L’assurda crociata contro gli affitti brevi: finirà per renderci meno liberi e più poveri

Il governo Meloni preso da smania di controllo offre copertura agli attacchi sempre più spregiudicati contro la proprietà privata. Una comunistata controproducente

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affitti brevi

Si può dire ormai senza poter essere smentiti che il governo Meloni soffre come i suoi predecessori di un disturbo ossessivo compulsivo. Non è, intendiamoci, una tendenza solo italiana. Più i governi perdono il controllo su sfere fondamentali delle loro funzioni, come i confini, o la sicurezza interna, più tendono a inasprire il controllo sulle vite dei cittadini, che pretendono di guidare in ogni loro scelta e utilizzo di beni di cui sono legittimi proprietari.

La vera e propria crociata contro gli affitti brevi, proclamata dai sindaci di sinistra ma purtroppo combattuta in modo miope anche dal governo Meloni, sta raggiungendo vette surreali. Anziché impugnare le delibere dei sindaci, mesi fa è arrivata la stretta della legge Santanchè, a gran richiesta della lobby degli albergatori. È più forte di loro, quando vedono una nuova attività economica svilupparsi, devono ostacolarla.

L’ultimo giro di vite

Ora l’ultimo giro di vite arriva dal Ministero dell’interno, sempre su suggerimento della Santanchè e della lobby degli albergatori. Non si potranno più usare le keybox e gli host dovranno identificare de visu le persone che ospitano. Gli alberghi sono obbligati a farlo, dicono, fingendo di non accorgersi della differenza tra una struttura che impiega del personale e un proprietario per il quale affittare un appartamento o una stanza è un’attività il più delle volte secondaria e periferica rispetto ai suoi impegni giornalieri.

Quale sicurezza?

La tecnologia era venuta in aiuto ma non aveva fatto i conti con la smania di controllo dei governi. Non si può, niente self check-in. Motivi di sicurezza. Tra l’altro, suona paradossale che con tutti i veri problemi di sicurezza, l’immigrazione incontrollata, le prime guerriglie da Banlieue a Corvetto, i borseggi in metro, la polizia delegittimata, il Ministero dell’interno si preoccupi delle keybox dei B&B.

Migliaia, forse centinaia di migliaia, gli irregolari che vagano per le nostre città, senza che nessuno sappia nulla di loro – potrebbero essere criminali, terroristi o sbandati. Facciamo entrare nel nostro Paese migranti senza documenti, che non riusciamo nemmeno a trattenere per poi rimpatriare. Per non parlare delle baraccopoli che spuntano come funghi. Ma il ministro Piantedosi si preoccupa di vietare il self check-in, mentre ormai da remoto si può persino aprire un conto corrente o affittare una macchina.

Una comunistata

Il divieto tra l’altro arriva beffardamente dopo i blitz di alcuni attivisti che hanno sabotato decine di queste keybox in città come Roma e Firenze. E così un governo di destra offre copertura politica ad attivisti che compiono azioni, come emerge dalle loro stesse rivendicazioni, in odio alla proprietà privata. Francamente, sugli affitti brevi il governo Meloni è cascato su una comunistata.

Centri storici snaturati

Certo, non ci nascondiamo il fatto che anche molti elettori di centrodestra in perfetta buona fede si sono convinti della narrazione secondo cui gli affitti brevi e il cosiddetto overtourism siano responsabili del processo in atto di profondo mutamento del tessuto sociale delle nostre grandi città, in particolare dei centri storici.

Noi al contrario pensiamo che l’esplosione degli affitti brevi sia la conseguenza, non la causa di questo fenomeno. L’aumento del costo della vita, la strage di attività economiche, in particolare artigiane, l’introduzione di Ztl sempre più estese, l’inefficienza dei servizi e dei trasporti pubblici, sono tra le cause della fuga dai centri storici e quindi del boom degli affitti brevi.

Chi ha la fortuna di possedere un alloggio in questi enormi parchi a tema che sono diventati i centri storici, un piccolo appartamento che vale molto ma nel quale è scomodo e costoso abitare, se non da turista per qualche giorno, lo mette a reddito. Che dovrebbe fare? Metteteci anche la scarsa tutela dei diritti di proprietà e l’elevata tassazione sugli immobili che certo non incentivano gli affitti a lungo termine.

L’esempio New York

Non vi aspettate quindi che questa crociata contro gli affitti brevi sortirà l’effetto sperato. Ridurre l’offerta di alloggi alternativi e più economici farà impennare i prezzi delle camere d’albergo.

Federico Rampini ha raccontato quello che è accaduto a New York, dove gli affitti brevi sono stati praticamente banditi: il costo medio di una camera d’albergo è arrivato a 417 dollari (e lo dice l’associazione degli albergatori), ma la media include anche alberghi e zone infrequentabili, a Manhattan si arriva tranquillamente a 1.800 dollari. Questo l’effetto della combo guerra agli affitti brevi e accoglienza dei clandestini, ospitati negli hotel a spese del comune.

Tutto da perdere

Rendere sempre più inaccessibili le nostre città ai turisti povery e alle famiglie con bambini, che difficilmente possono permettersi una camera d’albergo per mille euro a notte, porrà rimedio forse al fastidioso overtourism, ma se i clienti saranno quasi solo turisti di alta fascia preparatevi a ulteriori rincari. Prendere un caffè o un gelato in centro, cenare in un ristorante, qualsiasi svago, tutto sarà sempre più proibitivo anche per noi italiani.

Abbiamo tutti da perdere dalla crociata contro gli affitti brevi, sia in termini di minore libertà e ulteriore contrazione della proprietà privata, sia in termini economici. Tranne gli albergatori, nei cui confronti chissà perché non vengono intonati gli inni alla concorrenza sentiti all’indirizzo dei balneari.

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