Il pericoloso globalismo sanitario di Tedros e l’assuefazione dei governi

Minacciando l’arrivo di nuovi virus il direttore dell’Oms prefigura ulteriori cessioni di sovranità e un approccio ispirato all’autoritarismo cinese

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C’è la minaccia di un altro virus con potenziale ancora più mortale del Covid”. Sembra il trailer di un film dell’orrore ma è l’avviso lanciato da Tedros Adhanom Ghebreyeus, direttore dell’Oms, nel corso dell’assemblea mondiale dell’organizzazione che si sta tenendo a Ginevra.

Cessione di sovranità all’Oms

Lo stesso direttore che, all’inizio di maggio, aveva annunciato la fine della pandemia pur tenendo viva l’attenzione sulle temibili varianti sempre in circolazione, ora rilancia l’allarme e suggerisce la soluzione agli Stati per affrontare le future emergenze: “Quando la prossima pandemia busserà alla porta – e lo farà – dobbiamo essere pronti a rispondere in modo deciso, collettivo ed equo”.

Tre aggettivi che spaventano non poco coloro che, nell’ultimo triennio, hanno osservato con sofferenza l’assurda metamorfosi del sistema occidentale contagiato dall’autoritarismo cinese. Davvero si sta realizzando ciò che aveva profetizzato l’ex ministro Roberto Speranza nel suo libro poi rimasto inedito: l’occasione per una nuova egemonia culturale. Una dinamica preoccupante che si può ravvisare nel lessico, nei concetti ma anche nella chiara prosecuzione e successiva trasfusione dell’ideologia sanitaria in quella ambientale.

Allora, il mondo prefigurato da Tedros risulta molto più vicino alla Repubblica Popolare Cinese che alle democrazie occidentali che, però, non hanno mostrato alcuna reazione rispetto a progetti non solo illiberali ma che implicherebbero pure un’inevitabile cessione di sovranità all’Oms.

Assuefazione dei governi

È questo l’aspetto più sorprendente: la sostanziale assuefazione dei governi a questo tipo di impostazione del tutto dirigista e contraria alle loro prerogative.

Lo stesso ministro Orazio Schillaci non ha opposto resistenza riconoscendo “la centralità dell’Oms nel quadro dell’architettura sanitaria internazionale e del suo ruolo di guida nelle politiche sanitarie globali”. Inoltre, ha aderito alla cd. Agenda per lo sviluppo sostenibileaffinché nessuno sia lasciato indietro”. Una conferma della sostanziale assimilabilità agli accenti speranziani si rintraccia anche nell’ulteriore dichiarazione d’intenti: “La presidenza italiana del G7 sarà in continuità con il lavoro di chi ci ha preceduto proseguendo il percorso di sinergia e collaborazione fondato sul principio della salute per tutti”.

L’appoggio al manifesto tedrosiano comporta pure un esborso in termini di contributi da versare con un aumento pari al 20 per cento per ciascun Paese, come riportato da La Verità. Insomma, laddove ci vorrebbe assoluta discontinuità rispetto alle politiche scellerate dell’ultimo triennio, si prosegue con questi utopistici e dannosi programmi di “politiche sanitarie globali e sviluppo sostenibile”.

Dal regime sanitario a quello ecologista

Il tutto è supportato da un’informazione unidirezionale che non ammette l’opinione contraria, prima durante i tempi pandemici e adesso con il montare della martellante propaganda ecologista. Così come si continua a randellare con l’odioso epiteto di no vax chiunque metta in discussione i precetti della cattedrale sanitaria, allo stesso tempo si marchiano con l’etichetta di negazionisti perfino coloro che non si conformano alla religione ambientalista.

Addirittura, su Il Domani si propone di considerare il “negazionismo climatico” alla stregua di un reato. Insomma, dove non si spingerebbe neppure Greta viene brandito il codice penale per difendere l’ideologia ambientalista con una moderna forma di inquisizione.

Eppure, il fanatismo in salsa ecologista sembra la riproposizione di un film già visto e sofferto durante l’infinito periodo emergenziale caratterizzato dai suoi riti sciamanici. In questo modo, non solo si insiste su schemi irricevibili ma si impedisce qualsiasi approfondimento sulla infelice gestione sanitaria.

D’altronde, sembra davvero di essere imprigionati da una cappa culturale che soffoca il dibattito e diventa lo strumento per imporre scelte politiche assai opinabili. D’altronde, l’egemonia culturale di stampo gramsciano funziona esattamente in questo modo. L’inghippo è che non esiste chi sappia o possa controbilanciare questo squilibrio di mezzi.

Meloni-Trudeau

È emblematico a questo riguardo quanto successo la scorsa settimana durante l’incontro tra Giorgia Meloni e il premier canadese Justin Trudeau. Quest’ultimo si è detto preoccupato per la sorte dei diritti civili in Italia. Pochi hanno fatto notare che il nostro novello paladino delle libertà ha applicato alle questioni sanitarie un metodo estremamente intransigente, arrivando a bloccare i conti corrente dei camionisti che protestavano contro i suoi assurdi obblighi sanitari.

Dopo aver mostrato il pugno duro a difesa di norme così liberticide, risulta del tutto paradossale pretendere di fare la morale agli altri. Ma, in questo mondo rovesciato e manipolato, capita che si erga a difensore della libertà anche chi non avrebbe alcun titolo.

Modello cinese (e italiano)

Perciò, chiudendo il cerchio, appare parimenti assurdo che lo stesso Tedros possa ancora oggi dettar legge a fronte di una gestione a dir poco discutibile della fase pandemica. Al di là degli inciampi iniziali quando rassicurò tutti escludendo la trasmissibilità del virus agli esseri umani o ritenendo inutile l’uso delle mascherine salvo ricredersi subito dopo, sono altre le situazioni ancor più problematiche: l’appoggio incondizionato alle politiche draconiane di Pechino elogiate per “aver definito un nuovo standard per la risposta alle epidemie”.

Secondo il capo dell’Oms, questa strategia aveva permesso al mondo di guadagnare tempo. In effetti, abbiamo scoperto che era vero il contrario, cioè le informazioni sono state diffuse con fatale ritardo dalle autorità cinesi impedendo una reazione tempestiva per bloccare l’epidemia.

Tedros, all’epoca, lodò anche l’approccio iniziale del governo italiano – sul modello di quella cinese – rispetto ai primi focolai che si registrarono nel Paese. Eravamo ai tempi in cui si magnificava il lockdown senza minimamente valutarne l’impatto politico, economico e sociale. Sollevare obiezioni significava essere annoverati nella schiera dei pericolosi negazionisti. Corsi e ricorsi storici, in un’epoca che ha ormai derogato al pensiero critico e archiviato (speriamo non definitivamente) quello razionale.

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