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Italia a rischio tribalizzazione: pezzi di territorio controllati da immigrati armati

Da nord a sud, zone, quartieri o intere città sotto il controllo di bande armate di immigrati. Le mafie africane stanno scalzando quelle locali

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Nell’estate del 2017 la stampa britannica lanciò un allarme sulla tribalizzazione del territorio italiano. Da un articolo del The Times, leggiamo che “gruppi di migranti nigeriani che in un primo momento collaboravano con le mafie per lo sfruttamento della prostituzione e del traffico delle droghe, ora stanno organizzando bande paramilitari per controllare il territorio italiano”.

In sostanza, la tribalizzazione consisterebbe nella conquista di zone più o meno vaste dell’Italia da parte di bande armate di immigrati. In questi territori lo Stato non sarebbe più sovrano e i cittadini italiani non sarebbero più al sicuro.

Una no go zone nelle mani dei nigeriani

Questo fenomeno lo conoscono bene i cittadini di Castel Volturno. In questo comune ci sono più immigrati che italiani: i castellani sono 27.838, gli immigrati sono 35 mila, di cui almeno 15 mila irregolari. A riferirlo, meno di due anni fa, fu l’allora ministro dell’interno Lamorgese, che parlava di possibili rimpatri (mai effettuati).

Nel libro “L’Italia non è più italiana” (2019) il giornalista Mario Giordano definisce Castel Volturno la “capitale della mafia africana”. Il degrado regna sovrano. All’interno di palazzi devastati, la mafia nigeriana organizza il traffico di droga, lo smercio della refurtiva, i riti di iniziazione della Black Axe (Ascia Nera) che prevede torture e mutilazioni.

Il quartier generale della mafia è l’hotel Boomerang, il posto in cui prima i villeggianti si rilassavano in piscina, ora si presenta fatiscente, mezzo diroccato, con stanze devastate che ospitano drogati. Lo Stato è come se non esistesse.

Prostitute schiavizzate

Le prostitute nigeriane vengono schiavizzate dai mafiosi africani attraverso riti magici. Questo è ciò che è emerso nell’ottobre del 2015 da un rapporto dell’Unione europea: per la tratta delle donne a fini sessuali vengono utilizzati dei riti in cui “si prelevano capelli, peli pubici, peli ascellari, unghie delle mani o dei piedi, e indumenti intimi usati, eventualmente macchiati di sangue mestruale”.

Le sette nigeriane

Nel 2017 in un rapporto della Dia (Direzione investigativa antimafia) è stata certificata la presenza di “organizzazioni criminali nigeriane di matrice cultista, fra le quali emergono la Supreme Eiye Confraternity e la Black Axe Confraternity. Questi gruppi si caratterizzano per la forte componente esoterica, a sfondo voodoo o juju” che prevedono riti con “unghie, capelli e sangue delle vittime”.

In realtà, è un fenomeno che ha quasi trent’anni. Nel suo libro Giordano riporta che la prima notizia della presenza della mafia nigeriana in Italia risale al 1995. In questi decenni l’attività criminale degli africani è stata attestata in più occasioni. L’associazione di tipo mafioso è stata riconosciuta dal tribunale di Brescia nel 2009 e l’anno successivo a Torino.

Perfino l’ambasciata nigeriana a Roma nel 2011 informò le forze dell’ordine che “le nostre sette sono entrate nel vostro Paese”. L’organizzazione criminale africana è presente in tutta Italia, da nord a sud.

Immigrati armati controllano i boschi

Castel Volturno è solo una delle zone sotto il controllo degli immigrati. Il 7 marzo il programma Fuori dal coro ha mandato in onda un servizio che mostra una situazione analoga nella provincia di Varese. Lì gruppi paramilitari di nordafricani musulmani, immigrati irregolari – perlopiù marocchini – hanno preso il controllo di 50.000 ettari di bosco.

Il problema non è solo il degrado e lo spaccio di droga che frutta migliaia di euro al giorno, nella zona sono stati commessi omicidi e torture. Nel bosco si entra con il loro permesso, difendono il territorio con le armi (pistole, fucili, machete, coltelli), utilizzano bunker e accampamenti strategici per controllare la zona. In una parola: tribalizzazione.

Nei boschi controllati dai marocchini hanno trovato contenitori di cloro e recentemente i criminali hanno rubato azoto da un maneggio. Cosa fanno con questi prodotti? Esplosivi? Armi chimiche? Gli abitanti del posto sono terrorizzati, un uomo dice “o lo Stato ci dà una mano o dobbiamo difenderci da soli”.

La tribalizzazione è realtà

Da nord a sud, dunque, esistono già zone, quartieri o addirittura intere città sotto il controllo degli immigrati africani. Magrebini musulmani e subsahariani che praticano riti voodoo e arruolano nuovi membri che sbarcano quasi quotidianamente in Italia. Reclute potenzialmente infinite.

Questo è un aspetto dell’immigrazione di cui si parla poco. Le mafie africane stanno scalzando le mafie locali, arruolano e addestrano, come se si stessero preparando alla guerriglia urbana. Fantapolitica? No, in Francia ci sono già state rivolte organizzate da gruppi paramilitari africani.

Il governo deve intervenire prima che sia troppo tardi. Interrompere tutti i flussi migratori e ripristinare l’ordine nelle zone controllate dagli immigrati. In Francia da tempo si parla di guerra razziale e perfino il presidente Emmanuel Macron, non proprio un estremista di destra, è preoccupato per quello che viene chiamato “separatismo islamico”.

La società multietnica non è il paradiso petaloso che vogliono farci credere i progressisti, l’immigrazione può portarci la guerra direttamente sotto casa.

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