Politica

Identità e stabilità, Meloni non si piega alla sinistra e ai giudici politicizzati

Nel discorso di chiusura ad Atreju la premier rivendica i risultati del governo e rilancia. Compattezza e visione politica “discontinuità storica” rispetto ai governi precedenti

Il discorso conclusivo di Giorgia Meloni ad Atreju 2024 segna un momento di forte riaffermazione politica, caratterizzato dalla rivendicazione del lavoro svolto dal suo governo e da incisive stoccate alla sinistra, alla criminalità organizzata e al rapporto con una parte della magistratura. La leader di Fratelli d’Italia, davanti a una platea entusiasta, ha puntato sull’orgoglio della sua maggioranza, rivendicando compattezza e visione politica come elementi di “discontinuità storica” rispetto ai governi precedenti.

La paralisi della sinistra

Diverse sono state le sue puntualizzazioni, una su tutte il valore della stabilità come fondamento della credibilità internazionale dell’Italia, una credibilità che – a suo dire – “era stata erosa da anni di compromessi fragili e coalizioni litigiose”. Nel farlo, non ha risparmiato la sinistra, che ha accusato di vivere nella paralisi ideologica, incapace di dialogare con chi la pensa diversamente.

L’affondo a Elly Schlein, che ha declinato l’invito a partecipare alla kermesse, è stato tagliente: “Puoi decidere di non venire, ma non insultare chi accetta il confronto. Forse vi manca quel coraggio che qui non è mai mancato”.

Merito e lavoro

L’intervento ha toccato anche temi che spesso dividono il dibattito pubblico, come il ruolo delle élite e degli influencer. Meloni ha lanciato una critica esplicita a chi, sfruttando il proprio seguito sui social, si erge a modello senza rappresentare il merito e il lavoro reale. La premier ha contrapposto a queste figure il valore dell’eccellenza italiana, quella costruita con ingegno, fatica e competenza. Quel Made in Italy a noi caro, perché impresa e identità.

Lotta alla criminalità

Un momento chiave del discorso è stato dedicato alla lotta alla criminalità organizzata. Meloni ha rivendicato i risultati ottenuti dal governo nei territori dimenticati dallo Stato, come Caivano, dove le istituzioni sono tornate a presidiare luoghi un tempo dominati dalle mafie. Il messaggio è stato chiaro: la legalità non è un concetto astratto, ma una battaglia quotidiana che il governo intende portare avanti con determinazione, anche quando i riflettori mediatici si spengono: “E Saviano di darà pace se non riuscirà a scrivere un nuova serie tv da milioni.”

I giudici

Non è mancata, infine, una riflessione sulla magistratura. Pur ribadendo il rispetto per l’autonomia dei giudici, Meloni ha lanciato un appello alla “responsabilità”. Ha sottolineato come la giustizia non possa piegarsi a logiche di fazione o ideologiche, ma debba servire esclusivamente la verità e i cittadini. Un tema che accende da sempre il dibattito politico e che Meloni ha affrontato con la consueta fermezza, porgendo lo sguardo proprio a chi, libero e indipendente dalla politica, vuole esercitare onestamente la professione.

Identità e determinazione

In conclusione, il discorso di Giorgia Meloni ad Atreju ha consolidato il profilo di una leader che punta sull’identità e sulla determinazione. Tra rivendicazioni e attacchi mirati, ha ribadito la visione di un governo che si propone come interprete di una politica nuova, capace di rispondere ai bisogni di un’Italia spesso dimenticata. Un messaggio che, se da un lato infiamma i sostenitori, dall’altro alimenta un dibattito che resta vivo e polarizzante nel Paese. 

In un clima politico sempre più frammentato, Meloni ha dimostrato di saper mantenere il timone saldo, incarnando una leadership che divide ma non lascia indifferenti. Con il discorso di Atreju, la premier non si è limitata a rivendicare risultati, ma ha lanciato un chiaro avvertimento: la sua idea di Italia non si piegherà né alle mafie, né alla magistratura politicizzata, né tantomeno a un’opposizione che rifiuta il confronto.

Il messaggio è netto: chi ha qualcosa da dire, lo faccia, ma senza sottrarsi al campo di battaglia del dibattito democratico. E, a giudicare dagli applausi, è chiaro che la sfida è appena cominciata.

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