Nel turbolento (diciamo) panorama politico italiano, è uno degli aspetti più evidenti e al contempo enigmatici: l’assenza di un centro politico forte e coeso. La politica italiana è storicamente caratterizzata da una marcata polarizzazione, a cui siamo praticamente tornati, con partiti di sinistra e di destra che si contendono il potere in un gioco di equilibri e alleanze spesso instabili.
Tuttavia, il centro politico, che in molti Paesi europei funge da elemento di stabilità e moderazione, sembra essere un’entità sfuggente nel nostro contesto. Questo fenomeno, noto come “il centro che non c’è”, solleva numerose questioni e riflessioni sul futuro della politica in Italia.
I tentativi post-DC
La storia politica italiana del Dopoguerra è stata dominata dalla Democrazia Cristiana (DC), un partito che, pur essendo di ispirazione cattolica e centrista, ha saputo occupare un ampio spettro dell’elettorato, fungendo da baricentro politico. Con la dissoluzione della DC all’inizio degli anni ’90, causata dalle inchieste di Tangentopoli e dalla crisi dei partiti tradizionali, il panorama politico italiano ha subito una frammentazione senza precedenti.
Da allora, numerosi tentativi di creare una nuova forza centrista hanno avuto vita breve. Partiti come l’Unione di Centro (UdC), Scelta Civica di Mario Monti, e più recentemente Italia Viva di Matteo Renzi e Azione di Carlo Calenda, per motivi ormai noti, non sono riusciti a consolidare una posizione di rilievo nella scena politica italiana. Questi tentativi frammentati e spesso troppo personalistici hanno evidenziato la difficoltà di costruire una proposta politica centrista che fosse credibile e attraente per l’elettorato.
Gli ostacoli ad un grande centro
Le ragioni dell’assenza di un centro forte in Italia sono molteplici. Innanzitutto, la frammentazione del panorama politico, con la presenza di numerosi piccoli partiti e movimenti, creati appositamente per legittimare il singolo leader, rende difficile la creazione di una vera e forte coalizione centrista unitaria.
Inoltre, la cultura politica italiana tende a essere più polarizzata rispetto ad altri Paesi europei, con un elettorato spesso diviso su linee ideologiche profonde. Che sono bandiera della sinistra o della destra. Lo abbiamo visto in questi giorni, la netta divisione sui diritti che hanno visto parte della maggioranza schierarsi addirittura con la minoranza.
La personalizzazione della politica, fenomeno crescente negli ultimi decenni, ha ulteriormente complicato la situazione.
Compromesso sui “diritti”
Nonostante queste difficoltà, la mancanza di un centro forte rappresenta un problema significativo per la stabilità politica del Paese. Recentemente, proprio la primogenita di Silvio Berlusconi ha espresso l’esigenza di un nuovo progetto centrista, una sorta di “araba fenice” che risorge dalle ceneri di un partito nato proprio per l’ideale di un imprenditore liberale e liberista.
Un centro coeso potrebbe fungere da mediatore tra le varie forze politiche, favorendo compromessi e soluzioni condivise su questioni cruciali come le riforme economiche, la giustizia sociale e le politiche europee. E i tanto sbandierati “diritti”. Che non significa dover essere disposti a tutto, ma neppure alzare muri contro realtà ormai sotto gli occhi di tutti, come la “omogenitorialità”, la salvaguardia dei minori in carcere, la maternità e non l’utero in affitto, le adozioni più semplici e possibili anche per coppie omosessuali. E potrei continuare.
Contributo alla stabilità
Ecco che un nuovo centro forte e coeso, con le tante frammentazioni esistenti, potrebbe rispondere alla crescente domanda di moderazione e pragmatismo da parte di un elettorato sempre più disilluso dalle promesse eccessive e dalle polarizzazioni ideologiche. In un’epoca in cui la fiducia nelle istituzioni è in declino, la presenza di una forza centrista potrebbe contribuire a ridare stabilità e fiducia alla politica.
Per riuscire, dovrà offrire una visione chiara e pragmatica, basata su competenza e serietà, in grado di rispondere alle reali esigenze del Paese e di mediare efficacemente tra le varie componenti del panorama politico.
In conclusione, “il centro che non c’è” rappresenta una sfida e un’opportunità per la politica italiana. La costruzione di una forza centrista solida e coerente potrebbe contribuire in modo significativo alla stabilità e alla crescita del Paese in un momento storico di grande incertezza e cambiamento.