Politica

L’assist di Mattarella alle piazze pro-Hamas, tutt’altro che pacifiche

La “libertà di manifestare opinioni” oggi richiamata è stata conculcata sotto la sua presidenza con atti e circolari ministeriali nel suo assoluto silenzio

Mattarella scontri Pisa

Una nota del tutto irrituale, quella di ieri del presidente della Repubblica. Se non altro perché non è la prima volta che dei “ragazzi” si sono presi delle manganellate dalla polizia. Per citare solo un esempio piuttosto recente, se le sono prese anche gli studenti dell’Università La Sapienza che tentarono di impedire che si tenesse nell’ateneo romano un dibattito con Daniele Capezzone. Interventi di Mattarella in difesa della libertà di parola: zero.

E se le sono prese, sia allora che oggi, perché hanno tentato di fare qualcosa di illegale. Impedire a qualcuno di parlare, o forzare un cordone della polizia.

Piazze per nulla pacifiche

Peccato, però, che Mattarella non potesse scegliere occasione peggiore per intervenire così a gamba tesa, assumendosi una grande responsabilità.

Qualche manganellata c’è stata. Si poteva evitare? Forse. Ma come detto, non è la prima volta, e in ognuna di queste circostanze ci sono video che mostrano i “ragazzi” (tra virgolette perché qualche capello bianco si scorge sempre in queste mischie…) spintonare e provare a forzare il cordone di polizia a protezione di “obiettivi sensibili”, quali la sinagoga e il cimitero ebraico a Pisa e il consolato Usa a Firenze.

A Pisa, per esempio, si vedono gli agenti fermi sulla loro posizione, mentre i “minorenni” spintonano, strattonano, insultano, aggrediscono un cameraman e un poliziotto. Si vedono gli agenti indietreggiare il più possibile, per evitare lo scontro, finché non possono fare altro che respingerli.

Il presidente Mattarella ha deciso di intervenire oggi, sicuramente con le migliori intenzioni, ma rischiando di fornire legittimazione e copertura a piazze per nulla pacifiche che ora si sentiranno incoraggiate a sfidare la polizia. Una grande responsabilità si è assunto. Non vorremmo essere nei panni di chi gestirà l’ordine pubblico nelle prossime settimane.

Slogan antisemiti

Piazze deliberatamente ambigue sul diritto di Israele ad esistere come Stato, piazze che esprimono un rigurgito di odio antisemita, come notato da molti osservatori, che accusano Israele di genocidio, che gridano gli stessi slogan di Hamas che evocano lo sterminio degli ebrei di Israele (“From the river to the sea Palestine will be free”, Palestina libera dal fiume al mare). “Usa, Europa, Israele partner del genocidio” e “sionismo è terrorismo”, alcuni dei cartelli esibiti al corteo di ieri a Milano.

Insomma, se proprio doveva esserci un intervento sul tema – in realtà abbastanza strumentale – “manganellate agli studenti”, il presidente ha scelto il momento e le piazze più sbagliate possibili. Piazze che non meritavano questo assist. Piuttosto, questo sì, si intravede a partire dalla nascita del governo Meloni il ruolo di qualche cattivo maestro che sta mandando avanti i ragazzi per creare un clima da “scontro sociale”.

Libertà sospese nel silenzio

Anche i “ragazzi” che provano a forzare un cordone di polizia gridando gli stessi slogan di Hamas “esprimono un fallimento”. La “libertà di manifestare liberamente opinioni” che oggi viene richiamata da Mattarella è stata conculcata sotto la sua presidenza con atti e circolari ministeriali nel suo assoluto silenzio.

Anche il divieto di manifestare, gli idranti e la caccia all’uomo usati contro chi osava protestare contro le misure Covid, dal Green Pass al surrettizio obbligo vaccinale, “esprimono un fallimento”. Fallimento di chi? Come ha osservato Luigi Curini su X, ci sono evidentemente “manifestanti di serie A e manifestanti di serie B e a deciderlo sono sempre i soliti noti”.

Errori del centrodestra

L’intervento di Mattarella è ovviamente anche un ricostituente per le opposizioni, ma dovrebbe almeno suonare come una sveglia per la maggioranza di centrodestra. Male ha fatto ad abbandonare uno storico punto del suo programma elettorale, l’elezione diretta del presidente della Repubblica.

E male ha fatto, come avevamo avvertito, a piegarsi al diktat presidenziale sulla Commissione di inchiesta Covid, accettando di circoscrivere il perimetro di indagine in modo da non rischiare alcuna sconfessione politica dell’operato del Quirinale durante la pandemia. L’effetto delle modifiche introdotte dalla maggioranza parlamentare, infatti, è l’esclusione di obblighi e restrizioni, Dpcm e decreti pandemici da ogni valutazione circa la loro adeguatezza, proporzionalità, ragionevolezza e quindi compatibilità con i principi della nostra democrazia alla luce delle gravose limitazioni delle libertà e dei diritti fondamentali imposte ai cittadini.

Un salvacondotto politico per i premier che li hanno adottati – Giuseppe Conte e Mario Draghi – ma ovviamente anche, guarda caso, per lo stesso presidente Mattarella, che dal Colle ha validato tutta l’impalcatura normativa della gestione emergenziale. Certo, comprendiamo che non sarebbe stato piacevole che il Parlamento sconfessasse il suo operato come custode della Costituzione. Si sarebbe trattato di un giudizio grave, se la Commissione fosse giunta ad una tale conclusione, come gravi però sono state per i cittadini le misure adottate dal legislatore e avallate e convalidate dal Colle.

Ci si permetta quindi di osservare che con riguardo a “libertà di manifestare opinioni”, e a libertà individuali, le scelte avallate durante il biennio pandemico hanno ridotto credibilità e autorevolezza della voce del presidente Mattarella.

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