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Harakiri del CIO: sapeva dei test su Imane Khelif e Lin Yu-Ting

Dai test IBA risultano entrambi con cromosomi maschili XY: geneticamente uomini. Come ha risolto il CIO? Abolendo i test. Altro che propaganda russa…

Thomas Bach CIO (Skynews) Il presidente del CIO Thomas Bach

La parodia queer dell’Ultima Cena della cerimonia d’apertura? Propaganda putiniana.
La Senna inquinata? Propaganda putiniana. E putiniano, ovviamente, anche il batterio che ha colpito diversi atleti che hanno nuotato nel fiume parigino.
Il declino cognitivo del presidente Usa Joe Biden? Propaganda putiniana.
A Parigi 2024 uomini che combattono con le donne? Propaganda putiniana.

Dibattito pubblico a rischio, favore a Putin

Qualsiasi opinione o semplice dato di realtà che apra una crepa nella narrazione della sinistra globale, sostenuta ormai supinamente da quasi tutti i grandi media tradizionali, viene bollata come propaganda russa o di estrema destra, senza escludere la combinazione delle due. Addirittura su la Repubblica abbiamo letto di una “fasciosfera”, di una campagna internazionale di destra per screditare i Giochi di cui farebbero parte i russi, Elon Musk e la scrittrice di Harry Potter J.K. Rowling. Ma i Giochi si screditano da soli, con fatti veri davanti agli occhi di tutti.

Il dibattito pubblico in Occidente è sempre più a rischio. Non c’è tema su cui politici, media e commentatori di sinistra non ricorrano all’accusa di fascista o di propaganda putiniana per squalificare l’interlocutore, non solo quando non sia allineato con la loro visione del mondo, ma persino quando si azzardi a portare elementi squisitamente fattuali, scientifici diremmo, che contraddicono e smentiscono la loro ideologia.

Il paradosso è servito: sono proprio loro, vedendo ovunque propaganda putiniana, anche dietro fatti incontestabili, che attribuiscono a Vladimir Putin un’influenza fuori scala nel dibattito pubblico occidentale e che in ultima analisi ne sono strumenti inconsapevoli, alimentando proprio loro il livello di polarizzazione politica e le divisioni che fanno il gioco di Mosca.

La lettera dell’IBA

Ma con lo scandalo dei pugili maschi che molto probabilmente andranno a medaglia nella boxe femminile a Parigi 2024 abbiamo raggiunto livelli orwelliani, degni della neolingua di “1984”.

Ieri anche il pugile taiwanese Lin Yu-Ting è approdato alle semifinali, battendo 5-0 una pugile bulgara, che alla sconfitta ha reagito sul ring facendo il gesto della “X” al pubblico. Ma soprattutto, il CIO (il Comitato olimpico) ha fatto harakiri su Imane Khelif, il pugile algerino che ha costretto al ritiro dopo soli 46 secondi l’italiana Angela Carini.

Abbiamo avuto conferma che il 5 giugno 2023, quindi più di un anno fa, l’International Boxing Association (IBA) ha inviato una lettera al CIO allegando i risultati dei test che hanno portato all’esclusione di Khelif e Lin dal mondiale di boxe femminile. Test dai quali risulta che entrambi i pugili hanno i cromosomi maschili XY, sono cioè geneticamente uomini. Torneremo presto su questa definizione e sul perché nello sport è l’unica cosa che conta.

La risposta del CIO

In conferenza stampa il portavoce del CIO Mark Adams ha confermato al corrispondente del Daily Mail Mike Keegan la ricezione della lettera, aggiungendo però quella che suona come un’ammissione: “Non riconosciamo i test IBA sul sesso perché non sono leciti. Nessuno vuole tornare ai giorni in cui si facevano i test del sesso. (…) è una questione di diritti umani. Non sono test leciti”.

Dunque, (1) il CIO conferma che le sue regole di ammissione si basano in sostanza solo sui documenti di identità, praticamente un’autodichiarazione dell’atleta e del suo Paese. Nemmeno nei casi sospetti – come almeno si vorrà concedere sembrano quelli di Khelif e Lin – sono previsti test del Dna; (2) nel definirli “illeciti”, e non falsi, il CIO non smentisce i risultati dei test IBA su Khelif e Lin, ammettendo quindi di essere venuto a conoscenza un anno fa di test secondo cui i due pugili sono uomini.

Ed è la conferma che l’affermazione perentoria del presidente del CIO, Thomas Bach (“abbiamo due pugili che sono nate donne, sono cresciute come donne, hanno passaporti femminili e hanno gareggiato come donne per anni. Questa è una chiara definizione di donna. Non c’è mai stato il minimo dubbio al riguardo”) era basata solo su documenti di identità, nessun test scientifico.

Test aboliti dal CIO

“Sappiamo che esistono metodi semplici, efficaci e dignitosi per testare il sesso. Non sono invasivi, sono economici e affidabili”, ha spiegato ieri a Skynews Reem Alsalem, relatrice speciale delle Nazioni Unite sulla violenza contro le donne. Alsalem ha detto di averne già discusso con il CIO: perché non reintrodurli “se possono risolvere un problema e dissipare paure e preoccupazioni molto valide?”

Si tratta dei tamponi buccali (cheek swab), abbandonati dal CIO prima delle Olimpiadi di Sydney 2000, perché ritenuti “non etici”, ma così trasformando il sesso degli atleti in un fatto solo ormonale. Insomma, no ai test del Dna perché, in pratica, “pare brutto” per la privacy degli atleti, mentre evidentemente non pare brutto che un uomo prenda a pugni una donna alle Olimpiadi.

Uno scandalo a cui i vertici del CIO non resisterebbero una settimana, se non avessero la grande stampa internazionale impegnata nell’insabbiamento e nel depistaggio, ricorrendo appunto all’accusa di propaganda putiniana.

IBA in mano ai russi?

L’influenza russa sull’IBA è un tema e le dichiarazioni dei suoi vertici la tradiscono, ma questa non basta a delegittimare i test e le conseguenti decisioni su Khelif e Lin. Anche perché all’IBA aderiscono praticamente tutte le federazioni pugilistiche nazionali e le decisioni sul pugile algerino e quello taiwanese sono state assunte quasi all’unanimità (un’astensione, e un voto contrario) da un board di 18 membri, tutti rappresentanti di altrettante federazioni nazionali. Tutti pupazzi di Putin?

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