L’ultima accusa è che Giorgia Meloni “ha perso il sorriso”. Non sarebbe più serena, sarebbe in seria difficoltà, perché sarebbe evidente che non sia riuscita a portare avanti i temi a lei cari. Quelli che urlava quando era all’opposizione e durante le sue campagne elettorali. Sembra abbattuta, impaurita. Cosa le succede?
Ovviamente non è così. Ma una certa parte politica, non sapendo più come fare opposizione, costruttiva come dovrebbe essere, la butta in dietrologia, e addirittura in psicanalisi senza averne contezza, sentenziando che un mancato sorriso, o un segno di nervosismo sia la prova che la premier sia nei guai e avverta la caduta del suo consenso.
Ma quale governo tecnico?
Si parla già di governo tecnico. Ma quale governo tecnico e perché? Ma non scherziamo. Ad un anno dal suo ingresso a Chigi, di poco o nulla c’è da accusarla, non ha fatto grandi passi falsi, ha cercato la stabilità e ha cercato di trovare le soluzioni migliori per non tradire le promesse – da una parte – e placare i toni di quando era all’opposizione, dall’altra.
Giorgia non urla più. Bene, ci sarebbe da elogiarla da parte della sinistra, per aver messo da parte i suoi cavalli di battaglia, le sue idee per le quali veniva considerata la “fascista becera della Garbatella”. O no?
Vero. I toni sono cambiati, perché quando si guida un Paese, si è guida per tutti, non solo per i propri elettori. C’è chi si aspettava azioni forti persino in tema di migranti, invece non ha fatto nulla di ciò che qualcuno temeva, non ha cacciato nessuno, non ha fatto blocchi navali, non ha chiuso i porti. E quindi ha sbagliato? Non siete voi, che volete l’accoglienza sempre e comunque? Perché l’accusate? Dovreste rallegrarvi, cari oppositori, e invece scavate da sottoterra ogni giorno dei motivi per criticarle questo suo mutamento di rotta, di tono e di indirizzo.
Prudenza e moderazione
Voi dell’opposizione dovreste essere contenti per aver assecondato le vostre richieste. Per non essere stata estremista né eversiva. Giorgia non è più così tanto fascista. Eh già. In questo primo anno di vita al governo non è stata abbastanza di destra sociale, popolare e nazionale, né abbastanza identitaria o abbastanza sovranista e nazionalista, conservatrice e decisionista.
In questo primo anno di governo occorre riconoscerle la grande capacità di intermediazione, sia a livello interno, che a livello internazionale, dove ha raccolto buona accoglienza e simpatie in mezzo mondo.
L’abbiamo vista con Joe Biden e con Ursula von Der Leyen. Due personaggi con cui certo non andrebbe felicemente in vacanza. Si è mossa con prudenza e padronanza, moderazione. Non ha fatto passi falsi, né scivoloni.
Di questo dovremmo essere fieri. Semmai si può dire che si è troppo trincerata nel suo clan, che non si fida di nessuno – o di pochi – al di fuori del suo cerchio. Tanto da aver piazzato sorella e parenti attorno a sé. Ma chi di noi non lo farebbe? È astuta. Sa bene con chi ha a che fare. Lo sa molto bene. L’ha provato sulla sua pelle per anni e anni. Da donna, ancor di più. E diciamolo pure: donna e di destra. Poteva avere vita facile? In un Paese governato egemonicamente dalle sinistre da sempre, sapevamo non lo sarebbe stato.
L’accusa delle nomine: finché le attua la sinistra vanno bene. Nessuno mai si è permesso di puntare il dito. Oggi è invece considerato uno scandalo che lo faccia pure la destra. Ma è sempre successo.
Un anno di governo è davvero troppo poco per esprimere un giudizio sull’operato, non a caso lo si effettua a metà mandato. Ciò che si osserva – ma era prevedibile – è che l’opposizione non ha contenuti né programmi tali da evitare di aggrapparsi alla polemica spicciola o ai sorrisi o sguardi presunti spenti e tristi della premier.
Guidare un Paese non è come stare all’opposizione, è essere “il” Paese. È avere la capacità di rappresentare ogni cittadino e quindi ogni istanza, ogni bisogno, ogni desiderio. È cercare con intelligenza e pacatezza – almeno apparente – di azionare sistemi operativi utili. A differenza di altri, in passato, non occorre infiammare le folle, ma fare. Progettare e fare. Questa è la risposta che Giorgia dovrà dare.
Prima donna premier
E poi, questa sinistra che da sempre cavalca l’idea di una donna ai vertici della politica, dove è finita? Adesso che c’è, non va bene perché è di destra? Disarcionare una donna (o tentare di farlo) solo perché non ride, perché è seria, perché ha cessato di usare toni arrabbiati per i quali è conosciuta, è alquanto squallido.
Voi che delle battaglie femminili per sfondare quel soffitto di cristallo ne avete fatto una bandiera, dove siete? Dovreste essere felici. Invece no. Le battaglie sono unicamente per chi è di sinistra. Le altre donne non contano.
Vi sarebbe stato sicuramente più semplice accusarla di leadership aggressiva e ingenerosa verso gli italiani, vero? Non è andata così. Ma, del resto, i puri siete voi. Tutto il resto è il nulla. Sappiamo. Donne comprese.