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L’alibi di Speranza non regge più. Ecco i primi passi del ministro Schillaci

La difesa spuntata dell’ex ministro che si nasconde dietro la “scienza”, ma gestione sanitaria trasformata in religione di Stato. Bene il neo ministro, ora via gli obblighi

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Roberto Speranza, uno dei pochi o forse l’unico mascherato durante il dibattito sulla fiducia al governo Meloni alla Camera, si è sfogato un po’ con Repubblica.

La reazione di Speranza

Il cambio di passo promesso dal nuovo governo (per certi aspetti ancora troppo timido) ha provocato la reazione dell’ex ministro che rivendica con orgoglio il suo lavoro e non accetta che gli venga contestato di aver chiuso il Paese inutilmente o di aver messo in pericolo le libertà. “Ho sempre deciso seguendo la scienza, andiamo avanti a testa alta per quello che abbiamo fatto”.

A parte il curioso passaggio dalla prima persona al plurale maiestatis, l’insistente richiamo alla “scienza” ormai non funziona più. In prima ragione, perché qualsiasi allarme sanitario non può arrivare al sacrificio estremo di diritti e libertà individuali presidiati a livello costituzionale. Questo resta un vulnus grave per una democrazia liberale.

In secondo luogo, perché le famose “evidenze scientifiche” giocano a sfavore del segretario di Articolo 1. Una volta assodato che pure gli immunizzati possono contrarre la malattia ed essere veicolo di contagio, è crollato miseramente il presupposto su cui si reggeva il Green Pass, evidenziandone ancor di più la natura coercitiva e discriminatoria.

Per cui appare un po’ temerario affermare che “la storia non si può riscrivere e noi vogliamo difenderla”. Che lui voglia rivendicarla è legittimo ma non può certo impedire ad altri di vederci chiaro su quello di incredibile che è successo nel biennio pandemico.

A meno che non si voglia accusare di revisionismo coloro che intendono valutare se le dure misure prese durante l’interminabile emergenza sanitarie siano state efficaci e necessarie o se non abbiano contribuito a crearne altri di problemi sia sul piano politico che su quello economico.

Soprattutto, risulta davvero irritante insistere con “l’aver seguito la scienza” il cui metodo è stato del tutto bandito lasciando che le decisioni fossero indirizzate da un Comitato, senza alcuna investitura popolare, che ha avuto una linea monolitica dall’inizio alla fine. Nessuna opinione contraria è stata mai ammessa, nessuna obiezione è stata mai ascoltata, nessuna voce in dissenso ha trovato legittimazione.

Questo non va dimenticato quando si parla di scienza con una certa disinvoltura e tanta approssimazione. Più che altro, il pensiero razionale è stato sostituito da un dogma che ha trasformato la gestione sanitaria in una religione di Stato con il suo culto fatto di mascherine, sermoni a reti unificate e dosi ripetute a breve distanza rese di fatto obbligatorie dal Green Pass.

Un dibattito senza pregiudiziali

Peraltro, Speranza afferma pure che “mezza Europa ha seguito l’Italia”. Be’, qui ha effettivamente abbassato un po’ l’asticella perché, fino a qualche tempo fa, sosteneva che eravamo un modello per il mondo intero.A questo proposito, ha aggiunto che non guarderà la serie tv This England che sbertuccia l’ex premier britannico, Boris Johnson, accusandolo di sottovalutazione del rischio e di essere stato responsabile di “un disastro sanitario”.

Be’ chissà se, in Italia, abbiamo sceneggiatori e registi così audaci da riscrivere l’orribile era pandemica e magari di analizzare pure il comportamento dei due governi che si sono succeduti in quei lunghi mesi.

Sarebbe interessante se le voci dissonanti aumentassero, se intorno ad un periodo distopico i cui tratti sono ben testimoniati dall’imposizione di una neolingua e del bipensiero di matrice orwelliana, si aprisse un dibattito senza pregiudiziali e preconcetti in cui il dissenziente non sia considerato più alla stregua di un untore, come un pericolo per la salute pubblico o un sorcio repellente da bandire dalla società.

Insomma, per una discussione seria e civile, non si possono stilare liste di proscrizione o pensare di impedire a qualche interlocutore sgradito di partecipare. Né si può accusare di populismo sanitario chi, al contrario, ha deciso di avere un approccio più illuminato (scientifico verrebbe da scrivere), più rispettoso delle prerogative costituzionali dei cittadini e meno ideologico.

Anzi, è vero il contrario perché sulla pandemia è stata costruita una gigantesca macchina di propaganda che, però, non ha trovato il gradimento degli elettori.

Cambio di rotta del ministro Schillaci

Ora, non resta che abolire tutti gli obblighi ancora vigenti (per esempio, la certificazione verde serve ancora per accedere alle RSA) ed eliminare tutte le misure cervellotiche come quella relativa all’isolamento dei positivi ormai anacronistico e scomparso nel resto dell’Occidente.

Intanto, il neo ministro Schillaci ha annunciato che reintegrerà il personale medico sospeso per inadempienza degli obblighi sanitari e che il bollettino dei contagi non sarà più diramato con cadenza giornaliera ma settimanale.

Insomma, la storia si può e si deve cambiare, ribaltando la narrazione ufficiale e riabilitando pure il concetto di libertà troppo spesso vilipeso in quest’ultimo periodo. Anche se, come rilevato sapientemente da Aldous Huxley, la lezione più importante che la storia ci insegna è che gli uomini non imparano molto dalla storia.

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