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La “realtà” di Mattarella: e chi non è d’accordo non fa parte della Repubblica

Gretinismo, digitale, Euro, Pnrr: ecco la “modernità” ordinata da Bruxelles. Non è sbagliata la ricetta, è il paziente a non mostrare “responsabilità”. Che ne pensa Meloni?

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Il discorso di fine anno del presidente Sergio Mattarella è riassumibile in una sola sua frase: “La concretezza della realtà ha convocato ciascuno alla responsabilità”. Da capire cosa egli intenda per “realtà” e “responsabilità”. E a chi pertenga tale “responsabilità”

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Realtà: le sfide globali

Realtà è, anzitutto, la guerra in Ucraina: “la responsabilità ricade interamente su chi ha aggredito e non su chi si difende o su chi lo aiuta a difendersi”. Ma ciò non costituisce problema, in quanto condiviso dall’intero Parlamento. 

Realtà è, poi, la necessità di “passare dalle fonti tradizionali, inquinanti e dannose per salute e ambiente, alle energie rinnovabili”. Il che impone “l’affermazione di una nuova cultura ecologista”.

Realtà è la trasformazione digitale”: “la quantità e la qualità dei dati, la loro velocità possono essere elementi posti al servizio della crescita delle persone e delle comunità”. Insomma, Big Brother come bene comune. Il che impone l’affermazione di “una cultura digitale che garantisca le libertà dei cittadini”. Cioè, a garantire la libertà dei singoli sarebbe la cultura … non Big Brother

Infine, ad affermare tale cultura ecologista-digitale deve essere la scuola: “è lì che formiamo le ragazze e i ragazzi che dovranno misurarsi con la complessità di quei fenomeni globali”. Globali, in quanto si tratta di “sfide globali, sempre. Perché è la modernità, con il suo continuo cambiamento, a essere globale”.

Realtà – ineludibile 

E chi non è d’accordo è arretrato: “pensare di rigettare il cambiamento, di rinunciare alla modernità non è soltanto un errore: è anche un’illusione”.

Ed è vile: “la sfida, piuttosto, è progettare il domani con coraggio”. 

Ed è pure fellone: “è in questo scenario, per larghi versi inedito, che misuriamo il valore e l’attualità delle nostre scelte strategiche: l’Europa, la scelta occidentale, le nostre alleanze”. Come se lo scopo sociale della Ue fosse la trasformazione digitale, come se il nemico della Nato fosse la Co2. 

Sin qui la realtà, secondo Mattarella. 

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Responsabilità: cos’è

È qui che egli spiega il concetto di responsabilità. Lo fa, ricordando che “la Costituzione … prescrive che la Repubblica deve rimuovere gli ostacoli”. Poi spiega che “rimuovere gli ostacoli è un impegno da condividere, che richiede unità di intenti, coesione, forza morale”. 

Insieme, unità di intenti, coesione forza morale costituisco la responsabilità. 

Responsabilità – funziona? 

La precisazione gli serve per prevenire una possibile obiezione: ma questa modernità ineluttabile, almeno funziona?

Domanda legittima, visto che è lo stesso presidente a descrivere uno stato di fatto drammatico: “tensioni sociali, fratture, povertà … l’inflazione, i costi dell’energia, le difficoltà di tante famiglie e imprese, l’aumento della povertà e del bisogno … disoccupazione … precarietà”.

Ma, secondo lui, tutto ciò non ha nulla a che fare con la modernità, bensì con la assenza di responsabilitàprima di Draghi, non era la ricetta ad essere sbagliata, bensì il paziente a non mostrare responsabilità. 

Lo spiega riferendosi alla “importante crescita economica che si è avuta nel 2021 e nel 2022”. Cioè, al tempo del governo Draghi, a far premio sarebbe stata la responsabilità.

Non Bce, non la sospensione e del patto di stabilità, non le parziali riaperture, non l’allora crollo della materie prime. Perché Mattarella non è un economista, bensì un moralista

Responsabilità: Leuro 

Nella foga, gli sfugge che “la povertà minorile, dall’inizio della crisi globale del 2008 a oggi, è quadruplicata”. Ripetiamolo: dal 2008 … cioè dal principio della crisi dell’Euro. La quale, evidentemente, non è mai finita

Ammissione immediatamente corretta da Breda, in “postumi del conflitto [russo-ucraino] sull’economia”. Una datazione utile pure a scaricare Draghi. 

L’indifferenza rispetto ad un rapporto causa-effetto che il presidente manifestamente conosce, mostra implicitamente come egli consideri pure la moneta unica come ineludibile: al pari della trasformazione ecologica e di quella digitale. 

Dunque, pure riguardo la moneta unica: chi non è d’accordo non è responsabile, bensì arretrato, vile e fellone

Responsabilità: cittadini e no

E non basta, perché il presidente insiste: “la Repubblica siamo tutti noi. Insieme”. Ma noi chi? Spiega: la Repubblica è di chi lavora o cerca lavoro, fa impresa e crea occupazione, paga le tasse.

Cioè, per converso, la Repubblica non è di chi non lavora e non cerca lavoro, fa impresa e non crea occupazione, non paga le tasse. 

Magari non assume perché crede che non funzionino: l’abbandono dei combustibili fossili, finire sudditi di Big Brother, impiegare insegnanti orwelliani e pure gretini. E gli verrebbe da dire: cambia ricetta, abbandona il gretinismo, tutela la libertà digitale, salva la scuola pubblica, fai fuori la moneta unica. 

Ma una tale risposta il presidente non la accetterebbe: per lui, sarebbe ribellione alla necessaria unità e coesione; nonché manifestazione di debolezza morale, a sua volta figlia di arretratezza, viltà e felloneria. Ed un ribelle ed un fellone non fanno parte della Repubblica. 

Responsabilità: un concetto draghiano 

Tale concetto, che chi non è d’accordo non faccia parte della Repubblica, non è che la ripetizione del detto di Mario Draghi, pronunciato in occasione della introduzione del supergreenpass : “spero che coloro che da oggi saranno oggetto di restrizioni possano tornare a essere parte della società con tutti noi”. Cioè, i non vaccinati non erano più parte della società: non erano cittadini della Repubblica.

Un precedente. E, infatti, oggi chi pure si è vaccinato ma non è gretino o amico di Big Brother … beh pure lui non fa più parte della Repubblica. 

Chiosa Mattarella: “dal Covid – purtroppo non ancora sconfitto definitivamente – abbiamo tratto insegnamenti da non dimenticare”. Ecco, appunto. Sin qui la responsabilità, secondo Mattarella. 

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I partiti: l’omologazione

È qui che il presidente specifica il concetto di responsabilità, con riguardo alle forze politiche. La precisazione gli serve per prevenire un’altra possibile obiezione: e va bene, tanto c’è un governo che non la pensa come Mattarella. 

E invece niente, risponde il presidente: “pressoché tutte le forze politiche presenti in Parlamento” sono state o stanno al governo. Cioè, “di fronte alla necessità di … confrontarsi con i limiti imposti da una realtà sempre più caratterizzata da fenomeni globali”.

Cioè, chi sta al governo deve essere gretino ed amico di Big Brother. Pur fatto salvo il “rispetto della dialettica tra maggioranza e opposizione” … che non si capisce in cosa potrebbe consistere, se non forse nella scelta fra diverse marche di biocarburante.

È ciò che egli chiama “una comune visione del nostro sistema democratico”. Ed è solo per questo che, ormai, “la nostra democrazia si è dimostrata  … matura, compiuta”.

I partiti: limiti e regole

Mattarella fa un passo in più ed innalza i detti limiti a “regole che non possono essere disattese”. Regole di odore costituzionale, addirittura: “questo corrisponde allo spirito della Costituzione”.

Laddove, per spirito, egli sembra intendere una immaginaria Carta, trasfigurata dagli art. 11 e 117 che citano Bruxelles. Trasfigurata al punto da contraddire i principi fondamentali (celebre il caso di bailin versus tutela del risparmio). 

Sicché, pure il cenno che il presidente fa al Pnrr (“non possiamo permetterci di perdere questa occasione”) ci pare un modo per assegnare ad esso un rango di odore costituzionale. Lo stesso Pnrr, che ha ultimamente costretto Meloni a rinunciare ai propri progetti, financo su una questione infima come il Pos (lo ha ben spiegato Liturri).

Infatti, è ben noto che gli ordini di Bruxelles coincidono con la modernità di Mattarella. In proposito, la chiosa del fanatico €rista Enrico Letta: “sulle linee guida del suo messaggio, il Pd … si muoverà”. 

I partiti: revisione costituzionale 

Perciò, quando il presidente dice che “la Costituzione resta la nostra bussola, il suo rispetto il nostro primario dovere; anche il mio” … egli si riferisce a tale Carta trasfigurata

Difficile scorgervi una presa di posizione avversa ad una riforma della lettera della Costituzione, in particolare se in senso presidenzialistico. Ciò che, invece, vedono il citato Breda, ImbertiUgo Magri (mentre Capezzone e Guerzoni, intelligentemente rinviano il problema ad altro tempo ed altra sede). 

A parer nostro, ciò che il presidente intendeva dire è che non si opporrebbe ad una nuova Costituzione, alla sola condizione che essa contenga un principio cardine di subordinazione a Bruxelles.

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La reazione di Meloni

In definitiva, secondo Mattarella, la crescita economica è solo un fatto di responsabilità. E tutte le forze politiche sono responsabili dietro la modernità ordinata da Bruxelles. Del che, egli si mostra soddisfatto. 

Così potrebbe non pensarla Giorgia Meloni, la quale gli ha risposto significando la propria “gratitudine per l’incoraggiamento a governare con la responsabilità che la difficoltà del momento esige” (che è cosa temporanea) … non la responsabilità che la modernità di Mattarella esige (che è cosa permanente). 

Certo, a Meloni non spiace l’appello al consenso nazionale. In proposito, bastino i suoi auguri di Natale: “noi possiamo fare molto di più, dobbiamo farlo insieme”.

Ma poi consente alla sorella di definirla come “la sola e unica voglia di fare bene nell’interesse di tutti”. E lei stessa si auto-nomina “guida degli italiani” [sic]. Senza che ci venga lasciato intuire se tale latente competizione, fra Quirinale e Chigi, sia solo di poltrona oppure, chissà, anche di merito.

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