, la collocazione internazionale dell’Italia e la riforma presidenzialista e federalista nella conversazione con Giulio Centemero, deputato e tesoriere della Lega.

Il programma economico

TOMMASO ALESSANDRO DE FILIPPO: Quali sono i punti cardine del programma elettorale della Lega?

GIULIO CENTEMERO: I punti cardine sono diversi, ma se me lo permettete mi concentrerò soprattutto sulla parte economica del programma, più vicina alle mie competenze. Se in termini di Pil la situazione del Paese è nella sostanza identica a quella del 2018, sono due indicatori ad essere cambiati drammaticamente: il debito pubblico, che in rapporto al Pil è aumentato dal 134 al 147 per cento, dopo aver toccato un massimo del 155 per cento nel 2020, e l’inflazione, che ha superato il 7 per cento, toccando a giugno i valori del gennaio 1986.

A influenzare la nostra situazione economica, ci sono variabili esogene, che non dipendono da noi – una tra tutte il costo di certe fonti di energia – ma anche fattori che sono interamente nel nostro controllo e su questi si può e si deve agire, ed uno strumento efficace è in primo luogo portare a termine il programma proposto dalla Lega nel 2018.

Alcune delle nostre proposte sono in fase di approvazione o approvate, come la riforma del contenzioso tributario e l’inversione dell’onere della prova in materia tributaria. Il percorso di altre è stato interrotto dalla caduta del governo Conte. Fra queste, la flat tax e la pace fiscale, assolutamente indispensabili per la ripartenza del Paese.

La flat tax

Con la Legge di bilancio 2019 è stata introdotta la “mini flat tax”, ovvero l’estensione fino a 65 mila euro di fatturato del regime dei minimi per le partite Iva. Secondo l’Osservatorio sulle partite Iva del MEF, nel 2021 hanno aderito a questo regime 239.203 contribuenti, pari al 43,5 per cento delle nuove aperture, con un contributo significativo all’emersione del sommerso e un notevole recupero di gettito. Il passo successivo sarà quello di estendere il regime ad un fatturato fino a 100 mila euro.

Per favorire la ripresa, e in attesa di una ridefinizione complessiva del sistema di imposizione sul reddito, proponiamo inoltre l’adozione della flat tax incrementale, che assoggetta a imposta sostitutiva gli incrementi di Irpef e Ires, incentivando l’emersione dell’economia sommersa e non penalizzando la crescita delle aziende.

Pace fiscale 2.0

Relativamente alla pace fiscale l’Agenzia delle Entrate ha certificato che a fine 2020 il magazzino dei ruoli affidati all’Agente della Riscossione (cioè le “cartelle”) era pari a 999 miliardi di euro, consisteva per 152 miliardi di tributi dovuti da soggetti falliti, per 133 miliardi da persone decedute o ditte cessate, per 116 miliardi da nullatenenti e per altri 53 miliardi da carichi la cui riscossione è stata sospesa in autotutela.

Restano 545 miliardi, di cui 18 sono già oggetto di rateizzazioni in corso (rottamazioni), mentre per 445 sono in corso procedure cautelari o esecutive (sequestri, pignoramenti, ecc.) che però non hanno consentito il recupero integrale del debito. Questi 545 miliardi potrebbero essere integralmente riscossi, a condizione che le modalità siano effettivamente percorribili. Vista l’eccezionalità della situazione attuale, causata dalla pandemia, dalla guerra in Ucraina e dalle tensioni nel Pacifico è ora di intervenire.

La proposta di pace fiscale 2.0 prevede interventi di rottamazione delle cartelle, da estendere anche alle imprese, e di definizione agevolata delle controversie fiscali pendenti, ed è già in corso di esame alla Camera dal luglio 2020. Basta riprendere questo provvedimento, adattandone le scadenze al quadro creatosi col protrarsi della pandemia, per portare gettito all’erario e consentire una ripartenza serena a migliaia di attività economiche e di famiglie.

In questa fase economica è necessario conservare e, anzi, attrarre liquidità per famiglie e imprese, i punti sopracitati vanno in tale direzione e agli stessi si somma l’abrogazione della Tobin Tax, un’imposta di derivazione comunitaria che viene applicata solo in Italia e parzialmente in Francia.

Ovviamente bisogna agire anche sul costo del lavoro, ridurre il cuneo fiscale, aumentando il netto in busta paga in primis con la detassazione degli straordinari, di premi e bonus e degli aumenti salariali, e adottando la flat tax.

Non possiamo dimenticare sussidiarietà e autonomia regionale. Sussidiarietà fa rima con responsabilità, ed è proprio con l’accountability che le grandi democrazie come gli Stati Uniti e persino la piccola Svizzera hanno costruito i propri successi.

Il nostro atlantismo non è in dubbio

TADF: Ritiene che la guerra in Ucraina avrà un peso in campagna elettorale? E non ritiene necessario che il centrodestra esprima una posizione unitaria più chiara?

GC: Credo che abbia già un peso nella misura in cui si è sommata al “cigno nero” della pandemia. Nel centrodestra c’è già unità d’intenti, tant’è che la condanna dell’aggressione russa è arrivata tempestivamente da tutto il tridente. Il nostro atlantismo non è in dubbio.

Credo che sempre più dovremo essere interpreti del ponte che lega Stati Uniti e Italia, anche al di fuori del Vecchio Continente (per esempio nel Pacifico). Un vero rapporto diretto, non intermediato, con Washington è fondamentale.

TADF: In caso di vittoria, come pensa reagirà il centrodestra dinanzi alle richieste ed ai paletti economici imposti dall’Unione europea?

GC: Penso che il centrodestra parteciperà attivamente a tutte le fasi decisionali a livello comunitario in maniera puntuale e competente. Un esempio che mi piace ricordare in tale ambito è quello di Charles De Gaulle nella negoziazione della PAC: con metodi negoziali che hanno fatto scuola raggiunse il migliore risultato possibile per la sua Francia.

Presidenzialismo e federalismo

TADF: Ritiene fattibile la modifica della Costituzione in senso presidenzialista e federalista? Sono maturi i tempi per arrivare a questi tipi di riforme?

GC: Credo proprio di sì e penso che il federalismo sia l’elemento che diede origine al Centrodestra (senza trattino e con la C maiuscola) in Italia negli anni ’90. Gli Stati Uniti ci mostrano come presidenzialismo e federalismo siano compatibili e come combinati creino valore per le cittadine e i cittadini. I tempi a mio avviso sono più che maturi e bisogna muoversi in quella direzione a passo spedito.

TADF: La necessità di ridurre il debito e la spesa pubblica è compatibile con alcune proposte elettorali che necessitano di consistenti coperture?

Accountability per una spesa più efficiente

GC: Possiamo reperire una significativa mole di risorse non solo con l’emissione di debito pubblico ma anche con l’efficientamento della spesa pubblica e con una seria valutazione d’impatto delle misure assunte. Come? introducendo il principio dell’accountability, ovvero della responsabilità, che si traduce in strumenti di controllo di gestione – ben noti da tempo – come i costi standard.

L’autonomia e il federalismo vanno proprio in questa direzione: avvicinare le fonti di ricavo a centri di spesa sotto il giudizio dell’occhio attento dei cittadini.

Consideri anche che la fusione del Ministero del tesoro all’interno del Mef, a mio avviso, ha distolto risorse e attenzione dalla gestione del debito e dei titoli di Stato, che sono invece molto importanti soprattutto sui mercati internazionali, nonché oggetto di attenzione particolare da parte degli hedge fund.

Il tema peraltro si è riproposto di recente con la comunicazione da parte di Moody’s della variazione dell’outlook sul rating del debito sovrano italiano da stabile a negativo. Pur non affidandomi a tali giudizi è inutile negarne l’importanza, e credo che una gestione razionale e anticipatoria da parte del Tesoro li preverrebbe.