Politica

Piantedosi conferma: a Pisa e Firenze hanno tentato di forzare i blocchi

L’informativa del ministro al Cdm: nessuna collaborazione dai manifestazioni. A Pisa nemmeno un preavviso alla Questura

polizia scontri pisa

Le manifestazioni in luoghi pubblici come strade o piazze vanno autorizzate. Altrimenti sono fuori legge. E la polizia serve (anche) a far rispettare la legge. Ma se un certo numero di ragazzi, artatamente aizzati da cellule politiche, insorgono contro il cordone della sicurezza, urlando loro offese, e spingendoli contro il furgone, che avrebbero dovuto fare gli agenti?

Nessuna collaborazione

Nella sua informativa di ieri al Cdm il ministro Matteo Piantedosi ha confermato quello che era già emerso da alcuni video delle manifestazioni di Pisa e Firenze: “gli incidenti sono avvenuti in presenza di manifestazioni in cui i partecipanti hanno tentato di superare lo sbarramento delle
forze di polizia a tutela di obiettivi sensibili”.

In particolare, ha riferito il ministro, a Firenze “i manifestanti hanno preavvisato la questura circa l’iniziativa solo 24 ore prima del suo inizio. Durante lo svolgimento del corteo, dopo aver acceso numerosi fumogeni e imbrattato un esercizio commerciale, hanno cercato di raggiungere il consolato Usa, già oggetto di attentato incendiario in data 2 febbraio scorso, non rispettando quanto comunicato in sede di preavviso in merito al luogo di conclusione della manifestazione. In tale tentativo, hanno provato più volte a sfondare il cordone di sicurezza posto a protezione
dell’obiettivo sensibile”.

Per la manifestazione di Pisa, invece, “non era stato presentato alcun preavviso alla questura, che, avendone avuta notizia, ha cercato più volte di contattare gli organizzatori per ottenere informazioni in merito al tipo di iniziativa che sarebbe stata svolta e al relativo percorso ma
invano”.

“Gli stessi manifestanti, durante lo svolgimento del corteo, non hanno voluto fornire indicazioni su dove fossero diretti e si sono sottratti ai reiterati tentativi di mediazione da parte di personale della Digos, provando, nonostante gli ammonimenti da parte del dirigente del servizio e la richiesta espressa e ripetuta di non dirigersi in Piazza dei Cavalieri, di forzare il blocco delle forze di polizia e venendo volutamente a contatto con i reparti mobili”.

Ma erano solo minorenni. Sì, qualcuno lo era. Ciò non toglie che abbiano sbagliato. E se qualcuno sbaglia, in questo caso partecipando ad una manifestazione reazionaria a favore di Hamas, mirante a obiettivi sensibili, deve poter essere ostacolato.

Si poteva evitare? Sì. Si poteva forse lasciar correre, permettere di manifestare di passare e magari anche di compiere atti vandalici. E magari, chissà, forse oggi avremmo letto sui giornali che “tutto ciò è stato permesso perché la polizia non è stata capace di intervenire!”

Quando i manganelli andavano bene

Perché le manganellate andavano bene durante il Covid, quando la polizia fermava e multava le persone che uscivano, o si baciavano, o erano semplicemente a respirare su una spiaggia deserta. Ma non vanno bene oggi, e allora si addossano ai poliziotti epiteti come “fascisti” “bastardi” o “servi del governo nazista”. Dove erano questi benpensanti durante altri (tanti) eventi che riguardavano bersagli a loro più “favorevoli”?

Insomma, la polizia non è per tutte le stagioni. Ma solo per quella che fa comodo ad una certa parte politica che non perde tempo, stampa a suo favore, di attaccare e inneggiare, fomentando le masse, al pericolo fascista.

Le cariche

“Quante volte siamo tornati a casa con la divisa sporca, dopo aver preso di tutto: sputi, insulti, oggetti. Gridano slogan, fischiano, mostrano manifesti, striscioni, suonano i tamburi e poi se ne vanno”, racconta un poliziotto. Ma non sempre è così. Può accadere che tentino di forzare il blocco per entrare, ad esempio, in un ministero. In quel caso avviene un intervento di alleggerimento. Ovvero: la squadra, schierata con gli scudi, fa un passo avanti. In genere, con manifestanti tranquilli, basta questo per riportare l’ordine.

Ma se c’è un’opposizione, come nel caso recente, “violenta, che attacca per prima la squadra, allora l’alleggerimento diventa carica”. Ma la carica ha le sue regole? Certo. Secondo il Testo unico delle leggi della pubblica sicurezza, il funzionario deve intimare per tre volte lo scioglimento della manifestazione. Una volta c’era il trombettiere, che suonava tre volte.

Specchio dei tempi. Tant’è che se compaiono i primi segni che la manifestazione sta cambiando natura, iniziano le cariche. “Che deve durare poco, il tempo di allontanare i facinorosi. Raggiunto l’obiettivo, bisogna ricompattare il reparto e tornare in posizione”.

Accuse deliranti

La libertà di manifestare è un diritto, ma se non rispetti le regole te ne assumi le conseguenze. Sostenere che il governo italiano sia a favore o spinga alla violenza è davvero delirante, se non altamente pericoloso. Questo governo vuole la repressione? E per cosa. Le manifestazioni non riguardavano la legge di bilancio o le nuove proposte di riforme? No. Erano manifestazioni contro Israele e gli ebrei.

E le lacrime di Roberto Vecchioni? Noi ci commuoviamo per questi poliziotti, che per aver difeso l’ordine pubblico passeranno guai. Con ripercussioni economiche e professionali. Forse sarebbe il caso di incrociare le braccia, così da rendere ben chiaro che la sicurezza è una cosa assai seria. A questo punto, come ha suggerito Nicola Porro, chiamiamole “forze del disordine”.