“L’altro 11 Settembre” e il benaltrismo degli antioccidentali

La malafede di chi l’11 Settembre ricorda il golpe in Cile del 1973. Quanto ad Allende, le agiografie non possono cancellare la storia

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Qualcuno, l’11 Settembre, ha difficoltà nel ricordare i vigliacchi attentati terroristici che colpirono gli Stati Uniti, ha fastidio anche a commemorare quelle 3.000 vittime che persero la vita a causa del fondamentalismo islamico, e per questo preferisce ricordare “l’altro 11 settembre”, quando nella stessa data, nel 1973, il generale Augusto Pinochet, supportato dall’Intelligence americana, depose Salvador Allende. Quasi come per dire che gli Stati Uniti, alla fine dei conti, hanno fatto di peggio e quindi non serve parlare più di tanto di quello che è successo 22 anni fa a New York.

Un modo di pensare che tradisce un’impostazione politica e culturale chiara: minimizzare il terrorismo islamico, equiparando gli schieramenti che successivamente ai fatti dell’11 Settembre si sono scontrati nell’ambito delle guerre al terrorismo, cioè chi gli attentati li ha pianificati, organizzati e supportati e chi invece li ha subiti e ha reagito, e allo stesso tempo commemorando un altro tipo di sistema, il fallimentare esperimento del socialismo in salsa cilena incarnato da Salvador Allende.

La malafede di questa narrazione è evidente perché, nel ricordare il golpe di Pinochet in Cile nel 1973, non lo si fa per condannare l’illegittimità del metodo ma per una questione di merito: quello di Pinochet era un golpe anticomunista. Se così non fosse ricorderebbero (per citarne alcuni) anche i colpi di stato comunisti in Russia nel 1917, in Ungheria nel 1919, in Cecoslovacchia nel 1948, a Cuba nel 1959, in Etiopia nel 1974, in Nicaragua e a Grenada nel 1979, in Polonia nel 1981, in Venezuela nel 2002. Questo non avviene perché, coerentemente con quanto professato da Marx e Lenin, la violenza è giustificata se favorisce il socialismo.

La verità storica su Allende

Quanto ad Allende, le agiografie non possono cancellare la storia. Prese il potere nel 1970 in maniera democratica, vincendo le elezioni con uno scarto ridotto, ma lo mantenne con le bande armate e le epurazioni, le sue politiche fecero collassare l’economia cilena e, quando la gente scese in piazza per protestare, lui reagì accentrando sempre di più i suoi poteri fino a quando il Parlamento cileno non lo accusò di aver violato la Costituzione e tentato di trasformare il Paese in una nuova Cuba.

Il “comunismo democratico” non è fallito a causa di Pinochet o degli americani, ma per il semplice fatto che i principi del comunismo non sono compatibili con quelli delle democrazie occidentali. 

Naturalmente questo non giustifica Augusto Pinochet e la sua dittatura militare, ma certamente le lezioni di democrazia al generale non possono arrivare da chi avrebbe voluto che le stesse cose le facesse Allende o, addirittura, considera Fidel Castro (rimasto al potere fino al 2011, a differenza di Pinochet che vi rimase fino al 1990) un liberatore e Cuba (che a differenza del Cile è ancora una dittatura) un modello.

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