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La falsa partenza del centrodestra: serve un’uscita d’emergenza

Per evitare ulteriori passi falsi, nella formazione del governo, è auspicabile che i tre leader imbocchino un’uscita d’emergenza, responsabile e lungimirante

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Pronti, partenza, via, al colpo di pistola dello starter i corridori di centrodestra sono drammaticamente inciampati, causando ilarità tra gli avversari e sussulti dal pubblico.

Fuor di metafora, il centrodestra si è fatto trovare impreparato al primo appuntamento istituzionale della XIX legislatura: l’elezione del presidente del Senato. Dal 25 settembre, data delle elezioni politiche, al 13 ottobre, prima seduta di Camera e Senato, sono passati 18 giorni e, alla prova dei fatti, i futuri alleati di governo si sono disarticolati.

Oltre agli screzi personali tra leader, quali indicazioni possiamo trarre dal punto di vista politico da queste due prime giornate parlamentari? La falsa partenza di giovedì, corretta in parte dalla maggiore coesione mostrata nella giornata successiva, ci consegna vincitori e vinti, ma soprattutto offre alla futura maggioranza due strade alternative da percorre: una pericolosa e l’altra una possibile uscita d’emergenza.

Una via pericolosa

Partiamo dalla prima. Forza Italia esce come la grande sconfitta. Matteo Salvini, l’altro alleato minoritario della coalizione, ha rispettato l’accordo su Ignazio la Russa, riuscendo a far eleggere un suo fedelissimo alla Camera e, a quanto si apprende, otterrà diversi ministeri di rilievo.

Il leader di Forza Italia invece ha sbagliato i suoi calcoli e, a forza di tirare, la corda si è rotta. Questa strada pericolosa, intrapresa dall’ex premier azzurro, andrebbe sicuramente a discapito dell’unità della maggioranza e sarebbe controproducente in primis per Forza Italia.

Se la storia dovesse ripetersi, questa volta per la formazione del nuovo governo, il rapporto tra la premier in pectore e il fondatore di Forza Italia sarebbe definitivamente compromesso.

L’unità tra le diverse anime del centrodestra è forse l’aspetto che più sta a cuore a quella parte di elettorato conservatore che si auto definisce “alternativo” alla sinistra. Da parte di Forza Italia, non considerare questa volontà, espressa anche nell’ultimo appuntamento elettorale, sarebbe un grande errore, politico e simbolico.

La situazione non è da sottovalutare neanche in termini di consenso: la scelta di remare contro l’asse Meloni-Salvini contrasterebbe con l’immagine di Berlusconi come garante responsabile dell’alleanza. Una figura che, piaccia o meno, ha mantenuto un consenso elettorale intorno all’8 per cento.

L’uscita d’emergenza

Per evitare ulteriori passi falsi, in questo caso nell’assegnazione dei ministeri, è doveroso prendere un’uscita d’emergenza, responsabile e lungimirante. Il leader di Forza Italia dovrebbe togliere il nome di Licia Ronzulli dal tavolo delle trattative e concentrarsi sulle altre caselle libere per il suo partito.

Questo sarebbe un messaggio di responsabilità e non di debolezza, di apertura verso gli alleati di governo e non di sottomissione.

A questo messaggio, qualora arrivasse, dovrebbe seguire una risposta, altrettanto lungimirante, di Fratelli d’Italia. Giorgia Meloni ha dato una grande prova di leadership e, forte del mandato elettorale, si è giustamente imposta senza cedere di un millimetro alle provocazioni di Forza Italia, ma serve cautela per evitare il rischio opposto: partire divisi ancora prima di iniziare a governare.

Evitare l’emarginazione di un solo alleato, pronto a vendicarsi ad ogni provvedimento controverso, dovrebbe essere il mantra delle prossime ore in Via della Scrofa. La situazione di crisi economica ed energetica non permette altri passi falsi.