La sinistra che pretende di compilare liste dei buoni e dei cattivi

Crisi sanitaria o energetica, scaricano colpe e oneri sui cittadini. Tre step: controllo sociale, imposizione di una ideologia dominante e limitazione delle libertà individuali

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Lo schema è ormai più che consolidato. È lo stesso che è stato adottato per due anni e mezzo durante l’interminabile era pandemica. Scoppia una crisi (sanitaria o energetica che sia)? Si scaricano le colpe e gli oneri sui cittadini.

Condotte virtuose e norme draconiane

Così, come nel caso del virus venuto dalla Cina, tocca sorbirsi tutta una serie di consigli non richiesti e, soprattutto, inefficaci per risolvere il problema delle forniture energetiche. Non basterà diminuire il numero di docce o farle collettivamente – come suggerisce la rappresentante del Consiglio federale svizzero, Simonetta Sammarugo – per uscire dal labirinto kubrickiano in cui ci si è ficcati negli anni rendendo l’Italia più che dipendente dal gas russo.

Persino un premio Nobel per la fisica, Giorgio Parisi, propone di cuocere la pasta a fuoco spento, aggiungendosi al campionario dei consigli bizzarri. In Austria, inoltre, stanno valutando un lockdown energetico, con la possibilità concreta di interrompere l’illuminazione di edifici e piazze dopo le dieci di sera.

Insomma, è in arrivo un altro decalogo dei comportamenti virtuosi con i quali affrancarsi dal despota russo. Decalogo che poi rischia di tradursi in provvedimenti e norme draconiane con tre gravi conseguenze già sperimentate: controllo della società, imposizione di una ideologia dominante e limitazione delle libertà individuali.

Il modello è quello dello Stato etico, se non addirittura totalitario, applicato con “successo” in materia sanitaria.

Il fondamentalismo ambientalista

Peraltro, proprio il fondamentalismo ambientalista ha probabilmente aggravato la crisi in atto. La transizione ecologica (prontamente accantonata dalla neo premier britannica, Liz Truss), i Friday for Future cari a Greta, l’insistenza sulle fonti rinnovabili, hanno creato nel tempo una sovrastruttura ideologica che ha mal tollerato ogni critica, ogni obiezione, ogni opinione contraria conducendoci alla situazione catastrofica in cui siamo piombati.

Tutto questo, naturalmente, ha il suo riverbero pure sulla campagna elettorale: non solo quando si discute di temi ambientali ma anche quando si tratta un qualsiasi altro argomento. Il blocco progressista traccia la sua netta linea di demarcazione distinguendo i buoni dai cattivi, il bene dal male.

Pausini alla gogna

Così, chiunque non si allinei al pensiero unico deve scontare il suo castigo. È capitato, per esempio, alla cantante Laura Pausini che, durante una trasmissione andata in onda sulla televisione spagnola, si è rifiutata di cantare Bella ciao e mal gliene è incolto.

Si è dovuta sorbire addirittura la rampogna di Pif che, con argomenti piuttosto raffinati e sofisticati, ha censurato il comportamento della Pausini: “Non cantarla per non prendere posizione è una gran minchiata. Quando ti rifiuti di cantarla hai già preso posizione”. Complimenti a lui anche per l’eloquio.

La povera Pausini, messa alle strette, ha dovuto pubblicare un post in cui ha scritto che detesta il fascismo e ogni altra dittatura. Ha fatto bene a sottolinearlo perché evidentemente le dittature non sono monocolore, così come andrebbe evidenziato che il tentativo di prevaricazione da lei subito non si è rivelato proprio rispettoso della sua libertà di intonare ciò che più le aggrada.

Le equazioni dei “buoni” e “giusti”

D’altronde, il teorema non dimostrato secondo il quale, se non canti Bella ciao sei un irrimediabile fascista, è assimilabile ad altre stucchevoli equazioni che abbiamo imparato a memoria: non indossi la mascherina e allora vieni considerato un untore, non credi in Greta e allora sei un negazionista, fai troppe docce e allora sei un amico di Putin.

Franceschini

D’altronde, in una recente intervista rilasciata a Repubblica il ministro Dario Franceschini ha delineato con maggior chiarezza questa visione manichea. Discettando di una fantomatica rimonta e del vento che starebbe cambiando direzione, il responsabile della cultura ha detto una frase che ha tradito il tic ideologico: “La gente sta cominciando a capire”.

Ecco, la gente “capisce” solo se vota il Pd, altrimenti ci ritroviamo di fronte ad una massa informe e suggestionabile di manzoniana memoria, manipolata e sobillata da quello che viene ritenuto il demagogo di turno.

Emiliano

Chi si è spinto un po’ più avanti del ministro è stato il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, che, durante un comizio, al cospetto di Letta e del suo collega campano De Luca, ha dichiarato che “la Puglia sarà la nostra Stalingrado: ai nostri avversari faremo sputare sangue”.

Se si fosse azzardato un esponente dello schieramento a cui Emiliano vuol far sputare sangue, si sarebbe organizzato un girotondo in quattro e quattr’otto con gli intellettuali d’area schierati a difesa della Costituzione e della democrazia in pericolo, con Bella ciao in sottofondo. Invece, anche questa frase è passata in cavalleria.

Come i due anni di dispotismo sanitario, come la nuova tirannia ecologista alle porte e come questa insopportabile cappa di conformismo statale che vuol costringere tutti nello stesso recinto. Come un gregge ammansito e obbediente.

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