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Bucha

La lezione di Bucha: un conto è fare domande, un altro usarle per capovolgere la realtà

Chi ha insinuato la “messinscena” a Bucha con domande capziose non era interessato alla verità

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D’improvviso torna a salire il numero dei follower su Twitter e io sono preoccupato: di solito calano, magari dopo avere preso di punta qualche ultrà putiniano. Vado a vedere e sono tutti fantasmi, che seguono pochi, seguiti da pochi: con tutta evidenza provocatori o spioni.

Alla vigilia dell’invasione in Ucraina, perché è stata una invasione, su Twitter gli iscritti sono aumentati del 30 per cento ed era tutta roba russa o sino-russa. Poi trovo un tale che dice: legittima l’annessione di Taiwan da parte della Cina, America guerrafondaia, Nato terrorista. Ci mettono poco a scoprire che è uno con un blog chiamato “Via della Seta”, uno pagato, uno senza fondamento.

Ma non è il fondamento che funziona sui social, è il messaggio puro e semplice: sotto, nei commenti, partono i fiancheggiatori, chissà se altri fantasmi o semplicemente imbecilli, qualcuno polemizza ma il meccanismo a catena è già partito. Così si origina una propaganda miserabile e non servono le riflessioni pacate, severe, di Carlo Valentini su Italia Oggi:

“In Italia, con un’abile regia, si è passati dalla gratitudine, al totem dell’imperialismo americano, nel nome della difesa dell’indipendenza dei popoli, ciò che oggi non avviene nei confronti dell’espansionismo russo, come se le atrocità in Ucraina non fossero paragonabili a quelle nel Vietnam. Questo antiamericanismo ideologico si è insinuato e stabilizzato nella società (…). Mettendo insieme il puzzle, la narrazione ucraina risulta capovolta. È vero che la Russia è l’invasore ma la colpa è di Stati Uniti e Nato che non hanno disinnescato il pericolo e se la guerra continua la colpa è degli indomiti ucraini che non accettano di essere conquistati come hanno fatto i bielorussi”.

Il duello Capezzone-Capuozzo

Quanti sono a capovolgere la realtà col puzzle della distorsione? Provo, e non ho problemi ad ammetterlo, una invidia, benigna ma bruciante, per Daniele Capezzone che a Quarta Repubblica ha ricordato al sempre osannato Capuozzo che un conto è fare domande, legittime, un altro usare quelle domande per imbastardire la realtà: Capuozzo ha insinuato la montatura a Bucha, ha parlato di “messinscena”, e adesso che tutte le fonti mondiali, tutti gli osservatori, tutti i contributi filmati, fotografici, satellitari l’hanno dimostrata oltre ogni irragionevole dubbio, non sa cosa dire.

Non è stato corrivo Capezzone, ha fatto quello che un giornalista ragionevolmente non può non fare: ristabilire la realtà, ricacciare in gola certe assurdità che così innocenti non sono. E l’ho invidiato, perché a me resta solo la tribuna dei miei social o di qualche articolo per polemizzare, ma a distanza.

Dai complottari no-vax ai nostalgici dell’Urss

Ci sono bamboccioni in fama di documentaristi che bivaccano in Donbass da 10 anni e non hanno mai visto niente, che propalano la tesi del colpo di stato nazista ai danni di Putin “che è stato provocato”, e siccome la sparano gigantesca, godono di un convinto seppur limitato culto. C’è gente che sulla balla della “verità in Ucraina” crea il suo piccolo business.

C’è e come il partito dei putinisti, va dai complottari della peggior galassia no-vax (e chi scrive è critico su un vaccino come minimo pericoloso; ma un conto è esprimere dubbi e perplessità, un altro il sillogismo demenziale Putin meglio di Speranza, siccome hanno mentito sul Green Pass allora mentono anche sul Donbass), agli opportunisti, ai nostalgici dell’Urss, agli irriducibili come Santoro che non accettando l’oblio prolungato sembrano cogliere al balzo la palla del pacifismo unilaterale per tornare a farsi tribuni della plebe.

Tutto questo, sia chiaro, non esclude una riflessione seria e severa fin che si vuole; non pregiudica le responsabilità di un Biden, il ruolo storicamente pesante e più che discutibile degli Stati Uniti, il tracollo di un Occidente che sta buttando il bambino della civiltà per tenere l’acqua sporca della degenerazione, la funzione perversa di una Unione europea che lancia raccomandazioni vergognose: se l’Italia vuole i soldi che le spettano, e comunque a debito, deve prima ammazzarsi di nuove tasse.

Tutto da discutere, da rimarcare, nel modo più leale e spietato. C’è che però a scomodarle in questo specifico passaggio, simili ragioni scadono a miserabile pretesto, a strampalata illogica propaganda di infima specie.